
L’analisi svolta dal Future of Jobs Report 2025, presentato al Forum di Davos
I mercati del lavoro sono in continua trasformazione, anche in Europa, e le cause sono piuttosto evidenti: dalla transizione digitale e tecnologica ai fattori ambientali, fino alle questioni demografiche. Ne conseguono profondi cambiamenti nelle professioni, con nuove mansioni in costante aumento e altre destinate a essere ridimensionate. Un’analisi in merito è contenuta nel Future of Jobs Report 2025, presentato in occasione del World Economic Forum (Wef) di Davos. Si tratta di un Rapporto basato su interviste ai responsabili di oltre un migliaio di aziende in tutto il mondo, che rappresentano 22 settori industriali e più di 14 milioni di lavoratori, con l’obiettivo di sondare gli andamenti del mercato del lavoro e avere un quadro di come le organizzazioni imprenditoriali si attendono l’evoluzione nei prossimi 5 anni.
Entro il 2030 cambierà il 39% delle competenze richieste
I datori di lavoro prevedono che il 39% delle competenze chiave richieste nel mercato del lavoro cambierà entro il 2030. Si prevede che l’ampliamento dell’accesso digitale sarà la tendenza più trasformativa, sia per le tendenze tecnologiche che in generale, con il 60% dei datori di lavoro che si aspetta trasformazioni della propria attività entro il 2030. È facile intuire come ad influenzare le aziende nel prossimo futuro, anche secondo la loro percezione, sarà soprattutto l’evoluzione tecnologica, in particolare connessa all’intelligenza artificiale ed elaborazione delle informazioni (86%), alla robotica e automazione (58%), e alla generazione, stoccaggio e distribuzione di energia (41%). Si tratta di tendenze che avranno un effetto divergente sui posti di lavoro, osserva il Rapporto, guidando sia i ruoli in più rapida crescita che quelli in più rapido declino e alimentando la domanda di competenze correlate alla tecnologia, tra cui intelligenza artificiale e big data, reti e sicurezza informatica e alfabetizzazione tecnologica, che si prevede saranno le competenze in più rapida crescita.
Gli sviluppi e le tendenze della transizione verde, compresi gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio e adattarsi alla crisi climatica, porteranno però anche ad un aumento dei lavori agricoli con una «crescita che creerà 34 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2030», che si andranno ad aggiungere ai circa 200 milioni di braccianti agricoli di oggi. E anche in questo settore l’ampliamento dell’accesso digitale e le nuove tecnologie contribuiranno alla crescita della professione. Si prevede poi che i «ruoli di lavoro in prima linea» registreranno la crescita maggiore in termini assoluti: oltre ai braccianti agricoli, quindi, autisti di consegne, operai edili, venditori e lavoratori dell’industria alimentare. È prevista anche una crescita significativa dei lavori dell’economia dell’assistenza, come infermieri, assistenti sociali e consulenti e operatori per l’assistenza personale, insieme ai ruoli dell’istruzione e formazione. I cali maggiori dovrebbero invece riguardare i lavori impiegatizi e di segreteria.
Previsti 78 milioni di nuovi posti di lavoro
Il Future of Jobs Report ritiene che la creazione e la distruzione di posti di lavoro entro il 2030 dovute alla trasformazione strutturale del mercato del lavoro ammonteranno al 22% dei posti di lavoro totali odierni. Si prevede che questo comporterà la creazione di nuovi posti di lavoro equivalenti al 14% dell’attuale occupazione totale, pari a 170 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, questa crescita dovrebbe essere compensata dallo spostamento dell’8% (cioè 92 milioni) dei posti di lavoro attuali, con una conseguente crescita netta del 7% dell’occupazione totale, il che equivale a 78 milioni di posti di lavoro nel prossimo quinquennio.
Mentre il numero di posti di lavoro globali è previsto in crescita entro il 2030, le differenze di competenze esistenti ed emergenti tra ruoli in crescita e in declino potrebbero aggravare le lacune di competenze esistenti. Centrale dunque sarà il ruolo dell’aggiornamento, della formazione e della riqualificazione dei lavoratori. Secondo i dati del Rapporto, infatti, circa il 60% della forza lavoro mondiale avrà bisogno di formazione entro il 2030. I datori di lavoro interpellati prevedono che il 29% di questi lavoratori potrebbe essere aggiornato nei ruoli attuali, il 19% aggiornato e riassegnato in altri ruoli all’interno della loro organizzazione, mentre l’11% difficilmente riceverebbe la riqualificazione o l’aggiornamento necessari, con prospettive di impiego quindi sempre più a rischio. Dal momento che le lacune di competenze sono considerate il più grande ostacolo alla trasformazione aziendale, l’85% dei datori di lavoro intervistati prevede di dare priorità all’aggiornamento delle competenze della propria forza lavoro, con il 70% che prevede di assumere personale con nuove competenze, il 40% che pianifica di ridurre il personale man mano che le competenze diventano meno rilevanti e il 50% che pianifica di far passare il personale da ruoli in declino a ruoli in crescita
Competenze legate alla qualità del lavoro
Il Future of Jobs Report 2025 mostra «la necessità di un’azione dell’Ue per realizzare un piano per lavori di qualità» sostiene la Confederazione europea dei sindacati (Ces), secondo cui «le transizioni verdi e digitali hanno reso ancora più importante che i datori di lavoro collaborino con i sindacati per anticipare e gestire il cambiamento e garantire che i lavoratori ricevano adeguata formazione». Una ricerca dell’European Trade Union Institute (Etui) evidenzia come le carenze siano causate dalla scarsa qualità dei posti di lavoro, con le industrie in maggiori difficoltà a reclutare lavoratori che pagano in media il 9% in meno rispetto a quelle meno colpite dalla carenza di manodopera. «Aumentare la qualità del lavoro, gli stipendi e la contrattazione collettiva devono far parte del piano per la competitività europea» sostiene la segretaria generale della Ces, Esther Lynch, secondo la quale «è essenziale garantire che i lavoratori siano formati e anche che le aziende offrano stipendi e condizioni che consentano loro di attrarre e mantenere la forza lavoro di cui hanno bisogno». In una lettera sul Competitiveness Compass, la Ces ha chiesto alla Commissione europea di presentare nella prima metà di quest’anno un pacchetto che includa iniziative legislative, investimenti e programmi d’azione per garantire lavori di alta qualità in ogni settore e in ogni regione.