Cinema e lavoro nel 1957

Siamo in anni particolarmente felici per la produzione cinematografica, non solo nazionale. La quantità di opere sfornate è notevole
e, seppur non tutte significative, molte mettono al centro vicende od ambienti del lavoro inteso in senso ampio. Come di consueto vediamo
intanto di segnalare i film più importanti usciti nell’anno, indipendentemente dai generi del racconto. Il 1957 anzitutto va ricordato
per l’opera di Igmar Bergman "Il posto delle fragole", una delle grandi parabole sulla morte. Negli Usa escono importanti
film del genere gangster come "Faccia d’angelo" per la regia Don Siegel o film "femminili" come "Les girls" di George
Cukor
. Ma la parte del leone lo fanno i film di guerra anche se con taglio pacifista. Basti ricordare "Orizzonti di gloria" diretto
da Stanley Kubrick, "Uomini in guerra" di Anthony Mann o "Vittoria amara" di Nicholas Ray. Billy Wilder
gira una delle sue più interessanti commedie, "Arianna", mentre un altro genere, quello giudiziario, sforna due piccoli gioielli come
"La parola ai giurati" di Sidney Lumet e "Testimone d’accusa" dello stesso Billy Wilder in funzione drammatica. Un
ambiente di lavoro congeniale al cinema americano è sempre stato quello giornalistico sia nella descrizione dei meccanismi del successo
e della notorietà che come occasione di critica sociale. Nell’anno considerato escono tre film importanti che affrontano il tema: "Piombo rovente"
di Alexander Mackendrick, film fondamentale per capire il giornalismo Usa di quegli anni, "Un volto nella folla" di Elia
Kazan
, ovvero come far diventare un girovago un idolo, e "Un re a New York" di Charlie Chaplin dove il grande regista
affronta la spregiudicatezza della Tv, la pubblicità e la Commissione per le attività antiamericane che lo aveva costretto a riparare
in Europa. Naturalmente il cinema americano non poteva dimenticare generi come la fantascienza (fondamentale "Radiazioni BX distruzione uomo"
di Jack Arnold con una critica verso il progresso scientifico che diventa distruttivo per l’uomo) ed il western. Di quest’ultimo
genere sono da segnalare due film di Samuel Fuller ("La tortura della freccia" e "Quaranta pistole") e dei classici di successo
come "Quel treno per Yuma" di Delmer Daves o "Sfida all’O.K. Corral" di John Sturges. I film importanti però non
sono prodotti solo negli Usa; in Gran Bretagna David Lean gira "Il ponte sul fiume Kwai" mentre in Giappone Akira Kurosawa
edita l’originale lettura del Macbeth "Il trono di sangue e Bassifondi", ritratto dei vagabondi che frequentano un dormitorio
pubblico e dei loro sogni. Avevamo già visto apparire all’orizzonte del grande cinema l’indiano Satyajit Ray con il ciclo
su "Apu"; arriva nel 1957 la seconda parte: "Aparajito" (L’invitto) che conquista il leone a Venezia. Prima di affrontare il tema del
lavoro qualche segnalazione ancora tra i film usciti nell’anno: "I dannati di Varsavia" di Andrea Wajda dalla Polonia, "La diabolica invenzione"
del maestro del cinema d’animazione cecoslovacco, Karel Zeman che qui mescola varie tecniche (attori veri, pupazzi, burattini)
per raccontare le storie di Giulio Verne, ed il nostro "Le notti di Cabiria" di Federico Fellini, sulle vicende di una prostituta
romana. Ma veniamo alle rappresentazioni del lavoro tornando negli Usa. "LocandinaQui Martin
Ritt
nel film Nel fango della periferia racconta di uno scaricatore
in una stazione ferroviaria, e dei contrasti tra un violento caposquadra bianco ed uno nero entrando anche efficacemente nella psicologia
dei personaggi. "LocandinaWalter Lang utilizza una commedia, La segretaria quasi
privata
, per rappresentare ciò che l’installazione di un computer (è forse la prima volta che se ne parla come strumento
del lavoro al cinema) provoca in un ufficio. Un altro divertente film sulla Tv come "La bionda esplosiva" di Frank Tashlin vede
protagonista un impiegato pubblicitario mentre Blake Edwards racconta la carriera di uno sguattero in "Le avventure di Mister Cory".
Anche il musical si cimenta con temi legati al lavoro ambientando in una fabbrica di pigiami "Il giuoco del pigiama" diretto da George
Abbott
e Stanley Donen. Il mondo del sogno (una disegnatrice di moda) ha la meglio su quello dello sport rappresentato
da un giornalista nella commedia "La donna del destino" di Vincente Minnelli e la paura dei lavoratori portuali è uno degli
elementi del racconto di un poliziesco come "Bassifondi del porto" di Arnold Laven. Nonostante l’abbondanza di rappresentazioni
del mondo del lavoro però raramente Hollywood si schiera con i sindacati. Fa eccezione "La giungla della settima strada" di Vincent
Sherman
e Robert Aldrich dove un industriale tessile assolda dei gangster per combattere l’organizzazione dei lavoratori
ed uccidere un sindacalista coraggioso. Tornando in Europa da segnalare l’ambientazione negli uffici di una società del bel film di
Louis Malle "Ascensore per il patibolo", mentre, sempre a proposito di vicende che vedono negli uffici i luoghi ove nascono
fatali incontri, da segnalare l’inglese "L’adultero" di Jack Lee Thompson. In Inghilterra vengono editati anche due film che
hanno come vittime la classe dirigente come "Il capitano soffre il mare" di Charles Frend e "L’incomparabile Crichton" di
Lewis Gilbert dove un maggiordomo naufragato su un’isola con una famiglia nobile dimostra di saper governare il luogo. Prima
di passare in Italia da segnalare una commedia austriaca come "Cameriere, il conto!" di E.W. Emo. "LocandinaNel nostro paese il più importante
film avente come protagonista un operaio è senz’altro Il grido di Michelangelo
Antonioni
. Il film, premiato a Locarno, racconta il vagabondaggio di un uomo con la figlioletta nella pianura
ferrarese quale segno di una odissea che segnala la difficoltà di ricondurre nel collettivo la crisi profonda del privato. Altri registi
più o meno capaci tratteggiano figure di insegnanti ("Il maestro" di Aldo Fabrizi) di operai tornati dall’immigrazione ("La finestra sul Luna Park"
di Luigi Comencini) di pescatori ("La grande strada azzurra" di Gillo Pontecorvo) ma anche di studenti alle prese
con ambienti del lavoro come quello medico ne "I sogni nel cassetto" di Renato Castellani o "A vent’anni è sempre festa" di
Vittorio Duse sui ragazzi di una scuola meccanica agraria. Sempre a proposito di mestieri vi sono rappresentazioni curiose
come quello del luparo in "Uomini e lupi" di Giuseppe De Santis o del lavoro in salina nella produzione italo/tedesca/jugoslava
"La ragazza della salina" di František Cáp. Il francese René Clément dirige invece in Italia "La diga sul Pacifico",
diga che difende dal mare una risaia coltivata da una povera famiglia in Indocina, mentre attorno ad una ricetta di pasticceria ruota
un film ad episodi come "Susanna tutta panna" di Steno (alias Stefano Vanzina) . Nel complesso un anno prolifico
con il cinema americano che la fa da padrone nel rappresentare in qualche modo il lavoro, anche se spesso con un atteggiamento di forte
preoccupazione verso le novità scientifiche.