
Milano, 17.10.2019
“La rete dei servizi nei paesi delle valli si sta impoverendo sempre più. È necessario che il pubblico e le forze sociali si facciano carico del problema, trovando soluzioni per frenare l’impoverimento del tessuto economico delle nostre valli e il suo conseguente spopolamento”. Francesco Corna, segretario generale Cisl Bergamo, ipotizza una task force per frenare il trend che appare sempre più evidente: gli sportelli bancari diminuiscono a vista d’occhio, e a farne le spese sono soprattutto i paesi di montagna, dove spesso rappresentano l’ultimo punto di riferimento economico presente.
La First Cisl ha rilevato che tra il 2010 e il 2017 sono state chiuse 6.289 filiali bancarie, 383 comuni italiani rimasti privi di banche (29 quelli lombardi), e sono stati persi 26.249 addetti allo sportello. A partire dal 2018 la ricaduta è sempre più visibile anche in provincia di Bergamo: Ubi, Intesa e Banco Bpm, attraverso piani di riorganizzazione hanno previsto la chiusura di una trentina di sportelli in provincia. Solo per quanto riguarda la Macro Area Territoriale Bergamo e Lombardia Ovest Ubi ha conteggiato la chiusura di 1 filiale e 12 minisportelli (tra questi Torre de’ Roveri, Ubiale Clanezzo e Berbenno).
“Nemmeno il Made in Italy ha fermato la fuga delle banche – dice Giovanni Salvoldi, segretario generale First Cisl Bergamo -. In sette anni i finanziamenti ai distretti della moda , del tessile e della fabbricazione delle macchine (per quanto riguarda la situazione bergamasca si tratta di Valle Seriana e Valle Brembana), sono diminuiti di 682 milioni, anche in virtù delle varie operazioni di fusione avvenute, e i loro territori hanno perso 17 sportelli bancari, lasciando ben 22 comuni senza alcun riferimento finanziario”. “Le politiche bancarie – aggiunge – si sono concentrate sul taglio dei costi anziché sulla vicinanza al tessuto locale e si è abbandonata una gestione paziente dei crediti problematici che avrebbe permesso a molte imprese di tornare in bonis, rilanciando l’occupazione”.
“Politica e forze sociali devono farsi carico di questa emergenza – continua Corna: dopo il duro colpo inferto alle attività economiche, adesso in gioco c’è la sopravvivenza stessa dei piccoli centri. I tanti pensionati che li abitano sono certo poco propensi a attivare un conto on line, hanno bisogno di un bancario di fiducia cui affidare pensione e eventuali risparmi. Pensiamo a un accordo territoriale che individui le possibilità tramite le quali i comuni o le comunità montane individuino spazi da allestire a sportello bancario, magari “multimarca”, per venire incontro alle esigenze di un popolazione altrimenti abbandonata”.