Cinema e lavoro – L’uomo senza passato

Milano, 5.5.2017

Regia: Aki Kaurismaki – Soggetto e sceneggiatura: Aki Kaurismaki – Fotografia: Timo Salminen – Scenografia: Markku Patila – Costumi: Minna Harkonen – Montaggio: Aki Kaurisimaki – Suono: Jouko Lumme – Interpreti: Markku Peltola, Kati Outinen, Annikki Tähti, Juhani Niemelä -Prodotto da: Pandora Filmproduktion GmbH, Pyramide Productions, Sputnik Oy, Yleisradio (YLE) Durata: 97′ Distribuzione cinematografica: Bim
Vincitore nella sezione Film in concorso del Gran premio della giuria e nella sezione Film in concorso della Palma per la miglior attrice alla 55° edizione del Festival di Cannes.

Un operaio giunge di notte in treno a Helsinki. Mentre riposa su una panchina, viene aggredito da tre delinquenti che, dopo averlo tramortito con una mazza da baseball, lo derubano e poi lo bastonano pesantemente. Portato in ospedale pare che debba morire ma malgrado l’elettrocardiogramma sia piatto, si risveglia, si sistema il naso sotto le bende, si riveste e viene ritrovato in riva del mare da due bambini figli di baraccati. Medicato e accolto da questa famiglia povera, scopre di aver perso la memoria. Trova alloggio in un altro container, per il quale deve pagare una cifra esosa ad un guardiano corrotto il quale possiede un cane che dovrebbe essere ferocissimo ma che si rivelerà invece particolarmente mansueto. Grazie all’aiuto e alla complicità di altri diseredati, si installa nel container sistemandolo alla meglio. Una sera va “fuori a cena”, alla mensa dell’Esercito della Salvezza, e si infatua di Irma, una delle volontarie. Trova così lavoro presso il magazzino dell’Esercito della Salvezza e fa conoscere alla loro band, che accompagna la distribuzione dei pasti, il Rock and roll e la musica ritmica. Casualmente, scopre che probabilmente nella sua vita passata era stato un saldatore, ma per essere assunto nel cantiere navale deve aprire un conto in banca, possibilmente “cifrato, come in Svizzera”, visto che non ricorda il proprio nome. Durante tale operazione viene coinvolto in una rapina di un imprenditore fallito e con il conto bloccato per colpa della disonestà della banca, la quale sta per chiudere i battenti. Da testimone si ritrova così in prigione, accusato per non aver fornito le proprie generalità, ma grazie alle brillanti argomentazioni dell’avvocato dell’Esercito della Salvezza, viene liberato prima che le cose finiscano male. Non appena esce, viene contattato dal rapinatore, che gli chiede di distribuire i soldi ai suoi operai che non avevano avuto gli arretrati a causa del fallimento dell’azienda. Sempre per via della rapina, la foto del nostro personaggio senza nome finisce sui giornali dove viene riconosciuta dalla moglie. Egli è pronto a tornare, suo malgrado, a quella vita che non gli appartiene più e che non riesce a ricordare, ma quando incontra la moglie scopre di essere divorziato e torna a Helsinki dalla sua amata Irma. Mentre sta rientrando nella sua baracca, viene di nuovo affrontato dai tre aggressori dell’inizio, ma questa volta gli vengono in soccorso gli altri diseredati del porto, che le suonano di santa ragione ai tre teppisti.

Con il suo classico umorismo Aki Kaurismaki, utilizza personaggi semplici per parlare del degrado sociale, della dignità umana ma anche delle capacità individuali degli esseri umani per superare le difficoltà. I colori freddi, le ambientazioni scarne e desolate raccontano di un mondo dove la solidarietà è ai margini dove quel che conta è il denaro e l’apparire.

