Cinema e lavoro – Travaux. Lavori in casa

Milano, 15.6.2018

REGIA: Brigitte Roüan SCENEGGIATURA: Brigitte Roüan, Eric Besnard, Jean-Francois Goyet, Philippe Galland FOTOGRAFIA: Christophe Pollock MONTAGGIO: Laurent Rouan MUSICHE: Stephen Warbeck INTERPRETI: Carole Bouquet, Jean-Pierre Castaldi, Didier Flamand, Françoise Brion, Aldo Maccione, Marcial Di Fonzo Bo, Alvaro Llanos, Carlos Gasca, Alejandro Pineros, Lassima Touré, Geovanny Tituana, Shafik Ahmad, Giulia Dussolier, Ferdinand Chesnais, Hong Mai Thomas, Sotigui Kouyaté, Bernard Menez, Philippe Ambrosin, Nicholas Mead, Antoine Lhouillier, Jules Dedet, Vincent Billouin, Raphael Personnaz, Marie Moute’, Aïssa Mäiga, Maryse Richardson, Richard Temple, Colin David Reese, Izabel Posadas, Eric Laugérias, Cyrille Autissier, Joelle Barjolin, Gregoire Baujat, Felix Dedet, Nicolas Hardy, Georges P. Candilis, Douglas Law, Robert Dauney, Rona Hartner, Jim-Adhi Limas, Celeny Cespedes, Agnes Chateau, Joe Sheridan, Charles Balsan, Humbert Balsan, Jean-Paul Bonnaire, Misael Chaves, Jorge Martinez Lima, Victor Molina, Meji, Ricardo Restrepo, Bruce Van Barthold, Less Clack, Claude Guyonnet PRODUZIONE: Ognon Pictures, arte France Cinéma, Augustine Pictures, Canal +, DISTRIBUZIONE: Teodora Film, DURATA: 95 Min

Chantal Letellier è quel che si dice “una donna ammirevole”: avvocato progressista, s’impegna con tutta se stessa a difendere i deboli e, avendo sia charme che grinta, vince spesso. Quando ottiene il permesso di lavoro per un giovane architetto colombiano, decide di affidargli dei piccoli lavori di ristrutturazione della sua casa e l’architetto si porta dietro, come operai, sei connazionali tutti “sans papier” non esattamente specializzati. Chantal si trova così alle prese con due figli adolescenti che fraternizzano troppo coi nuovi arrivati, con un cliente cui si è concessa una notte quasi per sbadataggine e che non vuole levarsi più di torno, con l’architetto con idee sempre più faraoniche e, soprattutto, una casa distrutta che sembra difficile veder risorgere dalle macerie. Il suo sorriso e le sue idee verranno messe a dura prova.

Una commedia sull’immigrazione (clandestina) ma anche una riflessione sui doveri e sulla qualità del lavoro, seppure in modo leggero e con qualche eccesso che portò a giudizi critici contrastanti.

LA CRITICA

l problema dell’immigrazione è sempre stato molto sentito dal popolo transalpino, e il cinema, alcune volte, ha partecipato attivamente alla causa, come quando la bella Emmanuelle Béart si è mobilitata sfilando pubblicamente per le vie parigine al grido di “Nous voulons le Sans Papiers”. Con Lavori di casa la regista Brigitte Rouän utilizza il tono della commedia per sottolineare proprio le problematiche dell’integrazione, e lo fa sorridendo sui diritti e i doveri degli immigrati clandestini. Carole Bouquet è Chantal Latellier, un avvocato di successo che non perde mai una causa. E’ la sua vita privata a essere un totale disastro. Divorziata, madre non proprio perfetta, accetta le insistenti avances di un suo cliente. Non l’avesse mai fatto. Per liberarsi di lui ha una sola soluzione, rendere la propria casa impraticabile assoldando un “distruttivo” architetto colombiano al quale aveva fatto ottenere la regolarizzazione per vivere in Francia, e un gruppo di volenterosi muratori clandestini. Fra il serio e il faceto, e qualche gag sopra le righe Lavori di casa è una commedia divertente e leggera, con un messaggio intelligente, e un cast di attori, fra professionisti e non professionisti, che si amalgamo e lavorano insieme al meglio. Il sorriso, qui, è di casa. (Mattia Nicoletti – MyMovies)

