Euronote – Nuove norme per l’asilo: chi non accoglie paga

Milano, 9.5.2016
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nuove norme per l’asilo: chi non accoglie paga
Proposta della Commissione per contrastare la scarsa solidarietà tra i Paesi Ue
 
Dopo aver cercato invano per un anno di convincere i governi dell’Ue sulla necessità di maggior solidarietà e condivisione delle responsabilità nell’accoglienza di profughi e richiedenti asilo, la Commissione europea ha ora deciso di cambiare linea: non potendo imporre la solidarietà, propone di introdurre un sistema sanzionatorio che interesserà gli Stati membri che rifiutano di accogliere migranti pur essendo nelle condizioni di poterlo fare.
«Il problema è la mancanza di solidarietà collettiva. Questo è il problema che dobbiamo risolvere» ha dichiarato il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, presentando le nuove proposte in materia di asilo e accoglienza: «Sappiamo che i migranti continueranno ad arrivare alle nostre frontiere e a chiedere asilo e sarà necessario garantire che chi necessita di protezione la riceva. Dall’attuale crisi è emerso che alcuni Stati membri sono stati sottoposti a pressioni enormi a causa delle carenze dell’attuale sistema, che non era stato concepito per affrontare situazioni di questo genere. Non ci sono alternative: ogni qualvolta uno Stato membro è eccessivamente sotto pressione, deve scattare la solidarietà e un’equa ripartizione delle responsabilità nell’Ue. È questo ciò che la nostra proposta intende garantire».
 
Un contributo di solidarietà di 250.000 euro
 
L’esecutivo dell’Ue propone «un sistema più equo basato sulla solidarietà: con un meccanismo di assegnazione correttivo, il meccanismo di equità». In pratica, il nuovo sistema dovrebbe stabilire automaticamente quando un Paese sta trattando un numero sproporzionato di richieste di asilo. In base alle dimensioni e alla ricchezza di ogni Stato membro saranno infatti definite delle quote di accoglienza: se un Paese si trovasse nella condizione di accogliere un numero sproporzionato di persone, cioè superiore al 150% della quota di riferimento, tutti i nuovi richiedenti asilo nel Paese in questione (indipendentemente dalla nazionalità), dopo una verifica dell’ammissibilità della domanda presentata, dovranno essere ricollocati in tutta l’Ue finché il numero di domande non sarà ridisceso al di sotto di quel livello. Sulla base dell’esperienza maturata in quest’ultimo anno, però, la Commissione introduce la possibilità per uno Stato membro di non partecipare temporaneamente al ricollocamento, con un’importante novità: «In tal caso dovrà versare un contributo di solidarietà di 250.000 euro allo Stato membro in cui è ricollocato il richiedente del quale sarebbe stato responsabile ai sensi del meccanismo di equità».
 
La riforma del sistema di Dublino
 
La proposta rientra nel progetto più generale di riforma del sistema di Dublino, cioè l’insieme di norme che determinano quale Stato membro è responsabile di trattare ciascuna domanda di asilo. Si cercherà di migliorare l’efficienza del sistema, ad esempio cercando di abbreviare i termini per l’invio delle richieste di trasferimento, per il ricevimento delle risposte e per l’esecuzione dei trasferimenti dei richiedenti asilo tra gli Stati membri. Intenzione della Commissione è anche di scoraggiare gli abusi e i movimenti secondari con obblighi giuridici più chiari per i richiedenti asilo, compreso il dovere di rimanere nello Stato membro competente per la loro richiesta, limiti geografici alla fornitura di benefici materiali legati all’accoglienza e conseguenze proporzionate in caso di violazione delle norme.
«Il nuovo sistema è progettato per essere più equo, ma anche più solido, in modo da poter resistere meglio alle pressioni» sostiene la Commissione, aggiungendo: «Consentirà di assicurare una rapida determinazione della responsabilità degli Stati membri in termini di trattamento delle domande di asilo, protezione di coloro che ne hanno bisogno e scoraggiamento dei movimenti secondari (cosiddetto “asylum shopping”)».
 
Un’agenzia europea per l’asilo
 
La proposta della Commissione intende poi trasformare l’attuale Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) in una vera e propria agenzia dell’Unione europea per l’asilo, con un mandato rafforzato e funzioni notevolmente ampliate per affrontare le carenze strutturali che dovessero emergere nell’applicazione del sistema di asilo dell’Ue. Sulla base delle quote di riferimento l’agenzia vigilerà sull’applicazione del meccanismo di equità tra gli Stati membri nel quadro del nuovo sistema di Dublino. Inoltre, l’agenzia sarà incaricata di garantire una maggiore convergenza nella valutazione delle domande di protezione internazionale, rafforzando la cooperazione pratica e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e promuovendo il diritto dell’Ue e le norme operative in materia di procedure di asilo, condizioni di accoglienza ed esigenze di protezione. In caso di necessità sarà possibile inviare «squadre di sostegno per l’asilo» da una riserva composta da un minimo di 500 esperti degli Stati membri e da esperti distaccati dall’agenzia, al fine di fornire assistenza tecnica e operativa nei casi in cui uno Stato membro sia sottoposto a una pressione sproporzionata che implichi un onere eccezionalmente pesante e urgente a carico dei suoi sistemi di asilo o di accoglienza.
 
PRIMO PASSO DELLA RIFORMA COMPLESSIVA DEL SISTEMA D’ASILO
“Ci impegneremo a fondo e lavoreremo fianco a fianco con il Parlamento europeo e gli Stati membri. Dobbiamo concretizzare queste proposte il più rapidamente possibile” ha dichiarato il commissario per la Migrazione e gli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, ricordando che si tratta del primo passo verso la riforma globale del sistema europeo comune di asilo, come annunciato nella comunicazione della Commissione del 6 aprile scorso.
Seguirà poi una seconda fase in cui saranno presentate proposte legislative di riforma delle procedure di asilo, delle direttive qualifiche e della direttiva accoglienza, al fine di garantire la riforma completa di tutte le parti del sistema di asilo dell’Ue.