Cinema e lavoro – RCL Ridotte capacità lavorative

Un film di Massimo Carboni (Italia 2010)

Milano, 8.5.2020

Regia: Massimiliano Carboni – Soggetto: Alessandro Di Rienzo – Sceneggiatura: Alessandro Di Rienzo, Paolo Rossi, Massimiliano Carboni – Musiche: Gruppo Operaio – Montaggio: Sara Pazienti – Scenografia: Filippo Marranci, Barbara Carboni – Interpreti: Paolo Rossi, Emanuele Dell’Aquila, Alessandro Di Rienzo, Davide Rossi, Daniele Maraniello, Biagio Ippolito, Marcello Colasurdo – Produzione: A.M.I.-Agenzia Multimediale Italiana S.R.L. e Mauro Berardi – Distribuzione: Iris Film- Durata: 75’.

La fabbrica di Pomigliano d’Arco e il paese sono saliti agli onori della cronaca nazionale a causa del referendum interno dei dipendenti Fiat sulle nuove modalità contrattuali vincolate alla missione produttiva. Paolo Rossi è andato con una troupe in paese con un obiettivo: girare dei sopralluoghi per un film sulla classe operaia. Attraverso l’incontro con diverse personalità, Paolo ha finalmente chiaro il film che vuole fare e scrive una lettera al produttore: serve una astronave, Shakira e Nino D’Angelo che interpreta Karl Marx. Da un altro pianeta verranno a liberare la classe operaia di Pomigliano e del mondo. La produzione non può, o forse non vuole, accontentare Paolo Rossi cui non resta che una soluzione: un voto a Chaplin “Tu che con Tempi Moderni hai saputo raccontare la catena di montaggio, mandaci un’ idea buona per raccontare il lavoro in fabbrica oggi”.

Tra documentario e reportage il tentativo di raccontare il lavoro, l’ingiustizia civile, sociale e morale

LA CRITICA

La risposta di Pomigliano ad Avatar, un film che parte dalla città del conflitto per far capire cos’è oggi l’Italia, la fantascienza surreale: forse un po’ troppe aspirazioni per Ridotte capacità lavorative condotto da Paolo Rossi in uno dei luoghi conflittuali del nostro paese, spia di contraddizioni più generali. Si potrebbe piuttosto parlare di un on the road, di sopralluoghi surreali che l’attore conduce con la sua compagnia ad incontrare i personaggi chiave della città come gli operai, i protagonisti della vicenda. O come il sindaco che commenta la votazione operaia e pensa che i no sarebbero stati di meno e in quanto medico non sa bene dire cosa comporti in fatto di salute la catena di montaggio, non l’ha mai provata (come del resto neanche il suo amico della Fiom, dice). Si incontra anche il parroco (“lei mi sembra un prete sudamericano” commenta Paolo Rossi) che analizza il passaggio tra la civiltà contadina e le illusioni dell’industrializzazione, il sindacalista che tra le palazzine costruite dagli architetti razionalisti dell’epoca del fascismo parla del clima che ha montato la Fiat e il sindaco al momento del referendum, del servizio investigativo aziendale volto a scoprire chi si è opposto al piano aziendale e in particolare sui 16 impiegati (su 400) che hanno votato “no”. Il sindacalista racconta del periodo di rieducazione: sono venuti i fratelli Abbagnale per parlare che si deve avere un obiettivo da raggiungere, hanno fatto vedere Ogni maledetta domenica con Al Pacino dove facevano vedere che c’è una squadra che deve vincere per dire che gli operai devono lavorare in un certo modo. “Non avere un tono da Report” avverte Paolo Rossi a uno del suo gruppo di cineasti musicanti e dal tono disinvolto e scanzonato si vengono a sapere cose come la natura dei “Rcl”, figura particolare, i lavoratori che dopo un certo numero di anni hanno discopatie, problemi ai polsi ecc. Di solito li tolgono dalla catena e li mettono in una sede distaccata dove chiudono tutti quelli che danno fastidio sulle linee, i luoghi punitivi, una vecchia cosa che si faceva in Fiat (e non solo). (Silvana Silvestri, Il Manifesto, 10/12/2010)

La troupe del mattatore Rossi cerca ispirazione per un metafilm impossibile: invoca il nume tutelare di Chaplin ma si rende conto che questi tempi sono ben oltre il moderno. L’unico modo per raccontarli è la fantascienza. (FilmTv)

Respirando un’aria di “surrealismo civile”, Paolo Rossi interroga il sindaco (di destra), il prete (di sinistra), il sindacalista, gli operai e le loro consorti senza manipolare e senza semplificare. Lo sguardo della compagnia Brancaleone e del suo capocomico si colloca allora in un’adesione permeabile alla realtà osservata, assorbendone il ventaglio complesso di umori, tinte, sfumature. All’ombra del Vesuvio e lungo le strade, le vie e le piazze intitolate al Po, a Torino e all’Alfa, dove si consuma l’ennesimo crimine della globalizzazione, matura l’idea di girare un film di fantascienza, l’unico genere in grado di illuminare i coni d’ombra e di aderire agli incubi di un’epoca. Solo il “fantastico”, superando per sua natura ogni limite (anche cinematografico), turbando la fiducia del pensiero logico e spalancando l’intrusione dell’irrazionale, è abilitato alla messa in scena dello “strano caso” di Pomigliano d’Arco. Su un “pianeta” neanche troppo lontano un gruppo cospicuo di lavoratori si è ritrovato improvvisamente arbitro del proprio destino professionale: essere licenziato o rinunciare ai propri diritti contrattuali e costituzionali, conquistati in anni di battaglie sindacali. Il reality movie, ideato da Alessandro Di Rienzo, diretto da Massimiliano Carboni e interpretato da Paolo Rossi, offre allo spettatore la possibilità di “vedere meglio” qualche cosa che una storia finzionale o un “semplice” documentario non avrebbe potuto rivelare. Con Ridotte Capacità Lavorative siamo nel territorio della poesia mordace, che smaschera quello che c’è dietro la realtà fattuale e che di norma non ravvisiamo. Sognando il suo utopistico soggetto (Nino D’angelo affrancatore della classe operaia di Pomigliano sulle note di un “manifesto” neomelodico e nei panni di Karl Marx), Paolo Rossi è lo scatto di fantasia, l’iperbole satirica, il guizzo di indignazione e il guitto indignato che serviva al cinema italiano. Facendosi garante di una de-strutturazione parodica, l’attore-autore si prende gioco dei codici del documentario, denunciando e (di)mostrando in chiave leggera e accessibile il proibitivo sviluppo industriale promosso da Sergio Marchionne.
Amministratore delegato del gruppo Fiat e Chrysler e ridimensionatore in pullover degli stabilimenti Fiat, Marchionne vuole migliorare la competitività aziendale ed espandersi in nuovi e importanti mercati. Per favorire il piano evolutivo della Fiat vale tutto: (ri)portare la produzione della Panda da Tychy (Polonia) a Pomigliano, condannare Termini Imerese, passare ai piani B, ‘rieducare’ gli operai ai fini di migliorarne l’efficienza. La Fiom non ci sta ma vincono i sì e con quelli il desiderio di lavorare a un regime di attività rigido e spersonalizzante. Alla fine gli irriducibili e gli impediti, quelli che non si adeguano e quelli che hanno ridotte capacità lavorative, finiscono “esiliati” in un altrove che non è il paradiso ma il pianeta Lapo (Marzia Gandolfi – MyMovies)