Euronote aprile 2025 | Un libro bianco sulla difesa… economica

Con la corsa agli armamenti l’Ue tenta un rilancio economico dei propri mercati

La Commissione europea ha presentato il Libro bianco sulla difesa europea, dopo aver già ottenuto il via libera da Consiglio e Parlamento europei alla proposta ReArm Europe. Mentre il piano di riarmo, secondo le intenzioni della Commissione, mira a rafforzare le capacità di difesa paneuropee con nuovi strumenti finanziari, il Libro bianco «delinea un nuovo approccio alla difesa e individua il fabbisogno di investimenti». Secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «l’era dei dividendi della pace appartiene ormai al passato. L’architettura di sicurezza su cui ci siamo basati non può più essere data per scontata.
L’Europa è pronta a rafforzare la propria sicurezza. Dobbiamo investire nella difesa, rafforzare le nostre capacità e adottare un approccio proattivo alla sicurezza». Oltre a ribadire il sostegno militare e finanziario all’Ucraina, il Libro bianco traccia alcune linee d’azione quali la necessità di «colmare le lacune in termini di capacità», sostenere l’industria europea della difesa «attraverso la domanda aggregata e un aumento degli appalti collaborativi», rafforzare il mercato della difesa «anche semplificando la normativa», migliorare la preparazione dell’Europa «agli scenari peggiori, migliorando la mobilità militare, la costituzione di scorte e il rafforzamento delle frontiere esterne». La necessità di questo Libro bianco è spiegata nell’introduzione: «L’Europa affronta una minaccia acuta e crescente. L’unico modo in cui possiamo garantire la pace è essere pronti a scoraggiare coloro che vorrebbero farci del male.
(…) Stanno minacciando direttamente il nostro stile di vita e la nostra capacità di scegliere il nostro futuro attraverso processi democratici». Secondo la Commissione, un nuovo ordine internazionale è in via di formazione e l’Ue deve essere attiva per non subire la «competizione interstatale» che potrebbe avere conseguenze negative, «inclusa la reale prospettiva di una guerra su vasta scala». Aggiungendo che «la storia non ci perdonerà l’inazione», anziché proporsi come attore centrale nell’attività diplomatica e di mediazione per promuovere la pace (come da mandato costitutivo dell’Ue), cioè farsi promotrice di un’azione concreta per scongiurare le “conseguenze negative”, la Commissione avanza tutt’altra idea: «È giunto il momento per l’Europa di riarmarsi. Per sviluppare le capacità e la prontezza militare necessarie
a scoraggiare in modo credibile l’aggressione armata e garantire il nostro futuro, è necessario un massiccio aumento della spesa per la difesa europea». Ma, spiega l’esecutivo dell’Ue «ricostruire la difesa europea richiede, come punto di partenza, un investimento massiccio per un periodo prolungato, (…) per garantire che l’Europa abbia una posizione di difesa europea forte e sufficiente entro il 2030 al più tardi». Quindi grandi investimenti per rilanciare il mercato europeo degli armamenti, come previsto dal piano ReArm Europe.
E probabilmente, oltre alla sottovalutazione dei rischi del riarmo, è proprio l’elemento economico a essere centrale in questo piano. «Investire nella prontezza alla difesa europea non solo ci garantisce la pace di domani, ma è anche un facilitatore della nostra ambizione di competitività per la produzione europea – si legge nel Libro bianco –. Le catene del valore o le capacità produttive esistenti nei nostri settori tradizionali (automotive, acciaio, alluminio o prodotti chimici) possono trovare nuove opportunità nel riutilizzo e nella fornitura di una crescente impronta di base industriale della difesa, mentre nuovi ecosistemi e tecnologie all’avanguardia, come l’intelligenza artificiale o l’elettronica avanzata, possono alimentare applicazioni sia civili che militari».

Dati errati per giustificare il riarmo

A differenza di quanto affermato in queste settimane dai sostenitori del riarmo dell’Ue, la spesa per la difesa degli Stati membri non è affatto bassa, come ricorda lo stesso Libro bianco: «È cresciuta di oltre il 31% dal 2021, raggiungendo l’1,9% del Pil combinato dell’Ue o 326 miliardi di euro nel 2024. In particolare, gli investimenti nella difesa hanno raggiunto un importo senza precedenti di 102 miliardi di euro nel 2024, quasi raddoppiando l’importo speso nel 2021». Un riarmo già in corso, dunque, allora perché rilanciarlo? Perché, spiega la Commissione, «la spesa per la difesa europea rimane di gran lunga inferiore a quella degli Stati Uniti e, cosa ancora più preoccupante, inferiore a quella di Russia o Cina». Mentre la differenza con la spesa militare statunitense è evidente, dato che gli Usa hanno in carico il 68% delle spese della Nato e gli europei il 28%, altro si può dire rispetto a quello che è individuato come il principale nemico: la Russia. Come evidenziato da uno studio dell’Università Cattolica, il dato riportato dall’Ue, secondo cui la spesa militare russa nel 2024 è stata superiore a quella degli altri Paesi europei messi insieme, si basa su un Rapporto pubblicato dell’International Institute for Strategic Studies (Iiss), che presenta però due «seri errori». Il primo riguarda definizioni diverse di spesa militare: la più ampia Defense Expenditure” della Nato utilizzata per la spesa russa e il “Defense Budget” più ristretto usato invece per la spesa europea. Il secondo errore consiste nell’aver valutato la spesa russa in dollari internazionali (a parità di potere d’acquisto) e quella europea in dollari correnti, sottovalutando quindi la spesa europea. Ne consegue che, correggendo i due errori, la spesa militare europea (tutti i Paesi del continente tranne la Russia) nella definizione Nato risulta di 730 miliardi di dollari internazionali nel 2024, ossia il 58% più alta rispetto ai 462 miliardi spesi dalla Russia. Per i soli Paesi dell’Ue invece, escludendo soprattutto Regno Unito, Turchia e Norvegia che hanno spese ingenti, la spesa militare è stata di 547,5 miliardi di dollari internazionali, più elevata comunque di quella russa del 18,6%.
«L’ampio divario tra spesa russa ed europea nel 2024 suggerisce cautela nel concludere che sia necessario un forte aumento della spesa militare in Europa» osserva lo studio dell’Università Cattolica, segnalando piuttosto come vada «risolto urgentemente il problema dell’inadeguato coordinamento tra le forze armate dei 27 Paesi membri dell’Ue».
Il riarmo, sostiene invece il neonato movimento europeo stoprearm, «renderà la guerra più probabile e il futuro meno sicuro per tutti. Non abbiamo bisogno di più armi; non abbiamo bisogno di prepararci ad altre guerre. Abbiamo bisogno di una sicurezza reale, sociale, ecologica e comune».