Euronote luglio 2024 | L’Ue verso salari minimi adeguati

La situazione europea a pochi mesi dalla scadenza prevista dalla direttiva del 2022

Adottata nell’ottobre 2022, la direttiva dell’Ue sul salario minimo dovrà essere recepita nel diritto nazionale degli Stati membri entro il prossimo mese di novembre. I salari minimi proteggono i lavoratori da salari bassi ingiustificati e garantiscono condizioni di parità per le aziende. Uno degli obiettivi principali della direttiva è definire un quadro che stabilisca livelli adeguati di salario minimo legale, adeguatezza valutata tale se i salari minimi sono equi rispetto alla distribuzione salariale nello Stato membro interessato e se garantiscono un tenore di vita dignitoso ai lavoratori con un rapporto di lavoro a tempo pieno. Il salario minimo orario non va confuso con il reddito minimo, finalizzato ad assicurare un emolumento minimo ai cittadini, compresi quelli senza lavoro, che sono in stato di difficoltà accertata, ma intende invece contrastare il lavoro povero garantendo una retribuzione proporzionata al lavoro compiuto.

Tutti gli Stati membri dell’Ue prevedono salari minimi, anche se in forme diverse. Tra i 27 Stati membri, 22 hanno un salario minimo nazionale, con un tasso (o talvolta più di uno) che fissa un salario minimo di base. Negli altri cinque Stati membri (Danimarca, Italia, Austria, Finlandia e Svezia) i salari minimi sono fissati all’interno di contratti collettivi a livello settoriale, che prevedono un’elevata copertura dei lavoratori.

Un nuovo Rapporto pubblicato dall’agenzia europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, Eurofound, fornisce un aggiornamento sugli sviluppi del salario minimo, descrive in dettaglio come sono state fissate le tariffe e quali criteri sono stati utilizzati nel loro adeguamento.

Secondo la rete di Eurofound, finora gli Stati membri si sono concentrati principalmente sulla dimensione dell’equità nella valutazione dell’adeguatezza del salario minimo. Un numero crescente di Paesi si sta infatti muovendo verso la fissazione dei salari minimi nazionali in linea con il salario medio/mediano (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Irlanda, Lituania, Spagna e Slovacchia), che fornisce un metodo di intervento più semplice e tecnico: salario minimo fissato al 60% del salario mediano o al 50% del salario medio. Tuttavia, osserva il Rapporto, andrebbe verificato se gli attuali approcci garantiscano livelli salariali minimi legali che forniscano uno standard di vita dignitoso. L’adeguatezza del salario minimo implica considerare il costo della vita, definendo panieri di beni e servizi o conducendo sondaggi tra i lavoratori a basso reddito. Come spiega Eurofound, «la dimensione di equità della valutazione dell’adeguatezza dei livelli salariali minimi è relativamente semplice, poiché potrebbe comportare semplicemente l’aumento dei salari minimi legali ad una certa percentuale dei salari, che è considerata equa. Determinare la dimensione del tenore di vita dignitoso è invece più complesso. (…) Coloro che sono coinvolti nella fissazione dei salari minimi legali negli Stati membri – governi, parti sociali e comitati di esperti – dovranno effettuare valutazioni di adeguatezza e definire gli approcci che meglio si adattano alla loro situazione particolare».

Miglioramenti in corso, ma contrattazione collettiva ancora limitata

I salari minimi nazionali, osserva Eurofound, per il 2024 sono stati sostanzialmente aumentati e, a seconda della misura utilizzata per calcolare l’inflazione, ciò ha portato a un aumento generale in termini reali nella maggior parte dei Paesi. Negli Stati membri senza salario minimo nazionale, invece, ci sono stati meno casi di aumenti reali negli ultimi cicli di contrattazione nei lavori a bassa retribuzione.

Tra i percettori di salario minimo, il 23% ha segnalato difficoltà ad arrivare a fine mese, una percentuale superiore di 10 punti percentuali rispetto agli altri lavoratori. Inoltre, il 10% dei lavoratori con salario minimo nell’Ue ha segnalato difficoltà nel mantenere le proprie case adeguatamente calde (rispetto al 6% degli altri). I tassi di inflazione sono stati il criterio considerato più frequentemente per la fissazione dei salari minimi nazionali per il 2024, utilizzato in 14 Paesi, seguito da un’ampia gamma di criteri specifici in 10 Paesi, mentre 8 Stati membri con salari minimi nazionali hanno adottato una qualche forma di valori target per le tariffe in relazione ai salari. Meno frequentemente sono state considerate altre forme di livello salariale o criteri legati allo sviluppo: l’andamento del prodotto interno lordo e della disoccupazione (6 Paesi in ciascun caso), i livelli e/o gli sviluppi della produttività del lavoro (5 Paesi) e l’occupazione (4 Paesi).

A livello di tariffe orarie minime, si possono distinguere tre gruppi di Paesi. Sono più alte nei sei vecchi Stati membri, raggiungendo quasi i 15 euro in Lussemburgo, intorno ai 13 euro in Irlanda e Paesi Bassi, sopra i 12 euro in Germania e Belgio e poco sotto i 12 euro in Francia. In Spagna e Slovenia le tariffe orarie sono intermedie, appena inferiori a 8 euro, mentre sono più basse in un gruppo di 14 Paesi che comprende principalmente i nuovi Stati membri: sopra i 5 euro ma inferiore ai 6 in Lituania, Polonia, Cipro, Portogallo, Malta e Grecia; da meno di 5 a 4 euro in Estonia, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Romania e Ungheria; inferiore a 3 euro in Bulgaria.

Ancora limitata invece la copertura della contrattazione collettiva, come denunciato anche dalla Ces: la direttiva obbliga gli Stati membri con copertura contrattuale inferiore all’80% a stabilire un piano d’azione per aumentarla, ma per ora solo otto Stati membri raggiungono questa soglia di copertura: Italia, Francia, Austria, Belgio, Finlandia, Svezia, Danimarca e Spagna. L’obbligo di promuovere la contrattazione collettiva, sostiene Eurofound, avrà probabilmente le conseguenze più profonde nell’Europa centrale e orientale, dove, con l’eccezione di Croazia e Slovenia, i contratti collettivi coprono solo un terzo della forza lavoro, o anche meno.

Tra i Paesi che non hanno sistemi di salario minimo nazionali, l’Italia presenta una copertura pressoché totale della contrattazione collettiva, al primo posto nell’Ue, ma i mancati rinnovi di vari contratti collettivi hanno causato il non adeguamento delle tariffe, così si registrano gli aumenti inferiori e i valori più bassi dei salari minimi di base nei 10 lavori a più bassa retribuzione in vigore al 1° gennaio 2024: valore medio di 1.355 euro lordi (il più alto è in Danimarca, con 3.192 euro) e valore mediano di 1.257 euro (3.250 in Danimarca).