Case popolari, Consulta: illegittimo il requisito dei 5 anni di residenza in Lombardia

Milano, 9.3.2020

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma della Regione Lombardia che prevede il requisito di 5 anni di residenza sul territorio lombardo per poter presentare la domanda per la casa popolare. “Uno schiaffo alle politiche selettive e discriminatorie delle quali la Giunta si è fatta vanto in questi anni. Adesso i Bandi di assegnazione nei Comuni devono essere rifatti senza questo requisito e quelli già chiusi potrebbero essere invalidati. Intanto si stanno preparando nuovi ricorsi giudiziari per annullare altri aspetti iniqui e irragionevoli presenti nella normative regionale sulle case popolari”. Così Leo Spinelli, segretario generale Sicet Lombardia, e Pierluigi Rancati, segretario regionale Cisl Lombardia commentano la decisione della Consulta.

Una sentenza che riprende le argomentazioni Sicet e Cisl 

“Una sentenza quella di oggi dalla Corte Costituzionale (n°44/2020) – sottolineano – che ripristina il presupposto minimo di civiltà giuridica e sociale sul tema delle case popolari e che, come tutti i pronunciamenti costituzionali, agisce retroattivamente cancellando la norma regionale giudicata incostituzionale”. Nelle sue motivazioni la Corte riprende le argomentazioni che Cisl e Sicet hanno ribadito pubblicamente e in ogni incontro con la Regione sul tema dell’assegnazione delle case popolari, cioè che il requisito della residenza quinquennale “non ha alcun nesso con la funzione del servizio pubblico in questione, che è quella di soddisfare l’esigenza abitativa di chi si trova in una situazione di effettivo bisogno”.

Riaprire subito confronto per modificare la legge regionale 16/2016

“Una bella lezione di coerenza delle norme impartita alla Regione Lombardia e alla sua Giunta – affermano Spinelli e Rancati -. Adesso si deve aprire immediatamente un confronto sindacale per modificare radicalmente la legge regionale 16/2016 e i regolamenti che ne sono conseguiti, restituendo all’edilizia residenziale pubblica la sua naturale funzione sociale, cancellando i molti elementi discriminatori verso i cittadini più poveri e in difficoltà, italiani o stranieri che siano”.
In tal senso la Cisl e il Sicet regionali hanno già inviato una comunicazione formale all’assessore, chiedendo, inoltre, un immediato intervento per la riformulazione dei bandi comunali.
“Diversamente – concludono Spinelli e Rancati – l’unica possibilità per i cittadini esclusi o discriminati, sostenuti dal sindacato, sarà quella di agire giudizialmente nei confronti della Regione, anche sotto il profilo del risarcimento del danno, per vedere riconosciuti i propri diritti”.