Euronote – In diminuzione ma sempre alta la povertà nell’Ue

Milano, 22.10.2018

Nell’Unione europea si registra una generale tendenza al ribasso nella quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, tranne in pochi Paesi come l’Italia e la Grecia. Nonostante questa positiva riduzione, va sottolineato come siano ancora quasi 113 milioni le persone che vivono in condizioni di difficoltà socio-economica, cioè circa il 22,5% della popolazione. Si tratta di persone che si trovano in almeno una delle seguenti tre condizioni: a rischio di povertà dopo i trasferimenti sociali (povertà di reddito), gravemente svantaggiate dal punto di vista materiale o che vivono in famiglie con un’intensità di lavoro molto bassa.

La situazione del rischio di povertà nell’Ue è contenuta in un Rapporto pubblicato da Eurostat il 17 ottobre scorso, Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. «Un sistema economico e politico che consente a quasi il 25% dei cittadini del più ricco continente al mondo di vivere a rischio di povertà o esclusione sociale è un sistema moralmente in bancarotta. Serve una riprogrammazione, riconoscendo lo sradicamento della povertà come un bene pubblico e quindi un imperativo morale e politico» ha dichiarato Leo Williams, direttore dell’European Anti Poverty Network (Eapn), la Rete europea di lotta alla povertà.

Diminuzione generale, ma aumento in 10 Paesi

Nel 2017 le stime raccolte da Eurostat indicavano 112,9 milioni di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale nei Paesi dell’Ue, un numero elevato ma indice di una lieve diminuzione in corso negli ultimi anni, spiegano gli autori dello studio: «Dopo tre aumenti consecutivi tra il 2009 e il 2012 fino a raggiungere quasi il 25%, la percentuale di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nell’Ue è diminuita costantemente fino al 22,5% dell’anno scorso, cioè 1,2 punti percentuali al di sotto del punto di riferimento del 2008 e un punto percentuale sotto il livello del 2016».

Si ricorda che la riduzione del numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nell’Ue è uno degli obiettivi chiave della strategia Europa 2020, uno di quelli però che non sarà raggiunto nei termini previsti dalla strategia («Ridurre il numero di persone a rischio o in condizioni di povertà e di esclusione sociale di almeno 20 milioni di unità»).

Secondo Eurostat il più elevato rischio di povertà o esclusione sociale è in Bulgaria, mentre il più basso riguarda la Repubblica Ceca. Nel 2017, infatti, oltre un terzo della popolazione era a rischio di povertà o esclusione sociale in tre Stati membri: Bulgaria (38,9%), Romania (35,7%) e Grecia (34,8%). All’estremo opposto, invece, le quote più basse sono state registrate in Repubblica Ceca (12,2%), Finlandia (15,7%), Slovacchia (16,3%), nei Paesi Bassi (17%), in Slovenia e Francia (entrambi 17,1%) e Danimarca (17,2%).

Rispetto alla tendenza rilevata negli ultimi anni, il ribasso più significativo ha riguardato la Polonia e l’aumento più elevato la Grecia. Il rischio di povertà o esclusione sociale, osserva Eurostat, è aumentato dal 2008 in dieci Stati membri, con i maggiori aumenti registrati in Grecia (dal 28,1% del 2008 al 34,8% del 2017, cioè +6,7 punti percentuali), Italia (+3,4 pp), Spagna (+2,8 pp), Paesi Bassi (+2,1 pp), Cipro (+1,9 pp) ed Estonia (+1,6 pp).

Sul fronte opposto, invece, il calo maggiore è stato osservato in Polonia (dal 30,5% al 19,5%, cioè -11 pp), seguita da Romania (-8,5 pp), Lettonia (-6 pp) e Bulgaria (-5,9 pp).

Uno su sei a rischio di povertà di reddito

Considerando ciascuno dei tre elementi che contribuiscono al rischio di povertà o esclusione sociale, nel 2017 era a rischio di povertà dopo i trasferimenti sociali il 16,9% della popolazione dell’Ue, con un reddito disponibile inferiore alla soglia nazionale del rischio di povertà. Si tratta di una percentuale leggermente diminuita rispetto al 2016 (17,3%), ma che resta superiore a quella pre-crisi registrata nel 2008 (16,6%). «Poiché le soglie riflettono la distribuzione effettiva del reddito nei Paesi, variano notevolmente sia tra gli Stati membri che nel tempo» osserva Eurostat, rilevando come oltre una persona su 5 era a rischio di povertà di reddito in Romania (23,6%), Bulgaria (23,4%), Lituania (22,9%), Lettonia (22,1%), Spagna (21,6%), Estonia (21%), Italia (20,3%) e Grecia (20,2%).

Rispetto al 2008 la percentuale di persone a rischio di povertà di reddito è aumentata in 19 Stati membri, rimasta stabile in uno e diminuita in 7.

Gravemente deprivato il 7% della popolazione

La grave deprivazione materiale nel 2017 ha colpito il 6,9% della popolazione dell’Ue, condizione che implica la mancanza delle risorse necessarie per pagare le bollette, mantenere la propria abitazione adeguatamente riscaldata o fare una vacanza di una settimana lontano da casa. Questa proporzione è diminuita l’anno scorso nell’Ue sia rispetto al 2016 (7,5%) che al 2008 (8,5%). Anche la quota di persone gravemente deprivate varia significativamente tra gli Stati membri, passando dal 30% in Bulgaria, il 21,1% in Grecia e il 19,7% in Romania, a meno del 4% in Svezia (1,1%), Lussemburgo (1,2%), Finlandia (2,1%), Paesi Bassi (2,6%), Danimarca (3,1%), Malta (3,3%), Germania (3,4%), Austria e Repubblica Ceca (entrambi 3,7%). Rispetto al 2008, la percentuale di persone gravemente indigenti è aumentata in nove Stati membri per i quali sono disponibili dati e diminuita in diciotto.

La terza componente del rischio di povertà, cioè il vivere in famiglie dove gli adulti hanno lavorato meno del 20% del loro potenziale nell’ultimo anno, nel 2017 ha riguardato il 9,3% della popolazione al di sotto dei 60 anni, percentuale diminuita rispetto al 2016 (10,5%) e molto vicina al livello del 2008 (9,2%). Le famiglie a bassa intensità lavorativa sono numerose in Irlanda (18,2% nel 2016), Grecia (15,6%), Belgio (13,5%), Croazia (13% nel 2016), Spagna (12,8%) e Italia (11,8%), mentre sono relativamente poche in Slovacchia (5,4%), Repubblica Ceca (5,5%), Polonia (5,7%), Estonia (5,8%) e Slovenia (6,2%).

Rispetto al 2008 questa percentuale è aumentata in 18 Stati membri e diminuita in 9.