Euronote giugno 2025 | Sindacati attori nella costruzione della pace

Il Forum Internazionale per la Pace esorta tutti all’impegno civile e pacifista

«Mentre loro si preparano alla guerra, noi dobbiamo prepararci a lavorare per la pace», con questa forte motivazione si è svolto nei giorni 23-24 giugno scorsi a Bruxelles il Forum Internazionale per la Pace, organizzato da reti e gruppi della società civile e pacifista europea con l’obiettivo di «dar vita a un movimento globale sostenuto da una visione comune di dialogo, diplomazia e uguaglianza sovrana tra le nazioni».

L’iniziativa ha volutamente fatto riferimento al cinquantesimo anniversario degli Accordi di Helsinki, cioè alla prova di dialogo che si svolse nell’estate del 1975 tra 35 Paesi, compresi Usa e Urss oltre a tutti i Paesi europei, che rappresentò un momento importante per il miglioramento delle relazioni internazionali e la riduzione delle tensioni della Guerra Fredda. Soprattutto, il Forum per la Pace si è svolto in concomitanza con il Vertice Nato dell’Aia, dove i 32 Stati membri hanno concordato, con l’unica voce contraria della Spagna, l’aumento delle spese militari nazionali al 5% del Pil entro il 2035, cioè di fatto un raddoppio della spesa per armamenti già enorme dell’Alleanza atlantica. Tra le priorità annunciate dal Forum, infatti, c’è appunto l’intenzione di «costruire una coalizione che si opponga all’aumento della spesa militare sulle due sponde dell’Atlantico», oltre che di sviluppare nuove strategie diplomatiche per la risoluzione dei conflitti e molto altro: «Sfidare la narrazione di una nuova Guerra Fredda che cerca di dividere il mondo in blocchi inconciliabili; promuovere politiche di assistenza pubblica e di benessere, non di guerra, per realizzare la giustizia sociale ed economica; ridare vita al movimento per il disarmo nucleare tra tutte le potenze nucleari; rinnovare i principi degli Accordi di Helsinki in occasione del loro 50° anniversario».

La pace è anche giustizia sociale

«Oggi siamo qui perché il mondo è a un bivio. Guerra, autoritarismo, collasso ambientale, disuguaglianza economica e l’erosione delle norme democratiche convergono nel minacciare l’idea stessa di pace così come la conosciamo. In ognuna di queste crisi, sono i lavoratori a soffrire di più. Che sia in Ucraina o a Gaza, i lavoratori pagano il prezzo della guerra con le loro vite, comunità distrutte e futuri rubati» ha detto la segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Esther Lynch, intervenendo al Forum Internazionale per la Pace. Secondo la rappresentante dei sindacati europei, la pace non è solo il silenzio delle armi e l’assenza di violenza, ma è anche giustizia sociale, presenza dei diritti e capacità di vivere senza paura, con dignità, in sicurezza: «Valori che difendiamo, non solo nelle sale riunioni e nei luoghi di lavoro, ma nelle zone di guerra, nei campi profughi, nei parlamenti e nelle strade». Per questo la Ces ha lanciato l’iniziativa “Sindacati per la Pace”, un’azione guidata dai sindacati affiliati che si fonda sui principi di solidarietà, dialogo e giustizia sociale, al fine di essere non solo negoziatori ma anche costruttori di pace. La segretaria generale della Ces ha poi spiegato qual è il ruolo dei sindacati nel perseguimento della pace: «La pace senza giustizia sociale è insostenibile. La democrazia senza lavoro dignitoso è fragile. La ricostruzione senza la voce dei lavoratori fallirà sempre. Sappiamo dalla storia – dal Sudafrica all’Irlanda del Nord, dalla Colombia ai Balcani – che i sindacati hanno contribuito a colmare le divisioni, sostenuto accordi di pace e svolto un ruolo fondamentale nella riconciliazione nazionale. Lottiamo per il lavoro, certo, ma lottiamo anche per l’inclusione, la coesione e la dignità umana. Uniamo le persone al di là di confini etnici, religiosi e politici. Promuoviamo la negoziazione contro la violenza, il dialogo contro le divisioni e la speranza contro l’odio. E sappiamo che quando i servizi pubblici sono solidi, quando il lavoro è dignitoso, quando i diritti sono rispettati, è meno probabile che il conflitto prenda piede». Osservando come non sempre tutte le organizzazioni sindacali siano d’accordo su ogni questione geopolitica, Lynch ha sottolineato però l’importanza dell’unità sindacale sui principi basilari per la pace: «Giustizia sociale e inclusione, rispetto dei diritti umani e del lavoro, multilateralismo e diritto internazionale, e un riequilibrio delle risorse, dalla militarizzazione a significativi investimenti pubblici. Rifiutiamo l’idea che il futuro dell’Europa debba essere costruito solo sulla preparazione militare. L’Ue ha una politica di sicurezza e difesa, sì. Ma dov’è la politica di pace? Dov’è l’investimento nella diplomazia, nella ricostruzione, nel dialogo? Deve esserci anche una narrazione di pace europea, e i sindacati devono contribuire a plasmarla».

Un movimento per trasformare la solidarietà in pace

L’iniziativa dei Sindacati per la Pace, ha poi spiegato la segretaria generale della Ces, si fonda su alcuni obiettivi concreti: difendere il diritto di organizzarsi negli Stati fragili e colpiti da conflitti; promuovere il coinvolgimento dei sindacati nella prevenzione e mitigazione dei conflitti; rafforzare la capacità di allerta precoce in modo che i sindacati possano agire prima che le crisi si aggravino; fornire ai sindacati gli strumenti per partecipare alla risposta alle emergenze; sostenere la ripresa a lungo termine, affinché la ricostruzione crei buoni posti di lavoro e dia potere alle comunità; costruire la resilienza, rendendo i sindacati attori centrali nel sostenere la pace e la transizione democratica. Al fine di supportare i sindacati in questi sforzi, saranno creati una rete di Ambasciatori del Lavoro di Pace e un Centro Europeo per la Pace, «per coordinare l’impegno dei sindacati nei processi di pace, nella ricostruzione e nello sviluppo inclusivo». Chiedendo che le condizionalità sociali siano applicate a tutti gli investimenti pubblici nelle zone di conflitto, ed esortando l’Ue a sviluppare una politica di pace «che dia priorità alla diplomazia, allo sviluppo e alla coesione sociale, non solo alla spesa per la difesa», la Ces lancia un appello a ogni sindacato e a ogni attivista affinché porti la propria esperienza e il proprio impegno per costruire un movimento che trasformi la solidarietà in pace. La pace non è un lusso, è un diritto e una responsabilità, ha affermato la rappresentante dei sindacati europei, concludendo: «Siamo qui perché crediamo che un altro mondo sia possibile: un mondo in cui la pace si costruisce dal basso, in cui i lavoratori non sono danni collaterali ma agenti di cambiamento e in cui il dialogo sconfigge la divisione».