Cinema e lavoro nel 2014

Qualche buon film in una annata cinematograficamente stimolante

Milano, 1.9.2020

Il 2014 è stato l’anno caratterizzato da uno sviluppo del potere dell’ISIS, dal virus ebola che miete migliaia di vittime, dagli scontri a Gaza e dalla guerra tra l’Ucraina la Russia. Dal punto di vista economico significativo l’acquisto da parte di Facebook di Whatsapp e il record mondiale del gigante cinese dell’e-commerce Alibaba.

Per quanto riguarda la produzione cinematografica si registra un fenomeno positivo nel successo anche al botteghino di film interessanti sia come genere (sempre più presente l’animazione con titoli quali Big Hero 6 dei registi Don Hall e Chris Williams, Dragon Trainer 2 diretto da Dean DeBlois oppure The Lego Movie diretto a 6 mani da Phil Lord, Chris Miller e Chris McKay ) che come impegno sociale. Naturalmente la maggior presa sul pubblico la fanno i film di tipo fantastico come Hunger Games: Il canto della rivolta di Francis Lawrence o Interstellar diretto da Christopher Nolan; comunque sempre film di grande qualità. Il dramma Unbroken di Angelina Jolie ed una commedia come Grand Budapest Hotel di Wes Anderson apprezzati dalla critica scalano le classifiche di incasso. Dal punto di vista qualitativo si impongono poi parecchie pellicole. Basti rammentare opere come Birdman di Alejandro González Iñárritu sul tema del rapporto tra l’essere e l’apparire o Anime nere del nostro Francesco Munzi sul tema della criminalità per avere un’idea dell’importanza della produzione dell’anno. Ma non vanno dimenticati, tra i film di produzione italiana, il film su Leopardi di Mario Martone Il giovane favoloso o l’ultima opera di Ermanno Olmi dedicata ai soldati che combatterono la prima guerra mondiale in Torneranno i prati.

Importanti fenomeni sociopolitici poi sono al centro delle produzioni del 2014: il documentario Impegno civile in Citizenfour di Laura Poitras sullo spionaggio informatico, Leviathan del russo Andrei Zvyagintsev che denuncia il potere di Putin, il documentario The Look of Silence di Joshua Oppenheimer sullo sterminio di 1 milione di presunti comunisti indonesiani, Il segreto del suo volto di Christian Petzold sul rapporto tra il popolo tedesco sconfitto e gli ebrei nell’immediato dopoguerra, Selma – La strada per la libertà di Ava DuVernay sui diritti civili degli afroamericani per chiudere con il documentario di Sabina Guzzanti La trattativa sui rapporti tra stato e mafia. Anche il mondo del jazz è ben rappresentato da un film come Whiplash di Damien Chazelle mentre l’animazione europea si fa strada con Tomm Moore ed il suo geniale La canzone del mare.

In un anno così prolifico anche il lavoro e l’economia sono trattati da qualche buon film come l’inglese Jimmy’s Hall, il nostro Le meraviglie od il documentario Il sale della terra. Ma andiamo con ordine partendo, come di consueto, con la produzione americana.

Il film più interessante che arriva dagli Usa è Gli invisibili per la regia di Oren Moverman e l’interpretazione di Richard Gere che ha prodotto e creduto nel film. Segue la vita di un disoccupato senza fissa dimora a New York e diventa una denuncia sulla società americana del 2000 e su come il sogno americano produca migliaia di invisibili senza casa e senza lavoro. Il tutto nell’indifferenza della maggioranza, per la quale sono appunto invisibili. Il film, come spesso accade a molte opere significative, è passato quasi in silenzio nel nostro paese. Altro film poco visto è stato The Rover di produzione Usa ed australiana diretto da David Michôd. Esso parla delle conseguenze della crisi economica nel futuro che vede un mondo disumano ed ambienta il film in alcune zone australiane dove l’aridità del paesaggio fa da sfondo alla aridità della vita. Un film sulla vicenda di un celebre stilista e della sua casa di moda è il parzialmente riuscito Yves Saint Laurent diretto da Jalil Lespert.

Ma passiamo in Brasile con un film di produzione brasiliano con la cooperazione italiana diretto da Wim Wenders. Si tratta de Il sale della terra che parla dell’opera del grande fotografo Sebastião Salgado e si avvale anche della regia del figlio Juliano Ribeiro Salgado. E’ il tentativo riuscito di redisegnare il mondo attraverso le luci e le ombre delle fotografie di Salgado e la sua storia professionale ed umana. Un film che parla di sfruttamento dei popoli, delle dure condizioni dei lavoratori nel mondo e del fenomeno delle migrazioni per poi concludersi con la speranza data dal progetto di riforestazione di una terra inaridita di proprietà della famiglia. Un film emozionante come pochi.

