Euronote – Stress da lavoro in tempo di crisi

 
Milano, 2.5.2016
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Stress da lavoro in tempo di crisi
Un problema che nell’Ue colpisce oltre 40 milioni di persone e relative famiglie
 
La crisi economica globale e la recessione hanno portato molte imprese a ridimensionare la loro attività per rimanere competitive, con un aumentato ricorso a ristrutturazioni, ridimensionamenti, fusioni, outsourcing e subappalti, licenziamenti di massa e flessibilità. Le conseguenze sui lavoratori sono rese evidenti dagli elevati livelli di disoccupazione e precarietà, ma anche per coloro che sono riusciti a mantenere un posto di lavoro le ripercussioni psico-fisiche non sono indifferenti: senso di colpa rispetto ai colleghi licenziati, paura di perdere il lavoro, difficoltà a reggere i carichi di lavoro e la flessibilità imposti, rischi derivanti dalla diminuzione o mancanza di controlli su salute e sicurezza. Nei periodi di crisi e di forti ristrutturazioni, infatti, la pressione per una necessaria riduzione dei costi porta ad una minore attenzione nella gestione della qualità del lavoro, e poiché la sicurezza e la salute sul lavoro sono ancora percepite da molte imprese come un costo piuttosto che un investimento, ridurre i costi significa spesso trascurare gli standard di sicurezza. La diminuzione della spesa pubblica, poi, compromette anche l’efficacia dei controlli e di altri servizi legati alla sicurezza e alla salute sul lavoro, che continua così a rappresentare un problema rilevante come ha ricordato l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil-Ilo) nella Giornata mondiale che dal 2003 dedica ogni 28 aprile a questo tema e che quest’anno si è concentrata sui costi dello stress da lavoro in termini di salute e di benessere dei lavoratori.
 
Rischi per salute e sicurezza sul lavoro
 
Come ha ricordato il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, «nonostante servano più informazioni ed analisi per quantificare pienamente i costi economici dello stress da lavoro, è chiaro che l’incidenza di questi costi è piuttosto significativa». Uno studio recente citato nel Rapporto dell’Ilo “Workplace Stress: A collective challenge” stima in oltre 40 milioni il numero di persone che nei Paesi dell’Unione europea sono colpite da stress da lavoro, mentre il costo degli stati depressivi collegati al lavoro è stimato in 617 miliardi di euro all’anno, che comprende i costi di assenteismo (272 miliardi), perdita di produttività (242 miliardi), spese sanitarie (63 miliardi) e prestazioni di invalidità (39 miliardi).
Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha), lo stress e i problemi di salute mentale rappresentano il più grave problema di salute sui luoghi di lavoro per circa un quinto dei lavoratori nell’Ue. Circa due terzi sono esposti a fattori di rischio psicosociali che possono causare questi problemi. Lo stress sul lavoro può quintuplicare gli incidenti ed è la causa di circa la metà delle assenze dal luogo di lavoro, mentre circa un quinto del ricambio del personale è legato allo stress sul lavoro.
«Le persone sperimentano lo stress sul lavoro quando percepiscono uno squilibrio tra le richieste lavorative e le risorse fisiche e mentali che hanno a disposizione per fronteggiarle.
Sebbene lo stress sia un fattore di rischio di natura psicologica esso influenza anche la salute fisica delle persone» spiega l’Agenzia europea. Lo stress sui luoghi di lavoro può avere conseguenze in termini di giorni di lavoro persi, morale basso, prestazioni lavorative ridotte, salute e benessere fisico e mentale, peggioramento nei rapporti di lavoro. Per gestire correttamente i rischi psicosociali nei luoghi di lavoro la Eu-Osha ha quindi pubblicato una guida che fornisce indicazioni a datori di lavoro, lavoratori e loro rappresentanti sul migliore approccio da adottare, che passa attraverso la sensibilizzazione, la valutazione dei rischi, l’azione preventiva e quella correttiva, il tutto sulla base di una legislazione adeguata e di altrettanto adeguati sistemi di controllo.
 
Ces: servono subito nuove leggi
 
«L’Ue ha fatto poco negli ultimi anni per rafforzare la tutela dei lavoratori rispetto alle cause di malattie e lesioni sul posto di lavoro, nonostante il fatto che le nuove tecnologie e l’innovazione abbiano creato, e la ricerca medica abbia individuato, nuovi rischi» ha dichiarato Esther Lynch, segretaria confederale della Confederazione europea dei sindacati (Ces) che ha lanciato un’azione on line sostenendo che «i lavoratori hanno bisogno di una migliore protezione». Ricordando che nell’Ue 100.000 persone muoiono ogni anno per tumori legati al lavoro e che 3.515 persone sono morte in incidenti sul lavoro nel 2012 (ultimo dato europeo disponibile), la Ces ritiene che il modo più efficiente ed efficace per proteggere i lavoratori dalle malattie e dalle lesioni sul posto di lavoro sia attraverso le leggi a livello europeo e nazionale, che la tutela della salute dei lavoratori non debba essere liberalizzata e privatizzata e che «leggi forti dovrebbero essere sostenute da una forte applicazione e un forte sistema di rappresentanti per la salute e sicurezza sul lavoro».
 
SALUTE E SICUREZZA SECONDO L’INDAGINE EUROPEA TRA LE IMPRESE
 
L’indagine Esener, svolta dall’Ue-Osha su 50.000 imprese e pubblicata nel 2015, ha evidenziato che dove la leadership di un’azienda è sostenuta da una rappresentanza di lavoratori attivi in materia di sicurezza e salute la prevenzione è più efficace, mentre la mancanza di consapevolezza tra il personale costituisce il principale ostacolo.
Elementi chiave di un sistema di sicurezza sul lavoro e prevenzione della salute comprendono: una base giuridica; risorse adeguate e formazione dell’autorità esecutiva; mezzi per aumentare la consapevolezza di pericoli, rischi e obblighi; l’esistenza di supporto tecnico disponibile sul luogo di lavoro (pubblicazioni e servizi); un approccio strategico tripartito per sicurezza e salute.
I motivatori per le attività di sicurezza e salute sul lavoro possono essere classificati come legale, morale ed economico. Legale: vi è un obbligo di legge; morale: c’è un desiderio di non danneggiare i lavoratori; economico: c’è un risparmio a ridurre i rischi per i lavoratori. L’indagine ha anche evidenziato come la condizione principale per la gestione della sicurezza e salute sul lavoro sia l’esistenza di un obbligo giuridico a farlo. (Fonte: puntosicuro.it)