LA CRITICA
Kaurismaki ha le doti del poeta: sottrae le parole inutili, finché non escono versi; ascolta lo spazio e il tempo finché non gli parlano intimamente, come succede nella contemplazione o tra i fumi dell’alcol (inesauribile bevitore, Aki). Essenziale e scabra, è la storia non priva d’umorismo d’un tizio che arriva in treno a Helsinki per cercare lavoro ma, picchiato, perde la memoria, diventa un baraccato e s’innamora di una dama dell’Esercito della salvezza. Il mondo dei diseredati di Chaplin è illuminato dal technicolor trompe-l’oeil di Timo Salminen, che desertifica il paesaggio suburbano e innalza le emozioni: la malinconia dell’emarginazione, il coraggio di adattamento, l’amicizia di un vicino. Per Kaurismaki la collocazione della cinepresa è un punto di vista morale sul mondo. Dopo il commovente “Nuvole” e l’estremo “Jaha” (“l’ultimo film muto del XX secolo”) si conclude una sorta di trilogia dei valori perduti con un’ esortazione al valore ritrovato: l’uomo. Due premi a Cannes. Il Giorno (6/12/2002) Silvio Danese.

Arrivato in treno a Helsinki, un personaggio chiamato nel copione M. (il bravo Markku Peltola) viene bastonato senza ragione da tre teppisti e si risveglia dal coma privo di memoria. Pian piano L’uomo senza passato trova modo di sistemarsi in una baracca con l’orto, il juke-box e il cane e si accinge a intraprendere una vita nuova come Il fu Mattia Pascal (ma si potrebbero citare ulteriori precedenti: Siegfried di Giraudoux, Il viaggiatore senza bagagli di Anouilh). La differenza è che nel film di Aki Kaurismäki (un successo plebiscitario a Cannes, coronato dal premio della giuria) la creazione dell’«uomo nuovo» non rappresenta un progetto eccentrico e provocatorio, come nel romanzo di Pirandello, ma un tentativo di sopravvivenza. Su Le Figaro Dominique Borde ha scritto: «I marxisti pensavano: non potendo cambiare l’uomo, cambiamo il mondo. Kaurismäki rovescia il postulato: cambiamo l’uomo e miglioreremo il mondo». Però su questo punto il finlandese è scettico, come si legge in un’intervista a Positiv: «Nel mondo non vedo nessun avvenire». Amabile e graffiante nel suo anarchismo, ammiratore dichiarato dell’opera di Frank Capra, l’autore si esprime nelle forme della commedia e indica una via di salvezza nel sentimento di lealtà che lega reciprocamente i perdenti. Gli vanno bene anche gli inni dell’Esercito della salvezza, purché i suonatori, dei quali M. diventa il manager, imparino ad eseguirli a ritmo di rock and roll. Militante nella schiera benefica (e qui c’è forse un ricordo di Il maggiore Barbara di G.B. Shaw) appare Irma (ovvero l’intensa Kati Outinen). Lo smemorato ne fa la propria compagna e proprio quando tutto sembra aggiustarsi il passato ritorna tramite l’incontro con lo strano rapinatore di una banca. Si tratta di un piccolo industriale fallito, che prima di suicidarsi affida i denari della refurtiva al protagonista perché li distribuisca in forma di risarcimento ai suoi dipendenti. Nel frangente M. scopre di avere moglie e si sente dolorosamente in obbligo di lasciare Irma e tornare a casa. Per suo e nostro conforto, di scoperta in scoperta, cambierà idea. Fra le curiosità di L’uomo senza passato, che per il classico equilibrio del racconto costituisce un punto d’arrivo del cinema d i Kaurismäki, c’è da mettere la presenza nella parte del comandante dell’Esercito della salvezza di Annikki Tahti. Popolarissima in Finlandia, la cantante si esibisce nel suo cavallo di battaglia, Ricorda Monrepos, un’evocazione della Carelia persa durante la Seconda guerra. È un tocco bizzarro, come se un regista italiano in vena di nostalgie patriottiche recuperasse il motivo di Vola colomba. Corriere della Sera (7/12/2002) Tullio Kezich