
Due giornate intense, partecipate, attraversate da molti spunti, visione e concretezza. È in questo clima che si è svolto il IV Congresso della CISL di Brescia e l’intervento di Fabio Nava, Segretario Generale della CISL Lombardia, si è inserito in questo contesto di ricco e produttivo dibattito tra dirigenti, delegati ed operatori del Sindacato bresciano. Un intervento che si è mosso in perfetta sintonia con le parole della relazione introduttiva di Alberto Pluda, riconfermato Segretario Generale della CISL Brescia al termine del Congresso, insieme a Paolo Reboni e Maria Rosa Loda.
Si è trattato di un “dialogo vero”, come lo ha definito Nava, “un confronto rispettoso e costruttivo con la relazione introduttiva di Alberto, che ho trovato ispirata, politica nel senso più nobile: capace di leggere il presente e immaginare il futuro”.
Ma prima di tutto Fabio Nava ha scelto di aprire non con una celebrazione, ma con un grido di consapevolezza e responsabilità: “Permettetemi oggi di cominciare da ciò che non può più essere taciuto, da ciò che ci attraversa, ci interroga e ci obbliga a una presa di posizione”. Fabio Nava ha voluto rompere ogni silenzio di comodo. Ha voluto dare voce, dal palco di un Congresso sindacale a quella che ha definito “una vergognosa e immane strage continua. Undici donne uccise nei primi 3 mesi del 2025, undici nomi, undici vite spezzate dalla violenza. “Non sono tragedie inevitabili”, ha detto. “Sono il frutto amaro di una cultura malata di possesso, di dominio, di disuguaglianza”. E a quella cultura la CISL Lombardia, con tutto il suo corpo vivo di iscritti, delegati, operatori e militanti, ha scelto di dire basta. Con parole nette, ma soprattutto con un impegno preciso. “Lo dico con emozione e con fermezza, anche da padre: non possiamo girarci dall’altra parte. Perché questa battaglia riguarda tutti. Non è una ‘questione femminile’. È questione di civiltà. Di giustizia. Di libertà. Perché un sindacato che non si schiera con decisione contro ogni forma di violenza, è un sindacato che rinuncia alla sua stessa anima”.
Vivere il tempo che ci è dato vivere
È una frase di Aldo Moro, richiamata da Pluda, che Nava ha fatto propria come filo conduttore: “Vivere il tempo che ci è dato vivere”. “Non è una citazione suggestiva”, ha detto, “è una responsabilità. Un mandato. E noi, come sindacato, siamo chiamati a viverlo pienamente, con consapevolezza e coraggio intelligente. Con il coraggio di un sindacato che costruisce, che non cerca riflettori, ma risultati”. Il mondo del lavoro, ha proseguito, è attraversato da trasformazioni profonde: transizioni ambientali, digitali, demografiche. Eppure la CISL, a Brescia come in tutta la Lombardia, “non si è mai tirata indietro. Ha scelto la via più difficile, quella dell’autonomia, della proposta, della responsabilità. Ha tenuto la schiena dritta e lo sguardo in alto”.
Sicurezza: non piangere il giorno dopo, ma agire il giorno prima
Uno dei passaggi più intensi ha riguardato la sicurezza sul lavoro, un tema che a Brescia ha il peso di numeri drammatici: 113 morti in tre anni.
“Non si tratta di procedure o moduli”, ha detto Nava con forza, “ma di vite spezzate, di nomi, di famiglie che aspettano invano. E noi a questo non vogliamo abituarci. Vogliamo costruire una cultura della sicurezza che sia identità del lavoro, ma che parta dalle case, dalle famiglie, da tutti i luoghi di aggregazione, che sia parte del DNA delle imprese, della formazione e del linguaggio stesso che usiamo”. In questo contesto, il Segretario ha commentato positivamente il “Patto per la sicurezza” proposto dalla CISL bresciana, come esempio virtuoso di rete territoriale tra sindacato, imprese, ATS, Prefettura e istituzioni locali: “Un modello da diffondere, che mette insieme ascolto, prevenzione, controllo intelligente e corresponsabilità”.
