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Cinema e lavoro – Lei mi odia

Un fim di Spike Lee (Usa 2004)

Milano, 22.1.2018

REGIA: Spike Lee SCENEGGIATURA: Spike Lee, Michael Genet FOTOGRAFIA: Matthew Libatique MONTAGGIO: Barry Alexander Brown MUSICHE: Terence Blanchard INTERPRETI: Anthony Mackie, Kerry Washington, Ellen Barkin, Monica Bellucci, Ossie Davis, Woody Harrelson, Dania Ramirez, John Turturro, Bai Ling, Q-Tip, Reynaldo Rosales, Jim Brown, Brian Dennehy, Jamel Debbouze PRODUZIONE: Spike Lee, Preston L. Holmes e Fernando Sulichin per 40 Acres & A Mule Filmworks, The Great American, Turkey Baster Company DISTRIBUZIONE: Mikado DURATA: 138 Min.

Jack è vice presidente di una delle più importanti industrie farmaceutiche del paese. Alla morte del collega Herman Schiller, amico e geniale creatore di un nuovo trattamento per l’AIDS, scopre e denuncia un giro di corruzione e di tangenti che coinvolge i suoi superiori. Solo contro tutti, perde lavoro, credibilità e sicurezza economica in un colpo. Ma proprio quando crede di non avere più speranze, Jack riceve una strana proposta: la sua ex, diventata omosessuale, è pronta ad offrirgli 5.000 dollari per aiutarla a concepire un figlio.

Film forse troppo ambizioso e lungo ma che affronta temi come quelli degli scandali finanziari (da noi era scoppiato il caso Cirio) che saranno però il tema di alcune pellicole degli anni successivi, soprattutto dopo la imminente crisi. Il film uscì nelle sale cinematografiche statunitensi incassando in totale 366.037 $ risultando così il flop più grande nella carriera del regista afroamericano.

LA CRITICA
Il personaggio dell’ultima storia, quella vera, si chiamava Frank Wills e oggi nessuno ricorda il suo nome. Eppure fu lui a beccare gli uomini di Nixon con le mani nel sacco. Poteva vender caro il suo silenzio, invece parlò, scatenò il Watergate e restò solo come un cane. La sua parabola ispira alla lontana ‘She Hate Me’, trascinante satira hard firmata Spike Lee, confinata fuori concorso pur di avere il regista in giuria. Un peccato, perché anche mettendo troppa carne al fuoco Spike impallina senza riguardi due o tre bersagli non proprio scontati, e soprattutto usa l’intero arsenale a disposizione di un filmaker, fiction e documentario, repertorio e cartoon. (…) Misoginia? Per carità: Spike se la prende con tutte le ipocrisie, politically correct in testa, figuriamoci se si ferma per queste inezie. E poi, quando dopo i 19 amplessi paralleli, arrivano le 19 doglie, tutto torna in equilibrio. Incriminato per lo scandalo aziendale e compromesso dall’amicizia col clan mafioso dei Buonasera (ha ingravidato Monica Bellucci, figlia del boss Padrino-dipendente John Turturro…), Jack ne esce infatti a testa alta. E dopo aver perdonato ex fidanzata e amante, imbastisce un affettuoso ménage a tre pur di crescere tutti insieme i figli scodellati in simultanea dalle due amanti. Denuncia o utopia, 138 minuti restano troppi. Ma a film così vitali e irridenti si perdona molto. (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 6 settembre 2004)

Dopo un capolavoro come ‘La 25esima ora’, Spike Lee dirige un film indeciso tra la satira e il pamphlet. (…) Il film svaria tra l’approccio grottesco ai problemi sessuali americani, l’apologo inferocito sugli scandali finanziari tipo Enron e l’appello alla lotta per la dignità delle minoranze: il versante da commedia è assai godibile, tutto il resto risulta un po’ logoro e forzato. Tra i quadretti di contorno spicca quello dei mafiosi, impreziosito da Turturro padrino innamorato de ‘Il padrino’ disposto a chiudere un occhio purché la figlia Bellucci possa renderlo nonno. ‘Lei mi odia’ è un film minore, ma è possibile ritrovare la mano di Lee nelle battute al vetriolo, negli sguardi assatanati delle lesbiche, negli inserti animati degli spermatozoi dell’estenuato donatore, negli scorci dell’unica metropoli idolatrata per le sue contraddizioni. (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 23 ottobre 2004)

‘Lei mi odia’ è una commedia, e un fondo satirico di osservazione graffiante del costume americano c’è, ma è stato sopravvalutato. Una commedia che si propone, ma di fatto l’attenzione si ferma alla componente pruriginosa, di tastare il polso della moralità americana trasversalmente a situazioni e ambiti che vanno dalla vita sessuale alla finanza passando per i rapporti tra le razze. (Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 22 ottobre 2004)

Spike Lee tra indignazione civile e commedia erotica. (…) L’indignazione civile, anche declamata al momento del processo in tribunale, stenta a collegarsi ai singolari giochi sessuali del protagonista quando tutte quelle donne, ostili a unioni con gli uomini, lo riducono alla stregua di uno stallone a pagamento. Sono questi giochi, difatti che, pur alternandosi a qualche polemica sociale, tendono a farsi sempre in primo piano, anche riscoprendo, per meglio spiegare e divertire, a dei disegni animati incaricati, in modo buffo, di illustrare i percorsi degli spermatozoi. Certo, si può anche sorridere, ma il buon gusto latita, anche quando gli interpreti si impegnano. Fra i più noti la nostra Monica Bellucci. (Gian Luigi Rondi, ‘Il Tempo’, 22 ottobre 2004)

Spike Lee non scivola mai nell’ovvio, anche se mette troppa carne al fuoco e fa durare i film più del necessario: questo ‘Lei mi odia’, lungo 138 minuti, con mezz’ora di meno sarebbe stato perfetto. (…) Il nesso fra la storia del perseguitato e il frenetico attivismo dell’inseminatore è labile, ma lo svolgimento è brioso. Memorabile l’imitazione di Brando che fa John Turturro. (Tullio Kezich, ‘Corriere della Sera’)

DICHIARAZIONE DEL REGISTA

All’origine del film c’è il fallimento della Enron, avvenuto nel 2002, e altre grandi aziende statunitensi come la Tyco, la WorldCom e la Halliburton. «Queste aziende rappresentano l’avidità più assoluta. Negli Stati Uniti non è più il governo che comanda, comandano le corporation. Hanno miliardi di dollari e possono pagare gruppi di pressione che fanno cambiare le leggi a loro vantaggio» (Spike Lee)

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