
Il Rapporto annuale di Oxfam evidenzia un aumento di povertà e disuguaglianze
«Il mondo è tristemente contraddistinto da povertà e disuguaglianze persistenti che vanno istituzionalizzandosi. L’area della fragilità economica e sociale si sta drammaticamente ampliando». È un’amara costatazione della situazione globale, quella contenuta nel Rapporto Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata che l’organizzazione internazionale Oxfam ha presentato, come di consueto, in occasione del World Economic Forum (Wef) di Davos. Il fatto che la presentazione del Rapporto coincida quest’anno con l’insediamento della nuova amministrazione Trump e la sua retorica su un ipotetico nuovo “ordine” mondiale, poi, non fa che accrescere le preoccupazioni. Ma disuguaglianze e affermazione di approcci sovranisti non sono fenomeni disgiunti, secondo l’analisi del Rapporto. La precarizzazione economica e le sempre più scarse aspettative di migliorare le condizioni di vita, per ampie fasce della popolazione, portano infatti a una «marginalizzazione che non è solo socio-economica, ma anche culturale» osserva Oxfam, secondo cui l’incapacità del sistema economico-politico di garantire pari opportunità e dignità, «fa da incubatore di disperazione, frustrazione e rabbia». Una condizione che, sempre più spesso, si manifesta «con il distacco dalla vita pubblica, il non voto o l’adesione a proposte politiche che cercano consenso creando artificiali contrapposizioni tra forme di emarginazione o prodigandosi nell’imprenditoria della paura».
Aumentano le ricchezze di pochi
Secondo il Rapporto, la ricchezza dei miliardari è cresciuta nel 2024 di 2.000 miliardi di dollari, in termini reali, il che equivale a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno e soprattutto è avvenuto a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Il numero dei miliardari è aumentato di 204 unità, al ritmo di quasi 4 nuovi miliardari ogni settimana. Il patrimonio di Elon Musk, il più ricco al mondo, è cresciuto del 31% in 12 mesi, superando i 330 miliardi di dollari, osserva Oxfam, mentre la ricchezza netta di Mark Zuckerberg – che con 198,7 miliardi di dollari occupa il 4° posto nella classifica dei più ricchi – ha conosciuto l’aumento più marcato su base annua (+69%) nella top-10 dei miliardari. «Per accumulare la ricchezza di uno dei 10 miliardari più ricchi al mondo non sarebbe bastato risparmiare 1.000 dollari al giorno a partire dai tempi per cui i ritrovamenti fossili confermano la presenza del genere Homo (315.000 anni fa)» scrive a titolo esplicativo il Rapporto, aggiungendo che «se uno dei 10 miliardari più ricchi al mondo vedesse evaporare il 99% della propria ricchezza, rimarrebbe comunque miliardario».
Oltre un terzo di questa ricchezza (36%) è ereditata, un livello record destinato ad aumentare secondo Oxfam, che segnala come la quota di ricchezza dei nuovi miliardari derivante da eredità abbia superato quella attribuibile ad attività imprenditoriali.
Il numero di persone che vivono in povertà, con meno di 6,85 dollari al giorno, è invece rimasto pressoché invariato rispetto al 1990 e comprende circa il 44% dell’umanità, proporzione quasi uguale (45%) a quella della ricchezza netta del pianeta posseduta dall’1% più ricco della popolazione mondiale. Il ritmo con cui si sta riducendo la povertà estrema si è fortemente ridotto negli ultimi anni, tanto che la Banca Mondiale prevede decenni per eradicare la povertà estrema (chi non dispone di più di 2,15 dollari al giorno) e più di un secolo per portare l’intera popolazione del pianeta sopra la soglia di povertà di 6,85 dollari al giorno. Tra il 2013 e il 2019 si stima che 150 milioni di persone siano uscite dalla povertà estrema, un numero che per il periodo 2024-2030 è stimato solo intorno ai 69 milioni, cosa che dovrebbe portare il numero dei poveri globali dagli attuali 700 milioni a 622 milioni di persone, cioè il 7,3% della popolazione mondiale. «Se le proiezioni si confermassero, verrebbe vanificato l’obiettivo di eradicazione entro il 2030 della povertà estrema stabilito nell’Agenda 2030» osserva Oxfam.
Ragioni evidenti, soluzioni difficili
Il crescente squilibrio economico tra Paesi e all’interno di essi è influenzato anche da una governance mondiale totalmente sbilanciata. Come indica il Rapporto di Oxfam, infatti, i Paesi europei e quelli del Nord globale occupano il 47% dei seggi nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonostante rappresentino solo il 17% della popolazione mondiale, mentre i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che insieme rappresentano il 73,5% delle vendite di armi a livello globale, possono bloccare qualsiasi risoluzione dell’Assemblea Generale, limitando la capacità del Sud del mondo di influenzare le decisioni. Inoltre, la maggior parte delle agenzie di sviluppo internazionali si trovano nel Nord globale e solo il 19,2% dei fondi e dei programmi dell’Onu di ricerca e formazione hanno sede nel Sud del mondo, così come sono riservate a rappresentanti dei Paesi del Nord molte posizioni apicali delle varie agenzie. Il sistema economico mondiale continua poi a riflettere disparità dell’era coloniale, «un sistema che favorisce un massiccio e continuo trasferimento di ricchezza dal Sud al Nord» osserva Oxfam. Molti Paesi si sono affrancati dalle potenze coloniali con economie deboli, chiedendo prestiti che hanno innescato la crisi del debito: tra il 1970 e il 2023, i governi del Sud del mondo hanno pagato 3,3 trilioni di dollari in interessi ai creditori occidentali e il debito globale ha oggi superato il livello record di 307.000 miliardi di dollari. Grandi società multinazionali, poi, dominano le catene di approvvigionamento globali, beneficiando di crescenti profitti e perpetuando la dipendenza, lo sfruttamento e il controllo attraverso i mezzi economici. Oxfam stima che il Nord globale sia in grado di “estrarre” ogni anno quasi 1.000 miliardi di dollari dal Sud del mondo, situazione che porta all’1% più ricco nel Nord globale 30 milioni di dollari ogni ora. Per quanto concerne lo sfruttamento dei lavoratori del Sud del mondo da parte del Nord globale, poi, è stimato in 826 miliardi di ore di lavoro non retribuito nel solo 2021, equivalenti a 16.900 miliardi di euro non corrisposti ai lavoratori del Sud globale.
«Un mondo radicalmente più equo è la chiave per porre fine alla povertà, per garantire a tutti un cammino di vita dignitoso e per proteggere e preservare il nostro pianeta» sostiene Oxfam, ma le attuali tendenze economiche e politiche diffuse in gran parte del pianeta non sembrano andare affatto in questa direzione.