Euronote – Rifugiati e migranti: l’Ue rispetti gli impegni presi

Milano, 27.9.2016
 
 
 
 
 
 
 
 
Rifugiati e migranti: l’Ue rispetti gli impegni presi
La denuncia di Amnesty International nei giorni del Summit Onu sulle migrazioni
 
«Attualmente, solo il 6% dei richiedenti asilo per i quali i leader europei avevano assunto un impegno un anno fa sono stati redistribuiti all’interno dell’Unione europea. Di questo passo, ci vorranno 16 anni per rispettare quell’impegno. È davvero vergognoso che l’Europa non riesca a mettere da parte la politica e a risolvere questa crisi umanitaria condividendo equamente le responsabilità di fronte a un numero relativamente piccolo di rifugiati». È quanto denuncia l’organizzazione Amnesty International con la pubblicazione di un documento intitolato significativamente “Abbiamo perso la speranza”, contenente prove, dati e casi esemplificativi di come «la mancanza di volontà politica da parte dei governi europei stia condannando persone estremamente vulnerabili a convivere con difficoltà e insicurezza». Soprattutto in Grecia, nota Amnesty, dove migliaia di richiedenti asilo sono bloccati «in condizioni agghiaccianti». Così, attraverso la campaigner sull’immigrazione Monica Costa, l’organizzazione per i diritti umani richiama l’Ue e i suoi Stati membri alle proprie responsabilità: «I governi europei devono rispettare gli impegni presi e dare la protezione, la speranza e la dignità che spettano ai richiedenti asilo. Per questo, devono aumentare il numero di posti a disposizione, velocizzare le procedure, garantire visti umanitari e istituire procedure rapide e accessibili per la riunificazione familiare».
 
La denuncia di Amnesty è giunta nei giorni in cui a New York i rappresentanti di 193 Paesi membri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvavano una Dichiarazione comune in apertura del primo Summit Onu su rifugiati e  migranti. I governi di tutto il mondo si sono impegnati a proteggere i diritti di rifugiati e migranti, salvare le loro vite e dividersi la responsabilità su scala globale. Questi perlomeno sono gli intenti, che si spera non restino solo gli ennesimi impegni presi nell’ennesimo Vertice, perché come denunciano Amnesty e altre Ong, quali ad esempio Medici senza frontiere (Msf), la realtà è ancora molto diversa.
 
Prioritari gli aiuti ai più vulnerabili
 
Eppure le intenzioni delle istituzioni dell’Ue, al netto degli ostacoli creati dai vari contrasti tra gli Stati membri, sono buone, come enunciato dal commissario europeo Dimitris Avramopolous al Summit dell’Onu, nel corso della tavola rotonda dedicata a come affrontare le vulnerabilità di rifugiati e migranti. Ricordando come in Europa siano arrivati circa un milione di profughi e migranti nel 2015 e oltre 360.000 dall’inizio di quest’anno, il rappresentante della Commissione europea ha sottolineato come siano «tutti giunti dopo un viaggio pericoloso, la maggior parte nelle mani di trafficanti senza scrupoli. Durante il loro viaggio sono stati spogliati della loro dignità e dei diritti fondamentali». Ciò che è evidente, ha aggiunto, è che il numero di migranti vulnerabili che richiedono un trattamento speciale al loro arrivo in Europa è in aumento. Quest’anno, i minorenni costituiscono più di un terzo degli arrivi in Grecia e quasi un quinto in Italia, mentre sono numerose le donne e le ragazze particolarmente a rischio. Per ridurre il rischio di violazioni e abusi è necessario rendere «più sicuro, breve e facile» il viaggio di coloro che sono sfollati con la forza, ha detto Avramopolous, osservando come chi cerca protezione dovrebbe poter  trovare un posto sicuro il più vicino possibile al proprio Paese, se non addirittura in una parte sicura del Paese stesso.
 
Dopo aver segnalato che l’Ue è il principale donatore globale di aiuti umanitari e per lo sviluppo, con un’assistenza umanitaria ai rifugiati in tutto il mondo passata da 1,35 miliardi di euro nel 2015 a 1,70 miliardi nel 2016, il commissario europeo ha spiegato che una parte significativa di questi finanziamenti è dedicata proprio ai migranti vulnerabili, in particolare donne e bambini. Inoltre, ha aggiunto, è ora che l’Ue istituisca un quadro stabile di reinsediamento verso l’Europa per semplificare la procedura, altro modo per proteggere e assistere al meglio i migranti vulnerabili.
 
Con il sostegno finanziario dell’Ue, poi, tutti gli Stati membri hanno avviato programmi per garantire l’accesso alla salute e all’istruzione dei migranti più vulnerabili, mentre sono finanziati vari progetti che forniscono assistenza psicologica, in particolare per le donne e le ragazze che hanno incontrato situazioni difficili durante il loro viaggio.
 
Juncker: l’Europa investa in Africa
 
Per ridurre i pericoli derivanti dagli spostamenti migratori è però anche necessario contrastare i viaggi in mare su imbarcazioni insicure gestiti dai trafficanti. Per questo motivo il commissario europeo ha ricordato che l’Ue ha in corso diverse operazioni di sorveglianza marittima nel Mediterraneo, che «nel periodo 2015-2016 hanno salvato oltre 426.000 vite».
 
Un altro modo per limitare i viaggi migratori verso l’Europa consiste nel prevenirli, come ha spiegato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in occasione della recente sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo. Confermando le proposte fatte dalla Commissione in questo ambito (Agenda per le migrazioni), condannando la persistente scarsa solidarietà tra Stati membri e insistendo sulla necessità di sistemi stabili almeno europei di reinsediamento e ricollocazione, Juncker ha voluto soffermarsi sull’Africa.
 
Si stima che attualmente circa 225.000 profughi e migranti siano in attesa di attraversare il Mediterraneo per recarsi in Europa: «Questo non è possibile, non possiamo ricevere tutta la miseria del mondo» ha detto il presidente della Commissione, secondo cui è invece importante risparmiare il viaggio nel Mediterraneo a milioni di africani. «La Commissione ha deciso di estendere all’Africa un piano di investimenti da 88 miliardi di euro, perché se l’Europa non investe in Africa l’Africa arriverà in Europa. È invece più intelligente supportare le persone nei loro Paesi piuttosto che invitarle ad attraversare il Mediterraneo per ritrovarsi poi in una situazione drammatica in Europa» ha spiegato Juncker, concludendo: «Gli africani non hanno bisogno di carità, ma di investimenti. Ed è dovere dell’Europa investire di più in Africa per fertilizzare un continente già ricco, ma la cui ricchezza è largamente sottoutilizzata».