Un film di Sarah Gavron (Gran Bretagna, 2015)
Milano, 9.3.2022
Regia: Sarah Gavron – Sceneggiatura: Abi Morgan – Fotografia: Eduard Grau – Montaggio: Barney Pilling – Musiche: Alexandre Desplat – Interpreti: Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep, Ben Whishaw, Brendan Gleeson, Romola Garai, Anne-Marie Duff, Samuel West, Geoff Bell, Morgan Watkins, Natalie Press – Produzione: Ruby Films, Pathé, Film4 – Distribuzione: BIM – Durata: 106 min.
Suffragette è ambientato a Londra, nel 1912, e segue la storia di Maud Watts (Carey Mulligan), giovane donna dell’East End londinese, che da sempre è costretta a lavorare in una lavanderia per un misero compenso, sopportando le angherie del suo squallido datore di lavoro. Maud rimane affascinata dalla forza delle suffragette che sfilano per le vie di Londra e protestano per ottenere il diritto al voto e nasce in lei il desiderio di unirsi alla lotta. Grazie alla persuasiva collega Violet (Anne-Marie Duff), Maud viene introdotta tra i membri del movimento e fa la conoscenza dei sostenitori della causa, tra cui i coniugi Edith (Helena Bonham Carter) e Hugh Elyn e l’attivista di alta borghesia, Alice Haughton (Romola Garai). Quest’ultima invita le donne a occupare il Parlamento e persuade Maud a esporre un resoconto della propria condizione lavorativa davanti al rappresentante della Camera dei Comuni, David Lloyd George (Adrian Schiller). Quando, tuttavia, i politici rifiutano nuovamente la proposta del suffragio universale, le donne protestano violentemente e, nel delirio della folla, Maud viene arrestata. Dopo aver scontato la sua pena, la donna partecipa al raduno della carismatica Emmeline Punkhurst (Meryl Streep), mentre l’ispettore Steed (Brendan Gleeson) la osserva attentamente. La lotta di Maud sarà ostacolata dal bigotto marito Sonny (Ben Whishaw), che la costringerà a scegliere tra il suo ruolo di madre e moglie e il sogno di un futuro basato sull’eguaglianza. Nonostante le avversità e le atroci torture, psicologiche e fisiche, Maud scoprirà di possedere un’incredibile forza d’animo e nessuno potrà contrastare le donne che marciano su Londra per far valere i loro ideali.
Suffragette è un film ancora attuale nel descrivere sia lo sfruttamento che la difficile lotta per la parità delle donne.
LA CRITICA

La regista britannica Sarah Gavron aveva raccontato otto anni fa di una ragazza alle prese con le convenzioni sociali nel quartiere indiano di Londra, in Brick Lane, tratto dal dirompente esordio letterario della britannica Monica Ali. Applica ora lo stesso sguardo indagatore sui periferici combattenti per la dignità in Suffragette, ambientato proprio nelle stesse strade dell’East End londinese, che prima di colorarsi di zafferano e curry, un secolo fa, erano il cuore della Londra working class. Maud è una giovane ragazza, madre e moglie, che lavora come lavandaia presso una piccola realtà dickensiana, simile a molte altre figlie della seconda rivoluzione industriale. Il suo capo al lavoro la molesta, attenzione che non manca di riservare a molte sue colleghe, anche adolescenti, da molti anni. Le sue giornate sono sempre brevi, tanto quanto il tempo che riesce a dedicare al piccolo George. Un giorno le viene chiesto di consegnare un pacco e si trova casualmente coinvolta in un’azione del movimento delle suffragette, gruppo di donne dalle differenti estrazioni sociali in lotta per il diritto al voto alle donne. Un ingresso periferico, dalla porta di servizio nel vicolo, per la Gavron, che non indugia sulla più nota e rappresentativa figura storica di quel movimento, Emmeline Pankhurst, che nel film intravediamo giusto in un paio di scene irradiare il suo carisma, interpretato da Meryl Streep. Uno dei meriti del film è proprio quello di rendere in carne, ossa e dolore la straziante situazione quotidiana di una giovane donna come tante altre, il suo essere costretta, quasi per inerzia istintiva, a impegnarsi nella lotta, in parallelo con l’ostracismo implacabile che accompagna il suo essere riconosciuta dall’ambiente intorno a lei come suffragetta. La Gavron delinea con realismo un movimento che a un secolo di distanza è ormai lontano nella memoria collettiva come un bozzetto folkloristico. La politica appare inizialmente conciliante, come la figura storica e ambigua del primo ministro dell’epoca, Lloyd George. All’inizio sentono le ragioni del movimento, le accolgono perfino in parlamento, salvo poi rifiutare ogni possibile “deriva” che arrivi all’inopinato suffragio universale anche femminile. Difficile vedere Suffragette con gli occhi di oggi senza essere sbalorditi dall’arretratezza – parliamo in fondo solo di un secolo fa – della visione dell’epoca. Anche qui la Gavron evita di raccontare l’occhio del ciclone, il momento in cui il movimento ottiene dei risultati, concentrandosi sull’alba della lotta, sulle prime coraggiose donne, poche decine, dalla condizione sociale trasversale.
