Cinema e lavoro nel 2000

Milano, 11.4.2016
 
Fine millennio ed anno di svolta per la Fiat che annuncia la sua politica di alleanze internazionali  avendo stretto un accordo, poi sfumato, con la General Motors. Al cinema i botteghini premiano Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo; L’ultimo bacio di Muccino ed Il gladiatore di Ridley Scott. Altre sono le opere interessanti uscite nel corso dell’anno. Tra queste citiamo Gostanza da Libbiano di Paolo Benvenuti (un film che ricorda Dreyer e Bresson nella sua rigorosità), Il cerchio dell’iraniano Jafar Panahi, Yi Yi – … e uno… e due del taiwanese Edward Yang
 
Scorrendo tra i film che si occupano di economia e lavoro partiamo dagli USA segnalando la storia di una segretaria che si oppone al colosso industriale Pacific Gas & Electric che ha inquinato le acque di Los Angeles provocando tumori. Il film è Erin Brockovich – Forte come la verità di Steven Soderbergh e inizia a far conoscere anche nel nostro paese la “class action”, ossia la possibilità di una azione legale collettiva da parte di persone con pochi mezzi che abitano nei sobborghi industriali.
“Se ci siete tagliati e imparerete bene, nel giro di tre anni avrete il vostro primo milione di dollari”. Questa la promessa di una azienda finanziaria di brokeraggio della quale si occupa il film 1 km da Wall Street del regista Ben Younger che racconta il sogno americano basato anzitutto sul successo e sul denaro perseguito senza scrupoli alcuno. Un film che anticipa i meccanismi che porteranno poi alla crisi che viviamo ancora oggi.
Nient’altro da segnalare nel cinema americano se non una storia di rapimento e riscatto di un ingegnere di una multinazionale che opera in America latina nel film, che si intitola appunto Rapimento e riscatto, del regista Taylor Hackford.
Sulla tirannia e lo sfruttamento del lavoro si espone anche un cartone animato come Galline in fuga diretto da Peter Lord e Nick Park
 
E’ invece l’Australia che si affaccia con un film che parla del primo spettacolo-metallurgico messo in atto in una fabbrica dismessa a favore degli operai che hanno perso il posto di lavoro. L’opera è diretta dal regista Dein Perry e si intitola Bootmen e anche se  rimane soprattutto nella storia dei film musicali rimane un’opera intelligente che indaga anche sul contesto sociale.
 
Ed ora ci spostiamo in Iran, un paese che si afferma sui nostri schermi con opere interessanti. Di produzione iraniana-francese è Il tempo dei cavalli ubriachi, un film che sta tra documentario e finzione e che racconta l’infanzia sfruttata in lavori illegali come il contrabbando nei confini tra Iran e Kurdistan. Il regista risponde al nome di Bahman Ghobadi e diventerà uno dei principali registi che si oppone al regime del suo paese.
L’Iran è anche il paese dal quale proviene Hassan Yektapanah che ha vinto la camera d’or a Cannes come miglior regista esordiente con il film Djomeh, storia di un giovane afgano che lavora come stalliere in una fattoria iraniana e che dovrà fare i conti con l’intolleranza verso i diversi.
 
 
 
Altro film che indaga lo sfondo sociale pur parlando di danza arriva dalla Gran Bretagna. Si tratta di Billy Elliot del regista Stephen Daldry ambientato nel mondo dei minatori in sciopero nel 1984 contro la chiusura delle miniere voluta dal governo di Margaret Thatcher. Il film affronta anche temi scottanti come quello della omosessualità e della povertà delle famiglie oltre che essere un interessante film di formazione.
Seppur di dolcezze più che di lavoro in una raffinata pasticceria parla Chocolat di Lasse Hallström che, pur diretto da uno svedese, batte bandiera inglese.
 
 
 
 
 
 
Ma dall’Inghilterra arriva ben altro a partire dalla produzione internazionale del film di Ken Loach Bread and Roses, storia americana di una messicana clandestina costretta a fare un lavoro sottopagato fino alla lotta grazie all’aiuto di un sindacalista. Un film intelligente e divertente, impegnato ma anche ironico pur parlando di temi politici.
Notevole anche Liam di Stephen Frears con l’azione che si sposta in una cattolicissima famiglia operaia in un quartiere irlandese di Liverpool alle prese con la depressione e la disoccupazione. Il tutto visto con gli occhi di Liam, un bambino di 7 anni  che osserva anche la guerra nei confronti dei ricchi ed il razzismo montante tra le classi popolari.
Di produzione inglese, anche se con la partecipazione canadese, anche un bel film che va sotto il titolo di Le bianche tracce della vita diretto da Michael Winterbottom il quale ci riporta al1869 in una cittadina del Nevada dove un ingegnere deve occuparsi della ferrovia transcontinentale mentre un ricco pioniere senza scrupoli  punta a controllare il paese ed a condizionarne i progetti.
 
Una operaia immigrata con un figlio che sta diventando cieco come lo sta diventando lei stessa e la protagonista del film drammatico  Dancer in the Dark girato da Lars von Trier che batte bandiera danese/svedese e francese. Si tratta di un film dove la ricerca di armonia nonostante la durezza del racconto passa attraverso l’uso della musica anche grazie alla presenza della cantante rock Björk che verrà premiata  a Cannes come  migliore attrice
Di coproduzione francese anche un’altro film che ha a che fare con la musica come Assolutamente famosi! di Dominique Deruddère dove il padre di una figlia diciassettenne a seguito del fallimento dell’azienda si trova senza lavoro e decide di tentare la strada del successo sequestrando una famosa cantante e chiedendo come riscatto l’apparizione in tv della figlia stessa come interprete di una sua composizione.
 
Ma le due opere maggiori francesi in tema di lavoro nel corso dell’anno sono il documentario di Agnes Varda Les glaneurs et la glaneuse e La ville est tranquille di Robert Guédiguian.
Il primo è un film che andrebbe ripreso per la sua modernità perché parla del recupero degli scarti e della spigolatura in campagna ma anche in città, delle persone che l’operano e delle loro motivazioni all’interno della società dello spreco.
La ville est tranquille invece racconta dell’operaia Michèle con un marito disoccupato ed una figlia tossica ed attorno a questa figura fa girare un intero mondo fatto di personaggi alle prese con la solitudine ed altri problemi esistenziali, siamo essi borghesi od immigrati.
 
Infine il nostro cinema ci consegna il bel ritratto di Placido Rizzotto, segretario socialista della Camera del Lavoro di Corleone (PA), per mano del regista Pasquale Scimeca. Un film sulla uccisione di un sindacalista in lotta contro le ingiustizie diventato una minaccia per la mafia e chi detiene il potere. L’opera di Scimeca è sempre attuale come attuale è la lotta contro la criminalità mafiosa.
Da segnalare anche un film girato a Piadena ed ad Assago che mostra il ritratto di tre donne in epoche diverse ed in contesti sia contadini che industriali. Comune alle nostre tre vicende è la difficoltà di conciliare il lavoro con la vita privata. Il film si intitola Guarda il cielo (Stella, Sonia, Silvia) ed è diretto da Piergiorgio Gay ma è stato visto in poche sale.

Pubblico scarso anche per un film che si occupa del lavoro in campagna come Un anno in campagna di  Marco Di Tillo sulla vita di una comune agricola; un’opera interessante anche se non totalmente riuscita.