Venerdì 19 dicembre 2025, presso il Relais & Spa Castello di Casiglio a Erba, in provincia di Como, si è tenuto il Consiglio Direttivo SLP CISL Lombardia, alla presenza del Segretario Generale Regionale Fabio Nava, che in apertura ha dichiarato: «grazie davvero per l’invito, stare con voi è sempre una grandissima gioia e occasione per rinsaldare una vicinanza e una stima reciproca che ha radici profonde: questi non sono appuntamenti formali, ma momenti veri di confronto e di ascolto».
Persone prima: qui si capisce la forza di un sindacato
Nava ha messo subito a fuoco un dettaglio che, in realtà, è una misura di serietà: «quando un Consiglio Generale parte ricordando chi ha costruito il cammino, chi non c’è più, e lo fa non per rito ma con la sincerità e la sensibilità mostrata, si percepisce qualcosa di diverso. Si percepisce una comunità sindacale coesa e fraterna», perché la forza non nasce dai titoli, nasce dal riconoscimento, dalla capacità di dire: “nessun risultato arriva da solo, e nessuno è invisibile o solo”.
Il ruolo non può diventare distanza
Poi un passaggio netto, molto concreto: «in questi momenti ascolto, prendo appunti, torno a casa e poi rifletto. È anche il modo per ricordarsi che quando hai un ruolo come il nostro il rischio di allontanarti dalla realtà è sempre dietro l’angolo». È una frase che parla a chi lavora, a chi rappresenta, a chi guida: stare con i piedi per terra non è modestia, è metodo, è scelta, è il modo in cui il sindacato si manifesta concretamente utile.
Il mondo entra nelle buste paga: geopolitica e lavoro oggi sono la stessa storia
Nava ha legato il lavoro al tempo che viviamo, senza retorica: «la politica sindacale oggi non può vivere in una stanza separata. Non possiamo pensare che ciò che accade nel mondo non ci riguardi». Guerre, tensioni internazionali, nuove competizioni tra potenze non restano “in TV”: arrivano nei costi dell’energia, nelle filiere, nei prezzi, nella sicurezza, nelle scelte industriali. E quindi arrivano anche nella vita delle famiglie. Nei portafogli delle persone che rappresentiamo. Ha poi richiamato due illusioni che si sono rotte: «ci eravamo illusi che, prima o poi, la globalizzazione avrebbe fatto stare meglio tutti. In realtà i Paesi poveri sono rimasti poveri, e quelli ricchi sono diventati ancora più ricchi. Questo è un fallimento collettivo che dobbiamo avere il coraggio di riconoscere. Avevamo pensato che, con la fine del secondo conflitto mondiale, mai più le guerre avrebbero potuto bussare alle porte dei nostri confini o che semmai lo avessero fatto avrebbero lambito terre a noi ben distanti. Beh, non è stato così».
Europa: non uno slogan, una necessità
Sul ruolo dell’Europa Nava è stato chiaro: «quando parlo di un possibile riarmo non parlo di forza di guerra, parlo di forza di deterrenza, di difesa». Perché oggi nessun Paese, da solo, è davvero in grado di proteggere sé stesso. Ma il punto, ha aggiunto, è più profondo: «sotto attacco non c’è solo un territorio, ma un modello: il modello liberal-democratico dentro cui l’Europa è cresciuta». E quel modello, per il sindacato, significa cose tangibili: welfare, diritti sociali, sicurezza, dignità del lavoro. Difenderlo vuol dire difendere la vita concreta.
Pace e solidarietà: la coerenza si misura coi fatti
Nava ha ricordato l’impegno della CISL nella solidarietà: «oltre 600.000 euro raccolti e destinati alla Croce Rossa, risorse che arrivano davvero dove servono». E ha dato voce a un sentimento che molti riconoscono: «a un certo punto non bastava più. Lo percepivo parlando con i giovani, con le famiglie: c’era il bisogno di capire, di riflettere, di provare a incidere». Da qui la Maratona della Pace: non un gesto simbolico, ma una scelta di cittadinanza. «È stata un modo di essere sindacato e insieme cittadini».
Partecipazione: la risposta riformista alla crisi
Il cuore del messaggio è arrivato qui: partecipazione. «Noi continuiamo a parlarne perché per noi non è uno slogan, è un modello». Un modello che non si improvvisa e non è “uguale per tutti”: «non esiste una formula unica, esistono forme diverse di partecipazione che devono entrare nella vita quotidiana delle imprese». Nava ha ricordato esperienze già presenti in Lombardia: dove la partecipazione è reale, migliora il clima, calano conflitti e assenze, cresce la capacità di redistribuire valore. E la direzione è chiara: «la partita non è finita: è appena iniziata. Ora dobbiamo portare la partecipazione nei contratti, nei tavoli istituzionali, nelle politiche territoriali».
Il riformismo è il tempo lungo delle soluzioni
In chiusura, un messaggio semplice e impegnativo: «riformista non significa scegliere la strada più facile o più veloce. Significa avere la pazienza di costruire soluzioni, di lavorare nel tempo lungo, di ascoltare, di tornare più volte sullo stesso problema». È una promessa di stile prima che di parole: radicati nelle persone, concreti nelle scelte, responsabili nel tempo che viviamo.