Passiamo ora in Inghilterra per ammirare l’opera di Ken Loach dal titolo Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà. Film ambientato al tempo della grande depressione in Irlanda, dove un proprietario di idee socialiste apre una scuola popolare ed una specie di sindacato in difesa dei contadini sfruttati dai grandi proprietari terrieri. Si trova così ad affrontare una lotta di classe con i notabili e con il parroco che, pur stimandolo, lo ritiene un pericolo per il controllo sociale esercitato dalla chiesa cattolica. Un film sulla lotta di classe ma anche sulla lotta culturale contro l’emarginazione.

Uno sguardo alla cinematografia greca si posa su un film che ci parla di razzismo ed accoglienza. In questo caso si tratta del viaggio di due fratelli alla ricerca del padre che li ha abbandonati da piccoli ma anche dei problemi dell’adolescenza, dell’omosessualità e delle reazioni in una situazione di crisi. Il film non parla espressamente di lavoro ma della realtà socio economica di un paese diviso tra accoglienza ed ostilità. Dirige Panos H. Koutras e l’opera ha come titolo Pazza idea – Xenia.

Dalla cinematografia francese arrivano due interessanti film. Il primo, diretto dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne tratta della vicenda relativa al licenziamento di una donna fragile, debole ed insicura e della difficile solidarietà dei colleghi per contrastare il licenziamento stesso. Il film si intitola Due giorni, una notte cioè il tempo del percorso alla ricerca della solidarietà in una realtà dove vi è il rischio della guerra tra i poveri. Il secondo film è invece diretto da Eric Toledano ed Olivier Nakache e parla del rapporto tra Samba (questo il titolo) senegalese precario e clandestino, ed Alice, dirigente aziendale in malattia. Una bella rappresentazione della vita dei clandestini parigini.

Planando nella cinematografia nazionale non possiamo evitare di partire da un film come Le meraviglie di Alice Rohrwacher. Il contesto è un paese di campagna dove arrivano un ragazzo che ha avuto problemi giudiziari ed una conduttrice televisiva che condizionano la figlia maggiore di una famiglia di apicoltori legati ai valori contadini. Un film che pone il problema del rapporto tra cultura contadina ed industriale premiato a Cannes anche grazie alla sensibilità del racconto. Quando, appunto, l’apparenza di ciò che è meraviglioso inganna.
Della concorrenza cinese nelle confezioni si occupa invece Edoardo Winspeare nel film In grazia di Dio. E’ appunto tale concorrenza che fa fallire l’azienda di Adele che si dedica, con le donne della famiglia, ai prodotti della terra. Un film tutto al femminile e parlato in dialetto: quasi un ritorno al neorealismo.
Un film di denuncia è invece Carta bianca di Andrés Arce Maldonado che parla della crisi economica e dell’emigrazione attraverso tre storie aventi come protagonisti un marocchino senza permesso di soggiorno, una badante moldava ed una imprenditrice costretta a rivolgersi all’usura per salvare il frutto del suo lavoro. Un racconto senza speranza così come lo è Il venditore di medicine diretto da Antonio Morabito. Qui il protagonista è un informatore medico che lavora in un’azienda in crisi che deve ricorrere al taglio del personale. Pur di salvarsi il nostro eroe si infila in un turbine di menzogne e tradimenti fino a giungere alla separazione dalla moglie. Interessante come ritratto di uno dei tanti personaggi contraddittori che affollano la nostra società anche se il film è riuscito solo parzialmente.
Di fronte alla crisi economica anche una merceria di Monopoli deve ricorrere ai licenziamenti e due donne decidono di accogliere la proposta di un lavoro presso una compagnia di burlesque. Peccato che ci si debba scontrare con una mentalità arretrata per la quale lavorare come soubrette vale come essere prostitute. Un film questo Pane e burlesque, anch’esso non totalmente riuscito, che assume il punto di vista femminile sui problemi della crisi. Dirige Manuela Tempesta.
Diamo infine conto di un paio di documentari. Resistenza naturale diretto da Jonathan Nossiter si occupa della produzione vinicola nel rispetto della terra senza diventare subalterni all’industria alimentare. Per soli uomini di Elisabetta Sgarbi segue invece il lavoro a fronte di uno scarso guadagno degli ultimi allevatori di pesci nella foce del Po.