Testimone rappresentativo dell’inevitabilità del successo a breve delle suffragette l’antagonista di Maud, l’ispettore di polizia interpretato dal solito gigante Brendan Gleeson. Prima agguerrito, poi sempre più perplesso rappresentante del riflesso condizionato con cui le istituzioni reagirono per troppi anni. Suffragette evita molti dei rischi della retorica da cinegiornale del cinema “tratto da una storia vera”, nonostante le minacciose didascalie iniziali e finali. Una nota di merito per una delle attrici più convincenti della sua generazione, Carey Mulligan, in grado di rendere con sobria decisione, per la prima volta pienamente adulta e madre, la ribellione suo malgrado di una donna come tante altre, simbolicamente pronta a irrompere nella piccola/grande storia di quegli anni grazie alla voce di un libro, di quella cultura prima arma di persuasione di massa. (Mauro Donzelli -.comingsoon.it)
Pur parlando di fatti reali e tutti documentati, la storia prende le mosse da Maud Watts, operaia dall’età di sette anni in una fabbrica tessile di Londra, o oggi donna, moglie e madre con il carico di una fatica quasi disumana. Tutta la prima parte serve a far prendere a Maud la coscienza di quanto sia importante partecipare a quelle azioni dimostrative che sconvolgono la città. Più la polizia si irrigidisce, più le donne si organizzano per lasciare il proprio segno profondo: che è finalizzato a far capire l’inutilità di un ‘muro contro muro’ sempre meno motivato. Attraverso vari elementi, Maud convince le sue amiche a mettere tutto in discussione e a insistere verso una strada che arriverà all’inevitabile traguardo. Il film è realizzato con innegabile precisione, prezioso e di nitida pulizia descrittiva. Di fondo la società inglese è osservata con esattezza, senza sbavature né estetismi. Come spesso capita al cinema inglese, tutto finisce per essere troppo preciso e per perdere qualcosa quanto a incisività e graffi. Ferma restando l’opportunità della scelta narrativa, qualcosa tuttavia non torna, c’è un che di trattenuto, di prevedibile, di didascalico. (Commissione valutazione film della CEI)
Suffragette è però un film che vale la pena vedere, anche perché il 10 marzo sarà il 70esimo anniversario dal giorno in cui, dopo la fine del fascismo, si svolsero in Italia le prime elezioni amministrative in cui poterono votare le donne. Quelle elezioni – e quelle del 2 giugno 1946 in cui italiani e italiane scelsero tra monarchia e repubblica – furono in parte una conseguenza di quanto fatto dalle suffragette britanniche nei primi anni del Novecento. ….. Suffragette inizia nel 1912, quando Maud Watts (Mulligan) – una donna di 24 anni che da quando ne ha 7 lavora in una lavanderia industriale di Londra – si imbatte per caso in un gruppo di donne che stanno protestando per il diritto di voto. Nel corso del film Watts – il cui personaggio è inventato, seppur ispirato da lettere e biografie di varie donne di quegli anni – si interessa e si appassiona alla causa, entrando a far parte del movimento delle suffragette britanniche, guidato da Emmeline Pankhurst, fondatrice del Women’s Social and Political Union (WSPU), un movimento il cui slogan era “deeds not words” (azioni non parole). Il sito Biography.com spiega che tra il 1908 e il 1914 Pankhurst finì in carcere 13 volte, sempre per motivi legati alle sue lotte per l’emancipazione femminile. La parola suffragette deriva da “suffragio” e identifica le donne che si batterono per l’emancipazione femminile, da ottenersi anche – ma non solo – attraverso il diritto di voto. Pankhurst, che in Suffragette è interpretata da Streep, fondò il WSPU nel 1903 ed è una delle più note e importanti figure del movimento suffragista. Oltre a Pankhurst in Suffragette ci sono altri personaggi realmente esistiti: uno è Re Giorgio V, uno è il politico David Lloyd George (primo ministro britannico dal 1916 al 1922) e un altro ancora è il personaggio di Emily Davison, un’attivista che nel film è interpretata da Natalie Press. Non è realmente esistita Edith Ellyn – la farmacista-bombarola interpretata da Bonham Carter – ma il suo personaggio è una sorta di fusione tra due suffragette di nome Edith: Edith Garrud e Edith New. (The Post)