La ragazza senza nome

Milano, 15.11.2016

 

Scelte esistenziali quelle che i fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne ci presentano nell’ultimo loro film giunto sui nostri schermi qualche settimana fa (in verità con poco successo). Protagonista una giovane dottoressa che si trova coinvolta nella vicenda poliziesca relativa ad un cadavere trovato nel suo studio. E’ questa la ragazza senza nome del titolo che sarà al centro della detective-story che comunque ruota attorno alla figura di una dottoressa che si fa prossimo aiutando chi ha problemi di salute pur capendo che la professione medica richiede un distacco dall’eccessivo coinvolgimento. Ma quel corpo trovato nello studio la mette in crisi perché continua a frullarle in testa. I Dardenne quindi partendo dalla classica trama gialla ne fanno un film sulla ricerca di identità anche quando si tratta di una persona sconosciuta ed apparentemente lontana da noi. Già un film come Still Life di Pasolini aveva posto il problema con una tecnica diversa da quella dei fratelli belgi. Là incideva la passione per il lavoro che non poteva essere disgiunta dalle relazioni umane. Qui emergono anche temi come il senso di colpa per non essere intervenuti anche a causa del suo carattere piuttosto freddo. Ma comunque, pur se non al livello di alcuni loro capolavori, il film è pieno di contenuti che ci interrogano tutti quando tendiamo a rimuovere le emozioni diventando freddi nei confronti dell’umanità che ci circonda