Rsa, Fnp Cisl Lombardia: 16mila posti liberi e migliaia in attesa

Didoné: condizione inaccettabile, inadeguatezza tecnica di certi incarichi

Milano, 6.7.2020

“Nelle Rsa ci sono migliaia di posti liberi, e migliaia di persone in lista d’attesa, con situazioni di disagio spesso anche grave che si ripercuotono sulle famiglie di tutta la Lombardia. Che la giunta regionale temporeggi per una decisione che a ogni persona di buon senso risulta scontata è una condizione inaccettabile, e conferma il senso di inadeguatezza tecnica di certi incarichi”. Così il segretario generale della Fnp Cisl Lombardia, Emilio Didonè, a seguito delle continue telefonate e richieste di chiarimento ricevute al centralino del sindacato regionale dei pensionati Cisl. E la situazione si ripete in ogni sede provinciale.


“Occorre fare chiarezza sulle intenzioni di gestione nelle case di riposo – insiste Emilio Didonè – e sulla possibilità di traghettarle verso un ritorno alla normalità, e smetterla con il rimpallo delle responsabilità tra ATS e Giunta regionale”.
Secondo i calcoli delle associazioni dei Gestori delle Rsa, ci sono all’incirca 16.000 posti liberi nelle strutture della regione, con liste d’attesa che li riempirebbero in poco tempo.

“Ma il ginepraio realizzato durante i confronti tra Assessorato Welfare e rappresentanti Rsa ha di fatto determinato la richiesta di livelli di specializzazione non accompagnati da adeguati riconoscimenti economici (da tempo la Regione Lombardia è molto lontana dalla quota prevista dalla normativa nazionale) per sostenere gli impegnativi investimenti sulle attrezzature sanitarie e riabilitative e i costi della crescente qualificazione del personale. E su questi aspetti – puntualizza il segretario dei Pensionati Cisl lombardi -, noi non siamo stati invitati anche se lo abbiamo espressamente e formalmente richiesto”.

Le strutture quindi faticano a gestire un sistema che, a fronte di costanti aumenti dei costi e del mancato adeguamento della quota sanitaria, non gravi completamente sull’onerosità delle rette “con ricadute sui costi del personale, e i conseguenti minacciati ricorsi a Cassa Integrazione e a licenziamenti, a terziarizzazioni che poterebbero a inevitabili processi negativi della qualità assistenziale”.