“Essere oggi all’Università Cattolica non è solo un onore, ma anche un’emozione profonda: da qui sono passate personalità che hanno segnato la vita sociale del nostro Paese, a partire da Mario Romani, tra i padri fondatori della nostra CISL” – così Fabio Nava – Segretario Generale della CISL Lombardia, intervenuto ieri alla presentazione del percorso formativo per dirigenti sindacali “Co.Lab – Lavoro, Diritti e Mercati” organizzato dalla FEMCA CISL Lombardia in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano. “Parlare di formazione sindacale in questo luogo significa, quindi, riallacciare un filo che unisce idealmente la nostra storia al futuro che siamo chiamati a costruire. E allora, andando al cuore del tema, è importante ricordare che la formazione non è un automatismo e diventa davvero un motore di crescita solo se è pensata, scelta e soprattutto vissuta con responsabilità. Per questo, a mio avviso, la formazione deve essere innanzitutto educazione alla rappresentanza: significa sapere di avere un mandato, conoscerne i confini, rispettare le regole condivise negli organismi democratici, e non quelle improvvisate sui social. Ma vuol dire anche imparare l’arte dell’ascolto: un dirigente che non sa ascoltare le persone che rappresenta, le loro paure e le loro speranze, è un dirigente che non sa guidare. Il sindacato è, prima di tutto, una scuola di umanità e di intelligenza emotiva. Solo così possiamo crescere dirigenti capaci di governare il cambiamento senza paura, evitando quella tentazione sempre presente di rifugiarsi nella zona di comfort. Viviamo infatti un tempo in cui tutto corre a grande velocità: il lavoro, le transizioni tecnologiche e ambientali, le crisi geopolitiche. In questo contesto serve una formazione solida, che dia strumenti reali per interpretare ciò che accade e che aiuti a tenere insieme testa, cuore e mani. Pensiamo, ad esempio, ai lavoratori delle piattaforme digitali: chi è il loro datore di lavoro? Una persona? Un algoritmo? E, soprattutto, come si contratta con un algoritmo? Sono domande che ci obbligano a guardare con occhi nuovi il mondo del lavoro e rendono evidente quanto sia necessario investire in conoscenze aggiornate, competenze nuove e strumenti adeguati. E qui il titolo di questo percorso – Co.Lab – diventa un programma: collaborare, co-laborare, imparare a leggere insieme le trasformazioni per non subirle. Ecco perché abbiamo bisogno delle università. Ma, lasciatemelo dire, anche l’università ha bisogno del sindacato. Nonostante tutte le sue complessità, il sindacato resta un osservatorio privilegiato: conosce da vicino i territori, le dinamiche produttive, le condizioni sociali e i dati economici delle persone. Se mettiamo insieme la capacità analitica accademica e l’esperienza concreta del sindacato, possiamo davvero costruire una classe dirigente preparata, non ideologica, capace di stare al passo con i tempi e, soprattutto, capace di tenere insieme competenza e prossimità alle persone. Allo stesso modo, la formazione deve diventare anche politica dei quadri. Non possiamo ignorare che abbiamo bisogno di competenze nuove sulle dimensioni organizzative e gestionali, una responsabilità che richiede preparazione, visione e capacità di governo. La leadership di cui abbiamo bisogno non è quella di chi occupa da solo il centro della scena, ma quella che genera fiducia diffusa, valorizza i giovani, mette in rete le diverse energie dell’organizzazione. Non siamo qui per formare singoli “eroi solitari”, ma per costruire una leadership diffusa, fedele al mandato delle persone, capace di lavorare in squadra e di generare fiducia nei luoghi di lavoro e nei territori. Se affrontiamo tutto questo con coraggio e unità, possiamo davvero realizzare ciò che il nostro Statuto indicava già tanti anni fa: nell’articolo 2 erano stati scritti concetti straordinariamente attuali – la centralità della persona, la dimensione comunitaria, la collaborazione con le forze intellettuali e morali del Paese, la formazione come strumento di emancipazione e responsabilità democratica. Quelle parole oggi ci chiedono di non accontentarci di mantenere l’esistente, ma di generare futuro. Studiare è fatica, è vero, ma è una fatica che porta frutto. È la fatica buona di chi non si rassegna al “si è sempre fatto così” e sceglie di rimettersi in gioco, di aggiornarsi, di non vivere di rendita. Oggi più che mai abbiamo il dovere di raccogliere questa sfida: il Paese ha bisogno di dirigenti che non smettano mai di imparare – a leggere i numeri, a capire i processi, ma anche a guardare negli occhi le persone. In fondo, questo è il senso di Co.Lab: imparare a cambiare il lavoro e la società non da soli, ma insieme. E la CISL, insieme all’Università Cattolica, vuole continuare ad essere una palestra viva di questa responsabilità“






