Milano, lavoratori Inps in piazza contro la chiusura di via Pola

Milano, 7.4.2017
 
I lavoratori Inps di Milano hanno manifestato questa mattina davanti alla sede di via Pola contro la decisione dell’Istituto lasciare la zona per effetto della disdetta della locazione da parte della proprietà. “Non è che l’ultima di una serie di decisioni che ha creato un clima di esasperazione dei lavoratori che, ormai, ha oltrepassato la soglia critica necessaria affinché si possano raggiungere gli obiettivi determinati dalla domanda dell’utenza e fissati dall’Istituto", spiega Giorgio Di Mauro, della Fp Cisl Milano Metropoli. “I ripetuti trasferimenti di personale e degli archivi, le modifiche della logistica e dell’assetto organizzativo dell’Istituto in un territorio così complesso come l’Area Metropolitana Milanese – aggiunge – mal si conciliano con un clima lavorativo adeguato alla garanzia della tempestiva erogazione di servizi e prestazioni e ad attività di sportello e consulenza di qualità”. Circa 1000 lavoratori Inps in tutta l’Area Metropolitana rispondono a una popolazione di oltre 1.700.000 residenti, oggi, con un numero di accessi medio giornaliero agli sportelli di circa 3.000 persone (nella sola sede di via Pola, di oltre 600 persone).
“Non può essere condivisa la scelta di lasciare il presidio di una zona del territorio milanese così importante nella sua collocazione – conclude Di Mauro -. Si taglino i veri sprechi, dati da milioni di euro spesi per continue ristrutturazioni di sedi e spostamenti di personale e archivi”. In una lettera ai cittadini distribuita oggi nel corso del presidio, la Fp Milano Metropoli ricorda che per adeguare gli stabili e gli arredi, opere di facchinaggio, si sono spesi circa 7 milioni: ad esempio nella sede di via Pola che sarà abbandonata entro ottobre 2017, nella sede di via Gonzaga che a breve verrà lasciata, nella sede di piazza Missori con recenti lavori di rifacimento della sportelleria e che verrà chiusa all’utenza, che a quel punto dovrà recarsi in una sede più decentrata.
Presunti risparmi ed economie di gestione o riduzione di costi a regime, insomma, non possono essere fatti a scapito dei servizi erogati alla cittadinanza.