Bergamo, consumatori in causa con ospedale per parcheggio più caro d’Italia

Milano, 13.2.2014
 
Da un’inchiesta di Altroconsumo emerge che il parcheggio all’ospedale di Bergamo è il più caro d’Italia. La sosta, come noto, costa 1,20 euro l’ora (4 ore a 4,80, 8 ore a 9,20 euro). Al Niguarda la prima ora costa 2,10, ma per lo stesso prezzo si può restare parcheggiati per 4 ore, mentre 8 ore costano 2,60 euro. All’ospedale Sacco, sempre a Milano: un’ora a 1,30, 4 ore 3,80, 8 ore 3,80. Venezia Mestre: un’ora 1 euro, 4 ore 4 euro, 8 ore 6 euro. Le associazioni dei consumatori di Cgil, Cisl, Uil sono ormai sul piede di guerra: sono passati più di due mesi dalla raccolta delle 7.500 firme per chiedere la modifica dei costi del parcheggio del nuovo Ospedale Papa Giovanni XXIII e la miglioria dei servizi, compreso il trasporto pubblico,  ma ancora nessuna risposta. “A dicembre 2013 – scrivono Adiconsum, FederConsumatori e Adoc di Bergamo – presentammo le firme raccolte sia ai rappresentanti della Provincia e del Comune di Bergamo, che all’azienda ospedaliera e al gestore del parcheggio. Da allora abbiamo assistito ad una serie di prese di posizione, anche politiche, a favore delle nostre richieste, mentre tra Provincia e azienda ospedaliera ci si è limitati a discutere, non senza contraddizioni, sul presunto passaggio del parcheggio dall’ente provinciale al nuovo ospedale”. “Fatto sta che i cittadini continuano a pagare cifre assurde  per recarsi in ospedale, compresa l’odiosa regola che vede considerare lo scatto di una ulteriore ora piena, anche nel caso si superi solo di un minuto l’ora precedente”. A questo punto Adiconsum, FederConsumatori e Adoc, hanno deciso di dare  mandato ai propri legali  per  procedere anche giudizialmente. “Abbiamo cominciato, sia personalmente che come rappresentanti delle rispettive Associazioni, a chiedere un tentativo di mediazione presso la Camera di Commercio di Bergamo, quantomeno per tentare di raggiungere un accordo sulle tariffe del parcheggio. Tale tentativo è propedeutico ad una eventuale azione inibitoria che saremo costretti ad intraprendere, nel caso di mancata risposta o risposta negativa. Ci auguriamo, ovviamente, che ciò non sia indispensabile, ma è ora che si passi dalle promesse ai fatti!”.