
I sindacati europei commentano le proposte avanzate dalla rieletta von der Leyen
Con 401 voti favorevoli, 284 contrari e 15 astensioni, il nuovo Parlamento europeo formatosi dopo le elezioni europee del 6-9 giugno ha approvato la conferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, in carica dal 2019, che si accinge così ad affrontare un secondo mandato consecutivo come in passato era successo solo a Jacques Delors (1985-1995) e José Manuel Barroso (2004-2014).
A favore della rielezione della presidente dell’esecutivo dell’Ue si sono espressi i gruppi politici che l’avevano sostenuta nel primo mandato, cioè Partito Popolare europeo, Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e Renew Europe, ai quali si è aggiunto il gruppo dei Verdi/Ale, che ha permesso di raggiungere una solida maggioranza.
Ora la presidente confermata chiederà agli Stati membri di indicare i candidati commissari, «un uomo e una donna per ogni Paese» ha dichiarato, tra i quali saranno selezionati i 26 componenti della nuova Commissione che saranno quindi sottoposti al vaglio dell’Europarlamento entro il prossimo autunno, così che il primo dicembre la Commissione von der Leyen-bis possa iniziare il suo mandato quinquennale.
«L’Europa si trova ora di fronte a una scelta chiara. Una scelta che plasmerà il nostro lavoro per 5 anni e definirà il nostro posto nel mondo per i prossimi 50. La scelta dipende se saremo modellati dagli eventi e dal mondo che ci circonda o se ci uniremo e costruiremo il nostro futuro per noi stessi. (…) L’Europa non può fermare il cambiamento, ma può scegliere di accoglierlo investendo in una nuova era di prosperità e migliorando la qualità della nostra vita» ha detto all’aula europarlamentare la presidente delle Commissione dopo la sua rielezione, annunciando che «la prima priorità sarà la prosperità e la competitività», mantenendo la rotta sulla nuova strategia di crescita e sugli obiettivi prefissati per il 2030 e il 2050 «perché l’Europa si sta decarbonizzando e industrializzando allo stesso tempo» e i giovani sanno che si devono conciliare la protezione del clima con un’economia prospera, perciò «non si tratta solo di una questione di competitività, ma anche di equità intergenerazionale».
In materia sociale von der Leyen ha sottolineato i «passi avanti storici» compiuti sul pilastro dei diritti sociali, «dal salario minimo alla prima garanzia per l’infanzia», ma ha anche osservato come siano emerse nuove sfide, «dall’impatto dell’intelligenza artificiale alla salute mentale sul lavoro e ai nuovi fattori di povertà». Per questo servirà un nuovo piano d’azione per l’attuazione del pilastro: «Dobbiamo garantire transizioni eque e buone condizioni di lavoro per i lavoratori dipendenti e autonomi. E cruciale a tal fine è il dialogo sociale, il segno distintivo della nostra economia sociale di mercato». Così, ha aggiunto la presidente della Commissione, «lavoreremo per aumentare la contrattazione collettiva e rafforzare il dialogo sociale europeo. E affronteremo le questioni che gli europei sentono maggiormente nella loro vita quotidiana».
«Ora servono impegni legislativi» secondo la Ces
«Le promesse sociali devono però essere convertite in direttive, con i finanziamenti necessari per trasformarle in realtà» sostiene la Confederazione europea dei sindacati (Ces), chiedendo alla presidente delle Commissione di impegnarsi a rendere concrete le azioni a favore dei lavoratori espresse a parole. La Ces e suoi affiliati chiedono quindi iniziative in questi settori: «Stiamo cercando un incontro per discutere e ottenere chiarezza su come queste proposte promesse verranno attuate nella pratica» rendono noto i sindacati europei.
Le linee guida politiche annunciate da Ursula von der Leyen, spiegano i responsabili della Ces, includono vari impegni positivi. Ad esempio, una «tabella di marcia per lavori di qualità» che «sosterrà salari equi e buone condizioni di lavoro (…), in particolare aumentando la copertura della contrattazione collettiva». Poi «iniziative che esaminano l’impatto della digitalizzazione sul mondo del lavoro, dalla gestione dell’intelligenza artificiale al telelavoro e all’impatto di una cultura “sempre attiva” sulla salute mentale delle persone». E ancora, la presidente della Commissione ritiene necessario «garantire una transizione giusta per tutti» aumentando i finanziamenti per una transizione giusta nel prossimo bilancio a lungo termine. È prevista inoltre la nomina di un commissario le cui responsabilità includeranno l’edilizia abitativa per affrontare il diffuso problema della casa, secondo quanto annunciato da von der Leyen, sarà quindi presentato «il primo piano europeo per gli alloggi accessibili», oltre che una «politica industriale per posti di lavoro di qualità» e una «revisione della direttiva sugli appalti pubblici».
Tutte buone intenzioni alle quali dovranno però seguire azioni concrete, affermano i sindacati europei. «L’Europa deve urgentemente porre fine all’esplosione dell’insicurezza economica che ha impedito a milioni di lavoratori di avere una vita dignitosa e ha causato l’ascesa dell’estrema destra alle elezioni europee» sostiene la segretaria generale della Ces, Esther Lynch, osservando che «fornire finanziamenti adeguati e una direttiva per una transizione giusta nel mondo del lavoro sarebbe anche un modo efficace per trasformare le paure sulle transizioni verde e digitale in nuovi posti di lavoro di qualità». Ma, ha aggiunto Lynch, «le parole non bastano e i lavoratori hanno bisogno di azioni concrete e vincolanti. Ora devono seguire gli impegni legislativi». Ad esempio, secondo la Confederazione europea dei sindacati un modo per incentivare la contrattazione collettiva sarebbe quello di includere una clausola nella revisione della direttiva sugli appalti pubblici, così da garantire che solo i datori di lavoro che rispettano la contrattazione collettiva possano beneficiare degli appalti.
Le misure annunciate da von der Leyen «aumenteranno la speranza dei lavoratori che tempi migliori siano alle porte, ma non deve deluderli. Per questo la invito a impegnarsi per trasformare queste promesse in realtà attraverso direttive dedicate, sostenute dai finanziamenti necessari» ha dichiarato Lynch, secondo la quale esiste anche il rischio che misure sociali positive possano essere indebolite da un focus sulla deregolamentazione, «che aumenterebbe l’instabilità economica e trasformerebbe l’economia sociale di mercato dell’Ue in qualcosa di più vicino al capitalismo in stile americano, dove il vincitore prende tutto».