Cinema e lavoro nel 1968

"LocandinaL’anno della contestazione studentesca,
lascia tracce in campo cinematografico anche se molte di tipo ideologico e poche per quanto riguarda l’immagine del lavoro. Certamente
aumenta la sperimentazione del linguaggio e la stagione vede una esplosione del cinema più "intellettuale", stagione d’altra parte
già preparata negli anni precedenti da autori come Godard o dai registi del Free Cinema. Anche il film più rappresentativo dell’anno,
2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick rappresenta
in un certo senso una svolta nel cinema di fantascienza occupandosi più del destino dell’umanità che non del racconto in quanto tale.
L’america ritorna a darci film importanti, ma la vera novità è data dalla maggior influenza, anche questa dovuta ai nuovi orientamenti
politico-culturali, del cinema latino-americano. Le stesse opere di produzione Usa sono opere che risentono dell’aria contestatrice
come "Hollywood Party" di Blake Edwards che passa dalla Pantera rosa alla critica del mondo del cinema stesso. Una
critica della società dei consumi è anche il miglior film di Richard Lester, "Petunia", storia dello sconvolgimento che una
ragazza provoca nella famiglia di uno stimato medico. "LocandinaE che dire dell’angoscia che
Roman Polanski, nel frattempo emigrato negli Usa, trasmette con "Rosemary’s Baby" nell’ambientare il suo incubo nella società
newyorkese. Anche la produzione a basso costo offre uno dei prodotti più significativi ma sempre legati alla critica del sistema americano
come "La notte dei morti viventi" diretto da George A. Romero. La crisi di una generazione è anche al centro del racconto,
ambientato nel mondo della nuova sinistra americana, del progetto di assassinare il presidente degli Stati Uniti nell’opera di Robert
Kramer
"The Edge". Ma, come dicevamo, la novità è data dall’emergere degli autori latino-americani che pure avevano già dato segni
di vita sia a Cuba che in Brasile. Uno dei film più significativi dell’anno è L’ora dei forni
dei registi argentini Fernando Ezequiel Solanas ed Octavio Getino. Film fiume (oltre 4 ore, distribuito in due parti),
è una riflessione storica sugli effetti del neocolonialismo sia dal punto di vista politico-culturale che economico. Il film fu terminato
in Italia e presentato con successo alla Mostra di Pesaro e rappresenta, a tutt’ora, un modello per il cinema militante. Sempre in
Italia fu girato "Tropici" per la regia di Gianni Amico ma con attori brasiliani. E’ la cronaca di un viaggio attraverso la
realtà brasiliana di una famiglia di agricoltori in cerca di lavoro. Il film, seppure di produzione italiana, si rifà al Cinema nôvo
di Rocha e di Ruy Guerra. Anche il cinema cubano si riaffaccia sulla scena con due opere importanti: "Lucía" di Humberto Solas
e "Memorie del sottosviluppo" diretto da Tomás Gutiérrez Alea. Il primo, quasi tre ore di film, è il racconto, attraverso
tre storie, della condizione femminile nell’isola trattando anche in modo autoironico la recente rivoluzione di Castro. Ma il dilemma
rivoluzionario caratterizza soprattutto l’opera di Alea, ritratto di un intellettuale che non sa con chi schierarsi di fronte al nuovo
regime. Completato il panorama latino-americano proseguiamo il nostro giro del mondo andando in Giappone per citare il film di Nagisa
Oshima
"L’impiccagione". Essa riguarda la pena comminata ad uno studente che però sembra non voler morire e rappresenta uno dei
film più duri nei confronti del potere. Anche la Polonia fa sentire la sua voce attraverso l’opera di Andrzej Wajda "Tutto in vendita",
dove è il regista stesso a mettersi a nudo raccontando di un film che non ha mai potuto fare per la morte dell’attore principale in
un incidente simile alla sequenza che lo stesso doveva interpretare. Il cinema dell’Est è presente anche attraverso i film ungheresi
di Miklós Jancsó "Venti lucenti" e "Silenzio e grido". Il primo in particolare è un film che rappresenta le illusioni di quell’anno
raccontando la storia di alcuni giovani che vogliono distruggere tutti i simboli del passato. "Silenzio e grido" è invece una riflessione,
ambientata nel 1919, sull’oppressione. "LocandinaE veniamo all’Inghilterra
dove, accanto a bei film storici come "Il grande inquisitore" di Michael Reeves o drammatici come "Cerimonia segreta" di Losey
si producono film che rappresentano un’epoca come il beatlesiano "Yellow Submarine – Il sottomarino giallo" per la regia di George
