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Cinema e lavoro – Potiche

Un film di François Ozon (Francia, 2010)

Milano, 20.4.2020

Regia: François Ozon Soggetto e sceneggiatura: Pierre Barillet, François Ozon Fotografia: Yorick Le Saux Musiche: Philippe Rombi Montaggio: Laure Gardette Scenografia: Katia Wyszkop Interpreti: Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Judith Godrèche, Jérémie Renier, Fabrice Luchini, Karin Viard, Evelyne Dandry Produzione: Eric Altmayer e Nicolas Altmayer Distribuzione: BIM Durata: 103′

Siamo negli anni settanta del XX secolo. La Francia è scossa da scioperi, richieste di cambiamento, tensioni sociali successive ai moti del ’68. Suzanne Michonneau, che ha ereditato dai genitori una fabbrica di ombrelli, ne ha lasciata la gestione al marito Robert Pujol, un uomo autoritario e presuntuoso, che tratta la moglie come una “bella statuina” (che in francese si traduce con potiche) da tenere in casa. Vessata dal dispotico marito, che non le permette di esprimere le proprie idee, Suzanne riesce a farsi valere quando il marito, a causa di uno sciopero, di un sequestro e di un infarto, è impossibilitato a gestire l’impresa. Suzanne prende in mano la situazione: tratta con i sindacati e guida con successo l’azienda, sorprendendo tutti, compresi i figli. Si rivela una donna intelligente ed abile, pronta ad abbandonare il ruolo di “bella statuina” relegata a fare la casalinga. Le cose si complicano quando Robert è pronto per tornare alla guida dell’azienda, ma Suzanne, con l’aiuto del sindacalista comunista Maurice Babin, riuscirà a gestire la cosa, almeno fino al successivo Consiglio di Amministrazione. Persa infatti la causa, Suzanne si butta in politica.


Film sulla capacità e sensibilità delle donne di fronte ai problemi sociali e dei diritti dei lavoratori grazie ad un un copione divertente che riesce a mettere a nudo un periodo di forti cambiamenti. Il tutto in una stagione dove il cinema francese omaggia la potenzialità delle donne come in Emotivi anonimi di Jean-Pierre Améris.


LA CRITICA
Suzanne è la moglie borghese e casalinga di un facoltoso industriale, sgradevole in famiglia e impopolare presso i suoi operai. Sequestrato durante uno sciopero dai suoi esacerbati dipendenti, Robert Pujol viene rilasciato grazie all’intercessione della moglie e all’intervento di Babin, deputato comunista e vecchio amante di Suzanne. Liberato ma infartato, Robert è costretto al ricovero e ad affidare l’azienda e la responsabilità di negoziare coi sindacati alla sua svagata consorte. Dietro la scrivania e con sorpresa di tutti, Suzanne si rivela capace di corrispondere le rivendicazioni operaie e di rilanciare l’attività aziendale. Le fanno corona i due figli e Babin, che riprende a corteggiarla. Il rientro di Robert complicherà la vita ritrovata di Suzanne, decisa a non cedere il passo e a procedere oltre. Soltanto a François Ozon poteva riuscire l’impresa di ricongiungere in un film e dentro un medaglione la coppia Deneuve-Depardieu che, perso l’ultimo metrò a un passo da Montmartre, aspettava da tempo un’altra corsa e un’altra occasione. Ma non si limita a questo la commedia di Ozon, che racconta una storia di emancipazione femminile e fa i conti con un personaggio che reclama il suo posto. Catherine Deneuve, algida femme fatale e specchio del desiderio maschile ieri, diventa negli anni Settanta ricreati da Ozon una donna che si fa carico del proprio destino e della propria storia. Costretta in una gabbia dorata da un marito fedifrago, Suzanne da oggetto ornamentale (il termine potiche del titolo è un vaso privo di valore che ha il solo scopo di arredare) diventa soggetto divorante, capace di muovere i fili di una deflagrazione e “seppellire” (in casa) un marito incapace di arginarla. Fuori dalla dimensione domestica, dove Ozon fa respirare la pièce di Barillet e Grédy, la Suzanne della Deneuve recupera l’aura della droga che fu, aggirando questa volta il prezzo da pagare per chi infrange l’ordine che la recintava. Non più soltanto luccicante bersaglio scopico del marito farabutto di Luchini o dell’amante fragile di Depardieu, ma costruttrice di eventi narrativi e creatrice di svolte esistenziali. È di nuovo una donna a incarnare il cinema discontinuo, singolare e inarrestabile di Ozon, vestito di oggetti che contribuiscono a creare un paesaggio domestico seducente, fatto di divani, tavoli, scrivanie, sedie, telefoni, soprammobili. E il piacere del suo cinema nasce ancora una volta dal riconoscimento del modello del cinema classico, elaborato criticamente e nostalgicamente, traboccante di pulsioni anarchiche, siparietti musicali, spettacolo della vita, teatro dello straniamento, set da melodramma e ancora poesie, canzoni, palpiti, applausi. Applausi prolungati per un giro di danza che guarda in macchina e un abbraccio che abbraccia Gérard e Catherine (Marzia Gandolfi – MyMovies)
Da un vaudeville (1980) di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy (insieme dal 1949), Ozon ha cavato una commedia riuscita, non priva di difetti (i flashback su Deneuve/Depardieu giovani, per esempio), che concilia leggerezza e psicologia, gli aggiornamenti maliziosi alla Francia di Sarkozy e i risvolti sovversivi. È, in allegria, la storia di una metamorfosi. (M. Morandini)
Ozon ha diretto un film sul ruolo della donna nella società, sulla sua emancipazione; tratto dall’opera teatrale di Barillet e Grédy, è ambientato nel 1977, ma la voglia narrativa di affrontare questo tema è venuta al regista perché “ volevo evidenziare il maschilismo che ho visto durante la campagna elettorale che ha contrapposto Sarkozy a Segolene Royale.” Da questo spunto ha realizzato un adattamento disinvolto, partendo dalla situazione della donna negli anni Settanta e sulla divisione di classe: borghesia e operai. Potiche è un allegro melodramma, che evoca il tono e la verve di certe screwball comedies, con quel tocco musicale delicato e improvviso che alletta gli occhi e allieva l’animo. A coronare un film, semplicemente squisito e spietato, una coppia stupenda, la Denueve e Depardieu, che duettano con una maestria esilarante. L’immedesimazione o l’empatia che si prova nei confronti di Suzanne è immediata, il suo personaggio regala risvolti “sovversivi” leggeri e smaglianti. Diretta già da Ozon in 8 donne e un mistero, qui aggiunge anche quel tocco di ironia superba, che si plasma su un personaggio magnifico. Potiche dimostra l’estrosa e sensibile arte di un regista, che sa passare da un genere all’altro, con amore e passione, dal dramma alla commedia, con eleganza, curiosità e scioltezza.La delicata e trascinante forza di Potiche appassiona, dai colori ai dialoghi spiazzanti, dalla forza che ogni gesto e ogni sguardo comunica, senza retorica, riuscendo sempre ad alleggerire armoniosamente la vita. (Ilaria Falcone – Nonsolocinema)

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