Medicina di genere, nuova frontiera per un sistema sanitario più equo ed efficiente

Milano, 22.3.2018

La differenza di genere influisce profondamente su prevenzione, diagnosi e cura delle malattie. E’ ormai dimostrato da diversi studi e ricerche che l’essere uomo o donna condiziona tanto l’insorgenza e il decorso delle malattie, quanto l’aspetto diagnostico e la cura. La medicina di genere è quindi un approccio imprescindibile per lo sviluppo e l’organizzazione di un sistema sanitario che si vuole più equo, efficace ed efficiente. A che punto siamo in Lombardia? Esperti, rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni ne hanno ragionato insieme nel corso del seminario “Medicina di genere: nuove prospettive per la salute”. Quel che ne è emerso è che qualcosa si sta facendo, ma siamo ancora davvero all’inizio.

“La medicina di genere dovrebbe essere parte centrale e permanente delle regole di Regione Lombardia, lo sostengono tutti, ma nelle regole di sistema per l’esercizio 2017 nel 2018 non c’è più alcun rimando a questo tema – ha sottolineato il segretario regionale Cisl, Pierluigi Rancati -. Questa non è solo una conseguenza dell’attuazione della riforma del sistema socio-sanitario lombardo, ma una scelta precisa della politica. Alla Lombardia oggi servono obiettivi di salute. La Cisl è pronta a fare la sua parte nel confronto con la nuova giunta per rilanciare la medicina di genere”. Anche i sindacati dei pensionati sono impegnati a sollecitare la Regione nel portare un approccio di genere in tutte le specialità e gli ambiti. “Si potrebbe partire dall’ampliare le strutture ospedaliere con bollino rosa – ha detto Marco Colombo, segretario generale Fnp Cisl Lombardia introducendo i lavori -. Bisogna adottare un approccio che metta al centro la persona e le sue specificità, quindi anche del bambino o dell’anziano, non solo della donna. Il risultato sono terapie più appropriate”.

La stessa patologia si presenta in modo diverso per donne e uomini. E’ ormai assodato, ma pochi lo sanno. “L’osteoporosi, le malattie tiroidee, la depressione, sono più frequenti nelle donne – ha sottolineato Antonia Carlino, coordinatrice Donne Cisl Medici Lombardia –. Lo stesso vale per le malattie cardiovascolari, che provocano il 48,4% della mortalità delle donne, contro il 38% degli uomini. Purtroppo manca una cultura della differenza di genere in medicina, manca la consapevolezza del fatto che anche i sintomi delle malattie sono diversi tra uomini e donne”.
Il segretario generale della Cisl Medici Lombardia, Danilo Mazzacane, ha quindi sottolineato che è ”Importante svolgere compito di educazione sanitaria nei confronti dei cittadini”.

Su questo fronte è impegnato l’Istituto superiore di Sanità, che a fronte del ddl Lorenzin che ha sancito la nascita del Centro di medici di genere dovrà lavorare per creare un Osservatorio nazionale di riferimento. “Abbiamo avviato diverse attività per promuovere cultura delle differenze di genere – ha spiegato Paola Matarrese, ricercatrice Centro di riferimento Medicina di genere Iss – e abbiamo predisposto anche l’invio di una newsletter con informazioni aggiornate (ci si può iscrivere inviando una mail a mdg2015@iss.it)”.

Del resto, è ormai dimostrato, un approccio più centrato sul paziente riduce i costi sociali delle malattie e quindi fa risparmiare il sistema sanitario nazionale. Un sistema sempre più sollecitato anche dagli effetti delle trasformazioni del mondo del lavoro anche sulla salute delle persone. “Nessuno riflette ancora a sufficienza – ha detto Cinzia Frascheri, responsabile del dipartimento Salute e sicurezza della Cisl – e soprattutto non prende i provvedimenti necessari, sul fatto che i campi elettromagnetici cui sono sottoposti oggi i lavoratori rischiano un domani di provocare i morti che oggi causa l’effetto dell’esposizione all’amianto”.

 

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