Euronote – Diseguaglianza di genere nella gestione del tempo

Milano, 12.3.2018

Il controllo del tempo a propria disposizione per svolgere le varie funzioni quotidiane, tra lavoro, impegni familiari, hobby e interessi, è la dimensione che più di altre evidenzia quanto sia ancora forte la disuguaglianza di genere nei Paesi dell’Ue. Così, in occasione della Giornata internazionale della donna 2018, può essere utile osservare l’indice curato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige). Si tratta di un indicatore composito, che misura il complesso concetto di uguaglianza di genere e contribuisce a monitorare i progressi della parità di genere negli anni. L’indice sull’uguaglianza di genere è determinato da sei campi principali (lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute) che assegnano punteggi di uguaglianza da 1 a 100. Ebbene, è proprio il dominio del tempo a mostrare quanto resti molto da fare soprattutto nell’Europa meridionale e orientale. Con un punteggio di 65,7, il dominio del tempo ha il terzo punteggio più basso nell’indice sull’uguaglianza di genere, ma soprattutto rivela disparità persistenti e crescenti nell’uso del tempo delle donne e degli uomini in Europa. Il punteggio nel 2015 è stato inferiore di un punto rispetto al 2005 e di altri 3,2 punti in meno rispetto al 2012. Ciò dimostra che complessivamente nell’Ue i cambiamenti nell’organizzazione del tempo tra donne e uomini non sono lineari e che negli ultimi anni la situazione è addirittura peggiorata rispetto a dieci anni prima.

Esistono poi differenze enormi tra gli Stati membri dell’Ue, evidenziate dalla comparazione degli indici complessivi di uguaglianza che nei Paesi nordeuropei presentano i valori più alti: 82,6 in Svezia, 76,8 in Danimarca, 73 in Finlandia e 72,9 nei Paesi Bassi. Seguono Francia, Regno Unito e Belgio tutti al di sopra del 70, mentre la media europea si attesta al 66,2 perché i Paesi mediterranei (ad eccezione della Spagna con il 68,3) e quelli dell’Europa orientale fanno registrare indici di uguaglianza molto bassi: il più elevato di questi due gruppi è l’indice italiano del 62,1, poi si scende via via con ben 13 Paesi al di sotto del 60 fino al minimo della Grecia con un indice di uguaglianza di 50.

Ces: maggior equilibrio tra lavoro e vita familiare

L’importanza della gestione del proprio tempo in ottica di parità di genere è sottolineata anche dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), che in occasione dell’8 marzo ha chiesto una rapida adozione della proposta di direttiva europea sull’equilibrio tra lavoro e vita privata. La bozza di questa direttiva era stata pubblicata dalla Commissione europea nell’aprile 2017 e dovrebbe essere discussa dai ministri del lavoro il 15 marzo.

Secondo i sindacati europei, la legislazione dell’Ue in questo campo può rafforzare notevolmente le opportunità di lavoro delle donne e consentire una ripresa più equa dei congedi familiari da parte delle coppie. Uno studio commissionato dalla Ces mostra infatti come la nuova direttiva, se adottata, possa effettivamente migliorare il livello dei diritti in molti Stati membri. Ad esempio: con un nuovo congedo di paternità retribuito di 10 giorni in Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Croazia e Slovacchia; 4 mesi di congedo parentale retribuito e non trasferibile in Bulgaria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito; 5 giorni di congedo per accompagnatori di parenti a carico in Paesi come Francia, Romania e Malta. Il diritto di richiedere accordi di lavoro flessibili sarebbe poi rafforzato nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue, in particolare Cipro, Estonia e Romania.

I dati Eurostat infatti, osserva la Ces, evidenziano che la ragione principale per cui molte donne in Europa non lavorano è che devono prendersi cura dei propri figli o parenti con malattie a lungo termine. Vari studi dimostrano che le donne in Europa dedicano alle faccende domestiche il doppio delle ore rispetto agli uomini, anche nei casi in cui gli uomini sono disoccupati e le donne invece occupate.

«Se fosse adottata la direttiva sull’equilibrio tra lavoro e vita rappresenterebbe un miglioramento reale per la vita delle donne lavoratrici e di coloro che si accollano le cure familiari» ha dichiarato il segretario generale della Ces, Luca Visentini, denunciando però che «alcuni governi stanno resistendo». Per questo, la Confederazione europei dei sindacati esorta «con forza» gli Stati membri a non anteporre le preoccupazioni in materia di bilancio o sussidiarietà rispetto all’uguaglianza di genere e ai diritti dei lavoratori. I nuovi diritti, sottolinea la Ces, permetterebbero a molte donne di non essere costrette ad abbandonare il lavoro, di ridurre i costi dell’assistenza sanitaria e sociale, consentirebbero ai padri di assumersi la giusta parte di responsabilità e promuoverebbero quindi l’uguaglianza di genere.

Relazione 2018 sulla parità uomo/donna

Intanto la Commissione europea ha celebrato la Giornata internazionale della donna pubblicando la Relazione 2018 sulla parità tra uomini e donne e presentando uno studio sulle donne nel settore tecnologico. Dalla Relazione 2018 emerge come in alcuni settori i progressi siano in fase di stallo: «Le donne si fanno ancora carico della maggior parte delle responsabilità di assistenza nelle famiglie, il divario retributivo di genere è fermo da anni al 16% e la violenza contro le donne resta un problema».

Nonostante siano mediamente più istruite degli uomini (il 44% delle donne di 30-34 anni ha una qualifica universitaria rispetto al 34% degli uomini), le donne europee sono sottorappresentate nelle posizioni decisionali delle imprese e continuano a guadagnare mediamente il 16% in meno rispetto agli uomini in tutta l’Ue. Nel mondo del lavoro il divario di genere si è stabilizzato da qualche anno intorno agli 11 punti percentuali e non è stato colmato in modo significativo il divario tra gli Stati membri più e meno virtuosi. Il 44% dei cittadini europei pensa che le donne debbano occuparsi della casa e della famiglia, percentuale che raggiunge e supera il 70% in un terzo degli Stati membri.

E poi la piaga della violenza, «ancora troppo diffusa» evidenzia la Relazione: in Europa una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale fin dai 15 anni di età, mentre si stima che il 55% delle donne nell’Ue abbia subito molestie sessuali.