Crisi, +21,5% i licenziamenti nelle aziende metalmeccaniche lombarde

Milano, 5.2.2014     
 
L’industria metalmeccanica lombarda non riesce e a vedere la fine del tunnel. Nel secondo semestre del 2013 altri 4.091 lavoratori hanno perso il posto, il 21,5% in più di sei mesi fa. Complessivamente, sono ben 2.270 le imprese colpite dalla crisi e 54.209 i lavoratori sospesi. E’ quanto emerge dal 36° rapporto semestrale sulle situazioni di crisi, presentato questa mattina a Milano dalla Fim Lombardia, il sindacato della Cisl del settore metalmeccanico.  L’Osservatorio sulle situazioni di crisi della Fim regionale rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali e con oltre 550.000 lavoratori della regione. “La situazione è sempre più drammatica – afferma Nicola Alberta, segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. Occorre un piano concreto della Regione e del governo per delineare politiche industriali e settoriali di sostegno e per l’attuazione di politiche del lavoro”. “In particolare va ripristinata l’integrazione all’80% dei contratti di solidarietà, che la legge di stabilità ha ridotto al 70%, per incentivare sempre più questo strumento di conservazione del lavoro – aggiunge -. Ma occorre anche attuare strategie di sviluppo e di dotazione infrastrutturale, per rafforzare il settore manifatturiero, favorire l’accesso al credito per gli investimenti industriali e le innovazioni, e garantire la sostenibilità. Vanno in questa direzione i confronti avviati in sede regionale e nazionale sui settori dell’Ict, dell’elettronica e degli elettrodomestici, ma occorre fare di più”. Il Rapporto Fim Lombardia evidenzia un aumento della cassa integrazione straordinaria, sia nel semestre (+6,84%) che nel dato tendenziale annuo (+9,92%), e della mobilità che nel semestre interessa 4.091 lavoratori di 209 aziende, contro i 3.368 addetti e le 173 imprese del periodo precedente. “Complessivamente – sottolinea Alberta – nel 2013 i licenziamenti nelle aziende metalmeccaniche sono stati 7.459, segno persistente della crisi che colpisce le piccole imprese ma anche della deresponsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale”. Da segnalare l’aumento nell’utilizzo dei contratti di solidarietà: 74 aziende e 9.398 lavoratori nell’ultimo semestre. Sono quindi ben 262 gli accordi di solidarietà stipulati nel biennio, per 26.995 lavoratori, che consentono di salvare oltre 9.000 posti di lavoro e segnano il consolidarsi di questo importante strumento di tutela dell’occupazione, dopo anni di diffidenza delle imprese. I territori maggiormente colpiti dalla crisi nel semestre sono quelli di Brescia (20,68% delle sospensioni)  Milano (17,66%),  Bergamo (16,63%), Brianza (12,22%). Il dato della distribuzione della crisi nelle diverse classi mostra l’incidenza rilevante delle sospensioni in moltissime piccole aziende (sono 2.130 le realtà interessate sotto i 100 dipendenti, rispetto alle 140 sopra i 100 addetti), che vede pesare in modo significativo sia la cassa integrazione ordinaria (71,97%), sia la cassa integrazione straordinaria (42,12%), sia la mobilità (49,23%).