Guerra, energia e materie prime, Cisl: a Bergamo 10mila a rischio “cassa”

Corna: “Soluzioni per rendere il paese meno dipendente dal punto di vista energetico”

Milano, 10.3.2022

La guerra in atto vista dal “fronte” occupazionale e produttivo della provincia di Bergamo inizia a produrre prospettive ben poco piacevoli: saranno migliaia, secondo monitoraggio della Cisl, i lavoratori che nel volgere di poco tempo potranno essere interessati dall’avvio di casse integrazione, per far fronte alle sempre maggiori difficoltà di approvvigionamento delle materie prime o per i costi sempre più insostenibili dell’energia.


Luca Nieri, segretario generale della Fim Cisl di Bergamo, ritiene che la “cascata” si sia aperta: “Oggi ci avvisano che un’azienda del Sebino bergamasco ha chiesto ai propri lavoratori di usare le ferie, dal momento che la mancanza di nichel impedisce di procedere con al produzione. Siamo sicuri che non cambiando le condizioni, a breve il domino delle chiusure e delle difficoltà si allungherà velocemente, colpendo purtroppo un numero di lavoratori altissimo, stimabile in 10.000 persone, soprattutto nelle filiere e nell’indotto delle grandi aziende”.

La situazione è molto delicata anche nel settore cartaio e grafico. “Il costo dell’energia – spiega Luca Legramanti, segretario generale di Fistel Cisl – non permette di produrre carta stando nei prezzi che i clienti sono disposti a pagare e questo si riflette anche nel settore grafico, perché la carta o non si trova o costa troppo. Inoltre, l’aumento del prezzo del gas e dell’energia ha fatto sballare i costi di produzione anche dell’industria grafica, in particolare per le “aziende rotocalco”, che hanno infatti chiesto un rialzo dei prezzi ai clienti, che non sempre sono disposti a seguirli: questo comporta una diminuzione della produzione e quindi la conseguenza di una cassa integrazione che si può stimare per circa 200 lavoratori”.

Attenzione e preoccupazione anche per i cementifici: in provincia di Bergamo in particolare i due “colossi”, Unicalce e Italcementi, non hanno ancora palesato prospettive di Cassa o fermate, ma l’impatto dei costi dell’energia inizia a pesare sulla produzione e si somma ai costi in continua crescita derivati dalla compensazione delle quote di CO2 emesse. In particolare il gruppo Italcementi, ha attivato negli ultimi anni la richiesta per aumentare le tonnellate di consumo dei “combustibili in sostituzione di quelli fossili derivanti dai procedimenti di distillazione del petrolio, ma ad oggi siamo ancora in fase di completamento dell’iter.
“Naturalmente seguiamo con particolare attenzione le ripercussioni economiche che stanno avanzando, in particolare dentro le trattative locali e nazionali per i rinnovi dei contratti collettivi – dice Simone Alloni, numero uno di Filca Cisl Bergamo con delega regionale per il settore del cemento -, lavorando per trovare i giusti elementi contrattuali in modo che la situazione non si ripercuota sui dipendenti”. Per l’edilizia, invece, i grossi problemi sono rappresentati oltre che dall’incremento dei prezzi, anche dalla mancanza di materiale.


Nulla di nuovo nel settore tessile e chimico: “A oggi – dice Cristian Verdi, segretario generale Femca Cisl – tolte le aziende che erano già in difficoltà, non abbiamo particolari situazioni di crisi dovute al caro-bollette. Ci sono, anzi, diverse aziende che stanno assumendo. Anche qui si riscontra fatica a reperire il personale, dagli addetti per la manodopera a figure impiegatizie, fino arrivare anche a livelli superiori, sia nella moda che nel chimico”.


“Si intravedono le prime difficoltà produttive nelle aziende energivore – conclude Francesco Corna, segretario generale Cisl di Bergamo -, che non riescono a scaricare i maggiori costi nell’immediato. Bisogna sostenere i lavoratori interessati con ammortizzatori sociali che coprano la perdita di reddito e tutelare la capacità produttiva delle aziende bergamasche, con l’auspicio che trovino soluzioni strutturali, per rendere il nostro paese meno dipendente dal punto di vista energetico”.