Euronote – Anche i sindacati nell’azione globale sul clima

Milano, 24.9.2019

«Siamo qui come sindacalisti perché tutto ciò per cui abbiamo combattuto da quando è nato il nostro movimento, cioè la giustizia sociale, i diritti dei lavoratori, la salute e sicurezza e i salari dignitosi per tutti, sarà in pericolo se non fermeremo la crisi climatica». Con queste parole del segretario confederale Ludovic Voet, la Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha aderito pienamente alla mobilitazione globale per chiedere azioni concrete e urgenti sui cambiamenti climatici nei giorni che hanno preceduto il Vertice sul Clima delle Nazioni Unite del 21-23 settembre a New York.

Nell’ambito della settimana globale di azione per il clima, infatti, una delegazione della Ces ha preso parte a una grande manifestazione svoltasi a Bruxelles il 20 settembre su iniziativa di Youth for Climate, il gruppo Gioventù per il clima. «Dalle ondate di calore di questa estate ai fuochi in Amazzonia – ha dichiarato il rappresentante dei sindacati europei – tutte le condizioni meteorologiche estreme che stiamo affrontando e che continueremo ad affrontare nei prossimi anni avranno grandi conseguenze per i lavoratori e le loro comunità. Quindi siamo qui a lottare per l’azione per il clima e per una transizione giusta, perché dobbiamo passare a un’economia senza emissioni di carbonio in modo equo per i lavoratori».

In precedenza, due leader del movimento belga per il clima avevano incontrato i rappresentanti sindacali europei presso il Comitato esecutivo della Ces a Bruxelles, sottolineando l’importanza dell’unità di azione tra sindacati e attivisti climatici dal momento che «la transizione sociale e la transizione ecologica sono le due facce della stessa medaglia». Il segretario generale della Ces, Luca Visentini, esprimendo l’apprezzamento dei sindacati europei nei confronti del movimento impegnato per una giusta transizione verso un futuro “verde”, ha affermato che «la Ces è assolutamente impegnata nella lotta per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici». I lavoratori, ha aggiunto il segretario generale della Ces, «sono preoccupati per i cambiamenti climatici perché saranno i primi e i più colpiti, ma sono anche preoccupati di perdere il lavoro e i mezzi di sussistenza se le cose cambiassero. Lavorando insieme, possiamo assicurarci di poter affrontare i cambiamenti climatici e proteggere posti di lavoro e standard di vita».

Una mobilitazione davvero globale

La mobilitazione globale del 20 settembre scorso è stata senza dubbio la protesta ambientale e a favore del clima più importante mai verificatasi. Complessivamente è stata stimata una partecipazione di circa 4 milioni di persone agli oltre 2600 eventi svoltisi in 156 Paesi, che hanno lanciato un chiaro messaggio ai leader mondiali che stavano per riunirsi a New York per il Vertice di tre giorni sull’azione per il clima, convocato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. La giornata è iniziata con la manifestazione di Melbourne, in Australia, alla quale hanno preso parte oltre 30.000 persone, per svilupparsi poi in varie iniziative in tutto il mondo, dalla Russia al Sudafrica, dalla Turchia all’India, con grandi folle a Londra e Berlino fino alle 300.000 persone che hanno preso parte alla marcia di New York. Particolarmente significativa la manifestazione svoltasi a Kabul in Afghanistan, Paese lacerato da conflitti e violenze, dove la gente è scesa in strada per il clima nonostante la grande insicurezza, così le giovani donne afgane che hanno guidato la marcia climatica sono state affiancate da guardie armate. La mobilitazione ha preso spunto dalle proteste settimanali attuate da quasi un anno dal movimento giovanile Fridays For Future, lanciato dall’attivista Greta Thunberg a Stoccolma, per chiedere ai governi di agire in modo adeguato al fine di contrastare concretamente e urgentemente il riscaldamento globale. «La gioventù ha mostrato un’enorme leadership e spero che quella leadership avrà un impatto molto forte sulle società nel loro insieme, sulle loro famiglie e, sulla base di ciò, sui governi dei loro Paesi» ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.

L’impegno dei sindacati internazionali

Anche la Confederazione internazionale dei sindacati (Csi-Ituc), che conta circa 200 milioni di membri in tutto il mondo, appoggia la mobilitazione globale e lo sciopero per il clima. «Le persone ovunque riconoscono che il mondo deve agire, urgentemente e insieme, per fermare il catastrofico riscaldamento globale. Siamo di fronte a un’emergenza climatica e i governi devono intraprendere azioni ambiziose e globali. Devono tener conto delle esigenze dei giovani che sono in prima linea nella campagna d’azione e devono capire cosa ci dice la scienza. Il tempo è breve per mantenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi, ma può essere raggiunta la transizione verso un mondo a zero-carbonio e zero-povertà» ha affermato Sharan Burrow, segretaria generale della Csi-Ituc. Secondo Burrow, inoltre, tutto dipende dalla volontà politica: «La transizione economica deve essere giusta, per garantire che i lavoratori che hanno reso possibile lo sviluppo economico e i cui mezzi di sostentamento sono in prima linea nei cambiamenti climatici non siano lasciati soli per affrontare la crisi. I sindacati di tutto il mondo si rivolgono in modo proattivo ai governi e ai datori di lavoro per trovare insieme soluzioni climatiche. È il momento di impegni reali e ambiziosi». Rispetto alla mobilitazione sviluppatasi grazie all’iniziativa del movimento giovanile globale, la rappresentante dei sindacati internazionali ha aggiunto: «Questa è una sveglia per il mondo. I giovani ci hanno mostrato l’ambizione tanto necessaria ed è nostro dovere verso le generazioni future agire con decisione». La settimana globale di azione per il clima è giunta tre mesi dopo la giornata di azione sul lavoro denominata Climate-Proof Our Work, in cui i lavoratori e i sindacati hanno contattato i datori di lavoro nel tentativo di costruire congiuntamente la riduzione delle emissioni nei modelli di business delle aziende.