Tessile e abbigliamento, c’è l’accordo sul contratto nazionale

Milano, 22.2.2017
 

Ci sono volute 16 ore di sciopero, manifestazioni e presidi in tutta Italia (nella foto il presidio del 18 novembre a Milano). Alla fine, dopo una trattativa durata oltre 10 mesi, sindacati e imprese ce l’hanno fatta. Nella tarda serata di ieri a Milano, l’associazione imprenditoriale Sistema Moda Italia (Smi)-Confindustria e i sindacati del settore Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno siglato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto tessile, abbigliamento, moda 31 marzo 2016/31 dicembre 2019 (oltre 420.000 i lavoratori interessati, impiegati in circa 40.000 imprese), scaduto il 31 marzo 2016.
L’intesa, che in Lombardia interessa circa 150mila lavoratori e 32.00 aziende,  prevede un aumento complessivo pari a 90 euro (minimi e welfare contrattuale). L’aumento sui minimi salariali è di 70 euro (4°liv.), suddiviso in tre tranche: dal 1 aprile 2017, 25 euro; dal 1 luglio 2018, 25 euro; dal 1 luglio 2019, 20 euro.
Sul versante del welfare contrattuale, a far data dal 1 gennaio 2018 viene finalmente istituito il Fondo integrativo sanitario di settore, prevedendo 12 euro per tutti i lavoratori, interamente a carico delle imprese. Previsto inoltre un incremento (+ 8 euro) per il Fondo pensionistico complementare “Previmoda”, sempre a totale carico delle imprese. Aumentato anche l’elemento perequativo che passa dagli attuali 200 euro a 300 euro per tutte quelle imprese che non effettuano la contrattazione di secondo livello.
“Abbiamo superato – dicono soddisfatti i segretari generali Filctem, Femca, Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani – quelle pregiudiziali inizialmente poste da una verifica ex-post, dove il salario non sarebbe stato più definito dal contratto nazionale, trovando una soluzione condivisa tra le parti e ripristinando quel clima di buone relazioni industriali solido, partecipativo, che ha contraddistinto il settore in tutti questi anni. Ora il reddito di migliaia di lavoratrici e lavoratori e il loro welfare contrattuale è salvaguardato, dopo anni che la crisi lo aveva falcidiato. Un settore – ricordano i tre leader sindacali – che solo negli ultimi cinque anni ha perso oltre 100.000 posti di lavoro”.
Interessanti le novità sotto il profilo delle normative, a partire dai congedi parentali con la possibilità di frazionabilità in ore dei permessi; prevista l’istituzione di 30 giorni di aspettativa non retribuita per le adozioni internazionali; istituito il delegato aziendale per la formazione continua.
Un novità infine anche sulle politiche industriali del settore è rappresentata dall’istituzione di un Osservatorio congiunto sulle politiche di ricollocazione aziendale (“reshoring”).
L’ipotesi di accordo stipulata – fanno sapere i sindacati – sarà unitariamente e immediatamente sottoposta all’approvazione delle assemblee dei lavoratori.