Giovani: non il futuro per loro, ma con loro
Altro grande tema rilanciato con convinzione è stato quello dei giovani. “Non basta parlare ai giovani. Serve un sindacato che sia fatto di giovani. Che non li chiami solo a partecipare, ma dia loro spazio per decidere, per contare”. Nava ha richiamato esperienze concrete già attive sul territorio, come i percorsi di formazione duale e i laboratori territoriali ed ha sottolineato il ruolo strategico di strumenti come IAL, Fondimpresa e la bilateralità, ma ha anche posto un impegno chiaro: “dobbiamo trasformare le nostre strutture, perché diventino per loro una casa, un luogo dove si cresce e si lascia il segno”.
Welfare generativo e sanità di prossimità
Nava ha dedicato uno spazio anche al tema del welfare, che per la CISL “non è una spesa da contenere, ma una vera infrastruttura di coesione e giustizia sociale”. Per questo, ha proposto un modello basato su prossimità, integrazione e dignità della persona, che guardi anche alle nuove fragilità: la non autosufficienza, il diritto alla casa, le povertà educative e le nuove solitudini. “Sono consapevole che molto è stato fatto, ma sono altresì certo che possiamo fare di più. Non vogliamo sostituirci allo Stato, ma vogliamo esserci, accompagnare le persone, trasformare l’assistenza in cittadinanza attiva”.
Partecipazione e contrattazione: il cuore del sindacato
In un tempo in cui tutto sembra polarizzarsi, Nava ha rilanciato con forza la centralità della contrattazione e della partecipazione, ricordando che “la nostra idea di sindacato è quella che negozia il futuro, non solo il presente. Che accompagna, innova, costruisce”. In questo senso, la Legge sulla partecipazione, frutto della battaglia storica della CISL, rappresenta ora una grande sfida: “Non basta che sia Legge. Deve diventare pratica quotidiana, va fatta vivere nei contratti, nelle aziende, nei territori. E per farlo servono sindacalisti formati, preparati e presenti”.
Transizioni e sviluppo industriale: nessuno resti indietro
Brescia è una delle capitali industriali d’Italia, e proprio da qui Nava ha lanciato un appello a una politica industriale inclusiva, che accompagni le PMI nella doppia sfida della digitalizzazione e della sostenibilità. “Una transizione senza giustizia sociale è solo un’altra forma di disuguaglianza”, ha detto. E ha riconosciuto il valore del progetto “Brescia 2050”, esempio di pianificazione condivisa, visione d’insieme e responsabilità collettiva.
Inclusione come atto fondativo
Ha parlato anche di inclusione come “forma vera di democrazia, non un gesto di stile”, valorizzando l’esperienza di chi, come PizzAut, dimostra che l’inclusione è efficienza, umanità organizzata, intelligenza sociale. “La CISL deve essere casa per tutte e tutti: donne, giovani, persone con retroterra migratorio, lavoratori fragili o discontinui. Solo così possiamo parlare davvero a tutto il mondo del lavoro”.
Uno stile che tiene insieme visione e concretezza
In chiusura, Fabio Nava ha voluto restituire un’immagine potente della CISL come “una comunità che non rincorre il consenso, ma costruisce fiducia. Che non urla, ma costruisce. Che non divide, ma tiene insieme”. E ha lanciato un messaggio di futuro: “Se continueremo a camminare insieme, come oggi, con la collaborazione di tutti, delle Unioni, delle Federazioni e di tutta la CISL della Lombardia, con il coraggio della coerenza e la forza della comunità, allora sì, potremo dire che il futuro non è accaduto, ma lo abbiamo scritto. Con le mani nella realtà. E lo sguardo in alto”.







