Smart Factory, la sfida dell’occupazione per il lavoro che cambia

Milano, 11.7.2017

La disoccupazione dovuta alla digitalizzazione oscillerà tra il 20% e il 50% nell’arco dei prossimi 10-20 anni. Non solo. Il lavoro sarà sempre più lavoro autonomo, mobile, virtuale e fuori sede. E’ quanto emerso dalla ricerca Delphi condotta nell’ambito del progetto europeo “Smart Factory” e illustrati da Dagmar Burkhardt e Harald Kohler, dell’università di Tübingen nel corso della conferenza finale tenutasi nei giorni scorsi a Stoccarda. Al progetto sui temi dell’industria 4.0 e dei fenomeni della digitalizzazione e tecnologizzazione del lavoro ha partecipato anche la Cisl Lombardia, in collaborazione con la Fim e la Femca Lombardia, insieme ad altre associazioni tedesche e sindacati di Spagna e Svezia.
All’importante appuntamento a Stoccarda ha quini partecipato anche una delegazione lombarda, che ha illustrato il report sulla situazione italiana. “La Cisl – ha sottolineato Sonia Cattaneo, delegata Femca Lombardia, intervenendo come rappresentante sindacale alla tavola rotonda finale della conferenza – sta provando ad interrogarsi e a elaborare nuove strategie per affrontare al meglio queste sfide, spingendo molto perché parallelamente al discorso su Industria 4.0 si affronti anche il tema del lavoro 4.0”.
Nel corso della conferenza si è fatto il punto sulla situazione in Europa e in particolare nei Paesi coinvolti nel progetto sui fenomeni legati a Industria 4.0 e sui relativi impatti sul mondo del lavoro. Martin Kunzman, presidente Dgb Baden-Wurttemberg, ha sottolineato che la digitalizzazione è il risultato di decisioni politiche, tecniche ed economiche. “Quali saranno le conseguenze sull’uomo e come si potranno “controllare”? – si è chiesto -. E’ necessario che i sindacati europei si scambiarsi esperienze per accompagnare il cambiamento”. Erika Mezger, vice direttore di Eurofound, ha presentato i risultati di una ricerca condotta da Eurofound sui general trends e i possibili sviluppi futuri delle sfide e delle opportunità per il lavoro e l’occupazione, le condizioni lavorative e il dialogo sociale alla luce dei cambiamenti derivanti dalle nuove tecnologie digitali. Dai dati emerge come l’Italia sia all’ultimo posto in Europa per quanto riguarda il numero di occupati che possono godere di forme di telelavoro e forme di lavoro a distanza, con una percentuale di occupati del 7% a fronte di un 12% per la Germania, 14% per la Spagna e addirittura il 33% per quanto riguarda la Svezia (in Europa il primo Paese è la Danimarca con circa il 37%). Le nuove norme introdotte in Italia sulla regolamentazione dello smart working potrebbero però produrre in tempi brevi un aumento della percentuale di lavoratori che possono godere di queste forme contrattuali.

Industria 4.0, per saperne di più visita la sezione del progetto dedicata alle pubblicazioni