“Abito nella stessa casa da venti anni, ho cominciato con una stanzetta e poi, poco a poco, ho comprato le stanze dai vicini per farne un vero appartamento. Ho cambiato la porta d’ingresso ben cinque volte da quando ci abito. So tutto dei lavori in casa: ci sono quelli che si improvvisano con gli amici, quelli che si accroccano con degli pseudoarchitetti e quelli chic con un vero architetto. Ogni volta ne sono uscita sfiancata, esangue, ma finalmente felice. Abito nel risultato di questi lavori, e se ci ripenso mi viene da ridere…”. Basterebbe questo estratto da una lunga dichiarazione della regista Brigitte Roüan per capire da che parti siamo in Travaux-Lavori in casa, sua ultima fatica, che vede una brava ed ancora invidiabilmente sexy Carole Bouquet, alla non più giovanissima età di 48 anni, nei panni dell’avvocato progressista Chantal Letellier, impegnata con tutta se stessa a difendere i deboli, la quale, ottenuto il permesso di lavoro per un giovane architetto colombiano, decide di affidargli la ristrutturazione della sua casa. E’ subito evidente, quindi, che, nonostante lo scanzonato tono da commedia, intuibile a partire dai surreali titoli di testa, al centro della pellicola si trovi il problema dell’immigrazione clandestina, tanto più che l’architetto porta con se, come operai, sei connazionali “sans papier” non esattamente specializzati; e, tra calcinacci e cemento fresco, ad accentuare ancora di più la presa di posizione prettamente sociale del film è il fatto che essi non siano interpretati da attori professionisti, ma da veri e propri lavoratori dei cantieri, infatti la regista prosegue: “Qualche attore colombiano a Parigi c’era, ma senza la fisicità e il savoir faire dei veri operai. E poi mi piace mescolare attori professionisti e non, con questi ultimi, chiaramente cambia il modo di lavorare. Li ho diretti in francese e spagnolo, i non professionisti non sanno fare finta, hanno bisogno di realismo. Per esempio, bisognava mettere la musica in presa diretta perché potessero urlare, di colpo abbiamo avuto bisogno di post sincronizzare tutto e loro si sono rivelati stupefacenti in quanto a precisione. Il loro apporto al film è stato essenziale. Nessun attore avrebbe potuto rendere la stessa autenticità”. Ma, al di là di questo aspetto da film neorealista francese d’inizio millennio, che si avvale anche di un cammeo di Hugh Grant nel ruolo di un vicino di casa, ciò che più ci delizia in Travaux-Lavori in casa è la presenza di Jean-Pierre Castaldi, il quale, reduce dalla trasferta inglese dell’avventuroso George & the dragon (2004), ci regala i momenti più esilaranti del lungometraggio, incarnando ottimamente Frankie, appiccicoso ed invadente spasimante di Chantal. E, nell’insieme, ritroviamo con piacere anche il nostro Aldo Maccione, volto storico della commedia popolare tricolore recentemente “riesumato” da Aldo, Giovanni e Giacomo, il quale, tra l’altro, si cimenta anche in un’interpretazione de La donna è mobile, nel pieno della notte. Peccato che, al di là dell’allegoria socio-politica, non si riesca a capire bene dove l’autrice voglia andare a parare (Francesco Lomuscio – FilmUp)

Vorrebbe avere la leggerezza di una commedia alla Resnais e invece è pesante come un’indigestione a un comizio al gelo. È inverosimile, imbarazzante come i suoi momenti musical. Un unico tempo morto in attesa di qualcosa che faccia per lo meno sorridere. Si salvano solo la grazia e l’autoironia di Carole Bouquet. (FilmTv)

“Peccato solo che il tutto funzioni benissimo in versione originale (fortunatamente prevista anche in sala) ma sia guastato da un cattivo doppiaggio che appiattisce voci, accenti, sapori di questa commedia multietnica. Capace di farci almeno sognare un rapporto più aperto e gioioso con “tutti coloro che hanno attraversato i mari per arricchirci”, come recita la dedica finale. Non solo in senso morale, visto il fatturato europeo del lavoro nero. Ma questo è un altro discorso”. (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 27 gennaio 2006)

“Gentile, divertente commedia che circumnaviga problemi come la multirazzialità. Che in piccolo, ma in profondo, si ripercuote sulla ristrutturazione della casa di un avvocato liberal di successo, Carole Bouquet, con un errore sentimentale da correggere. La vita è un cantiere: invaso l’appartamento dall’architetto colombiano sans papier con sei lavoratori clandestini, la donna vive in diretta le contraddizioni della società. I lavori si sa quando cominciano ma, dice il sottotitolo francese (da noi: ‘Signora mia, ho gli operai in casa!’) ogni ipotesi è possibile. Il tono del film della Rouan è musical-surreale, allegro, non superficiale: ‘L’amore è un fattore di stabilità sociale’ dice Carole che offre in saldo anche un balletto acrobatico stile musical, regalando un tocco magico nel rigovernare le macerie. E sempre per magia, in finale, appare un vicino ed è Hugh Grant.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 27 gennaio 2006)

“Se ‘Travaux’ è una commedia a sfondo sociale, bisogna dire che il ‘sociale’ resta molto sullo sfondo. Pur evocando le condizioni d vita degli immigrati da una parte, le contraddizioni tra teoria e pratica, Brigitte Rouan racconta una favola con la sola pretesa di far ridere; e di farlo attraverso una comicità al primo grado che – almeno nella prima parte – funziona abbastanza bene. Alla lunga, però, le trovate si fanno più prevedibili, o si ripetono, mentre i personaggi restano in ruoli caricaturali. Tantomeno giustificati, se si pensa che la regista ha voluto renderli più realistici affidandoli non ad attori ma a veri operai dei cantieri edili. La bella sorpresa, invece, è Carole Bouquet, che siamo abituati a vedere in parti di signora elegante e sofisticata e che qui s’aggira tra i calcinacci, balla e dimostra un gusto per l’autoderisione che non avevamo mai sospettato”. (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 27 gennaio 2006)