Cinema a Natale 2

Milano, 29.12.2014
 
Ed eccoci ai film usciti in occasione del Natale. Ne segnaliamo 4 (oltre al capolavoro Disneyano Big Hero 6 del quale parleremo nel resoconto finale dopo le festività) abbandonando il genere commedia.
 
Il primo, passato sotto silenzio ma ancora presente in qualche sala cinematografica, è Viviane di Ronit Elkabetz e Shlomi Elkabetz, attrice e regista israeliana di origine marocchina Ronit gira a 4 mani con l’aiuto del fratello.  Si tratta di un dramma legale che si basa su una anomalia del diritto di famiglia israeliano che discrimina le donne e le emargina in caso di abbandono del tetto coniugale ma è anche, grazie alla bravura della regista ed interprete, uno splendido ritratto di donna che diventa metafora delle discriminazioni delle leggi delle stesse nel mondo.
 
 
 
 
 
 
Un secondo film assolutamente consigliabile è il drammatico Mommy del regista canadese Xavier Dolan. Un film sul difficile rapporto tra una madre operaia incapace di gestire la propria vita ed un figlio adolescente che soffre di malattie mentali che scatenano la violenza e lo fanno spesso ricoverare in istituto. Dolan è una delle speranze del cinema mondiale anche grazie alla sua giovanissima età (25 anni) e questo film lo dimostra dal momento che riesce ad emozionare lo spettatore per oltre 2 ore di proiezione. Non a caso a Cannes ha strappato applausi sia dai critici che dal pubblico.
 
 
 
 
 
Una segnalazione va anche a Pride di Matthew Warchus che richiama la battaglia dei minatori contro la Thatcher quando gli stessi ebbero la solidarietà della comunità gay più politicizzata. Si tratta di un episodio solo ora, a 30 anni di distanza, oggetto di racconto anche per un certo imbarazzo ma che il regista, avente origini soprattutto teatrali, riesce a gestire nel parlare di diversità sessuale utilizzando forse alcuni cliché ma riuscendo a coinvolgere gli spettatori grazie anche ad una sceneggiatura ben centellinata. Ben confezionato quindi anche se meno attendibile storicamente evitando di analizzare le ragioni della sconfitta dei minatori.
 
 
 
 
 
 
Infine un doveroso omaggio al nostro Gabriele Salvatores che con Il ragazzo invisibile si cimenta col cinema per ragazzi riuscendo ad inserire tematiche quali l’identità, la fiducia e l’utilizzo dei propri talenti. Protagonista è un ragazzo vittima di bullismo che, ad un tratto, scopre di poter diventare invisibile con conseguenze immaginabili. Una fiaba fantastica che lavora sulla costruzione dei personaggi e che usa l’invisibilità per porre agli adolescenti i quesiti esistenziali e che, proprio per questo evita eccessi di autorialità mentre fa del protagonista, antieroe per eccellenza nella vita reale, il simbolo del narcisismo di quella età ma anche della scarsa autostima. Un film da consigliare a tutti i ragazzi.