Dunning
. Il Free Cinema continua ad essere protagonista con uno die suoi autori, Lindsay Anderson, che vince a Cannes
con "Se…" (If…), storia della ribellione studentesca in un college di prestigio. Oramai la cultura del sessantotto
ha permeato molte opere ed i festival ne sono un esempio visto che, mentre Cannes premia un’opera in sintonia con i tempi ma meritevole,
Venezia, prima della contestazione che colpirà l’anno successivo la stessa manifestazione, assegna il leone d’oro ad Artisti sotto la tenda: perplessi di Alexander Kluge
che, seppure rappresenta una anticipazione del nuovo cinema tedesco, è un’opera ermetica e non totalmente riuscita. "LocandinaResta comunque un film di contestazione sul lavoro del circo e dell’influenza della televisione. Dall’area francofona arrivano
altri film particolarmente interessanti. Il Belgio ci consegna un film di André Delvaux affascinante come "Una sera… un treno"
mentre Orson Welles va in Francia per produrre la "Storia immortale", tratta da un racconto di Karen Blixen. Una coproduzione
francoitaliana è invece il film di Luis Buñuel "La via lattea", un film sulla dialettica tra fede ed ideologia che fu programmato
da quasi tutti i cineforum. Si rifà, anche se con una sua poetica, a Hitchcock François Truffaut con "La sposa in nero", film
poco verosimile ma importante nella descrizione dei personaggi. E veniamo in Italia dove il western nostrano celebra la sua apoteosi
con C’era una volta il West di Sergio Leone,
un film degno dei grandi registi del genere come Ford o Peckinpah. In realtà i giovani del sessantotto amarono maggiormente un altro
western nazionale per le sue implicanze politiche: "Corri uomo corri" di Sergio Sóllima. Così come fu amato il film di Liliana
Cavani
"Galileo" per la sua impostazione dialogante pur affrontando temi di una moderna conflittualità come quelli tra fede e
religione o tra scienza ed autorità, temi all’ordine del giorno in una Chiesa alle prese con l’eredità del Concilio. Come si vede molti
film innovativi ed anche politico-economici. Ma figure di lavoratori poche."Locandina A cercarne col lanternino se ne trovano nel cinema americano ne "Lo strangolatore di Boston" di Richard
Fleischer
dove il nostro mostro è un operaio schizofrenico o ne "L’uomo di Kiev" per la regia di John Frankenheimer,
dove il protagonista è un artigiano ebreo accusato ingiustamente di stupro. Un giovane pescatore è l’eroe de "La tigre in corpo" di
Allen M. Miner mentre la commedia "La ruota di scorta della signora Blossom" vede all’opera il padrone di una fabbrica di
reggiseni. Ma stiamo parlando di opere minori. Forse più riuscito un altro film che proviene da Cuba come Le
avventure di Juan Quin Quin
di Julio García Espinosa. Un film
divertente su un ragazzo che, dopo diversi lavori precari, diventa guerrigliero. Sei anni di miniera sono il risultato di una boutade
per il protagonista del film cecoslovacco "Lo scherzo" di Jaromil Jireš mentre un assicuratore che uccide pur di confermare
i suoi diritti sul patrimonio (compresa la moglie) è presente nel film del francese Claude Chabrol "Stéphane, una moglie infedele".
Truffaut, per restare in Francia, gira nel ’68 un altro film, "Baci rubati", sulla storia del giovane Antoine Doinel che,
dopo il servizio militare, è alla ricerca di un lavoro diventando investigatore ed innamorandosi della moglie del proprietario di un
negozio che doveva invece sorvegliare. "LocandinaJean-Luc Godard
comunque gira ancora una volta il film più maoista della stagione con "La gaia scienza" che parla di società e di lavoro. Peccato sia
una delle opere meno riuscite del regista e risulti piuttosto datato. E da noi?  Il film contestatario per definizione è "Escalation"
di Roberto Faenza sul figlio di un industriale che sposa la sua terapeuta della quale era diventato succube per poi ucciderla e diventare
dirigente dell’azienda di famiglia. Anche questo film però soffre degli stessi difetti di quello di Godard. Nonostante tutto forse
il film più interessante sulla tecnologia è il cartone di Bruno Bozzetto Vip, mio fratello superuomo che mette in scena lo scontro economico e lavorativo tra bene e male. Ma
di una favola si tratta mentre le figure a tutto tondo di lavoratori ai quali il cinema italiano ci aveva abituati non popolano ancora
le nostre pellicole, nonostante il movimento contestatore.