Giustizia lombarda, clima rovente, tempo scaduto: la protesta continua

Milano, 3.7.2019

“Come ogni estate siamo costretti ad evidenziare il disagio che vivono le lavoratrici e i lavoratori del ministero della Giustizia in servizio presso gli uffici giudiziari di tutta la Lombardia”. Così Fp Cgil, Cisl F e Uilpa della Lombardia in una nota unitaria.

Aule e cancellerie si trasformano in saune perché prive di condizionamento: si lavora in condizioni proibitive, con temperature oltre i 30 gradi.

Al Palazzo di Giustizia di Milano, ad esempio, si va alle ricerca di aule climatizzate per poter tenere le udienze, per evitare i numerosi malori a cancellieri, giudici, avvocati e utenza.

“Ricordiamo al ministro Alfonso Bonafede che siamo abbondantemente nel Terzo millennio e che questi problemi sono facilmente risolvibili se solo si ha la volontà di farlo e si ha cuore il benessere dei propri dipendenti e dei cittadini – affermano i sindacati -. Da ben 20 anni i sindacati segnaliamo ai vari ministri della Giustizia di intervenire in tempo utile per risolvere definitivamente la problematica della climatizzazione e, più in generale, della sicurezza del Tribunale di Milano e degli altri tribunali lombardi, ma a tutt’oggi poco è stato fatto. Scarsa è la dotazione, quasi inesistente la manutenzione”.

Fp Cgil, Cisl F e Uilpa della Lombardia chiedono all’amministrazione centrale di intervenire al più presto con investimenti strutturali definitivi: non si sprechino risorse preziose con interventi tampone che risultano spesso poco utili.

“Suggeriamo anche alla ministra della Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno,  che dice di sostenere la causa dei lavoratori giudiziari – aggiungono – di destinare le risorse previste per modificare il sistema di rilevazione delle presenze, un falso problema, per migliorare invece i luoghi di lavoro e garantire benessere e sicurezza alle lavoratrici e lavoratori di questo comparto”.

Il 28 giugno scorso le lavoratrici e i lavoratori della Giustizia hanno scioperato per difendere la loro dignità e quella del loro lavoro considerato che da vent’anni aspettano il riconoscimento della professionalità acquisita.
Le ragioni del malcontento ora si intensificano.  “Il clima è rovente, il tempo è scaduto – concludono i sindacati – . Non attendiamo più, la protesta continua”.