Cinema e lavoro nel 1951

Il 1951 vede, accanto ad importanti film americani come "La Regina d’Africa" di John Huston, "Tamburi lontani" di Raoul Walsh, "L’altro Uomo" di Alfred Hitchcock anche delle significative opere che affrontano il tema del lavoro e dei suoi luoghi. Intanto per completare il quadro delle opere significative vanno ricordati i testi teatrali che hanno dato origine, nell’anno, a film memorabili ("Addio, Mr. Harris" di Anthony Asquith, "Un tram che si chiama Desiderio" di Elia Kazan, "Morte di un commesso viaggiatore" di Laslo Benedek, solo per citare i più famosi) ma anche un film francese come "Giochi Proibiti" di Clement che brilla tra le opere più importanti sull’infanzia od "Il Piacere" di Max Ophüls, brillante trasposizione sullo schermo dei racconti di Guy de Maupassant. I titoli da ricordare sarebbero ancora molti ma, se vogliamo mettere a fuoco il tema del lavoro, dobbiamo partire da un atto d’accusa contro certo giornalismo americano: "L’asso nella manica" di Billy Wilder. Infatti al centro della vicenda vi è la storia di un operaio è sepolto vivo in una miniera del Nuovo Messico, vicenda che offre il fianco per raccontare come il denaro sia al di sopra di tutto nella nuova economia americana. In Italia invece continuano i racconti di ordinaria disoccupazione come "Due soldi di speranza" di Renato Castellani dove il nostro eroe, napoletano, impara a sopravvivere tra i molti mestieri. Anche alcuni dei maggiori successi del cinema italiano dell’anno affrontano tangenzialmente il mondo del lavoro: "Bellissima" di Luchino Visconti analizza il mondo del cinema e dei sogni popolari (contemporaneamente Lattuada e Fellini rendono omaggio al mondo dell’avanspettacolo con "Luci del varietà") mentre "Guardie e ladri" di Steno e Monicelli mette a confronto un occupato (in questo caso una guardia interpretata da Fabrizi) ed il classico disoccupato ("Totò il ladro"). Un posto a parte lo occupa il cortometraggio "Delta padano" di Florestano Vancini. Prodotto dalla Camera Confederale del Lavoro di Ferrara racconta le attese e le miserie degli italiani che vivevano nella zona e gli effetti della disoccupazione. Anche il film di De Sica "Miracolo a Milano" mette in scena i poveri di una baraccopoli anche se in modo forse un po’ troppo poetico. Altri film notevoli nell’anno sono "L’incredibile avventura di Mr. Holland" di Charles Crichton, dove un timido impiegato bancario mette a frutto un furto di lingotti d’oro, e nel genere poliziesco, "Ho ucciso mia moglie" di Sacha Guitry, ambientato in un villaggio normanno ed avente per protagonista un orticoltore. Il genere poliziesco tra l’altro si presta bene per una descrizione della società americana ( "La città è salva" di Bretaigne Windust e "Ho amato un fuorilegge" di John Berry ne sono degli esempi). Da rammentare anche un film sulle invidie in ambiente medico come "La gente mormora" di Joseph L. Mankiewicz ma soprattutto una corrosiva commedia inglese sull’industria (che mette alla berlina sia i padroni che i sindacati) di Alexander Mackendrick intitolata "Lo scandalo del vestito bianco". La ricchezza come incubo per un operaio è l’argomento centrale di "L’urlo della folla", un gangster film dell’americano Cy Endfield. Sempre dagli Usa arriva "L’affascinante bugiardo" di Harmon Jones dove tocca ad un impiegato in pensione salvare la società dimostrando come i miti dell’epoca (e non solo di allora) come il giovanilismo fossero inconsistenti. Un buon film su un tema, quello del ruolo degli anziani, che non sempre ha trovato spazio al cinema. Da citare infine lo spagnolo "Il miracolo delle campane" di Manuel Mur Oti sulle disavventure di una sarta che perde anche il lavoro.