Milano, 30.11.2017
«L’economia della zona euro sta crescendo al ritmo più rapido degli ultimi dieci anni e il disavanzo medio dovrebbe scendere al di sotto dell’1% del Pil il prossimo anno, mentre nel 2010 era superiore al 6%. Eppure diversi Stati membri continuano a sostenere livelli elevati di debito pubblico, il che limita la loro capacità di investire per il futuro. Questi Paesi dovrebbero sfruttare la congiuntura favorevole per consolidare le finanze pubbliche, mentre quelli che dispongono di un margine di manovra di bilancio dovrebbero utilizzarlo per sostenere gli investimenti a beneficio dei loro cittadini». Così il commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, ha introdotto il 22 novembre scorso il cosiddetto “pacchetto d’autunno”, contenente «misure per una crescita sostenibile e inclusiva». Con esso la Commissione europea ha definito le priorità economiche e sociali per il prossimo anno, formulando raccomandazioni sulla politica economica della zona euro e valutando i documenti programmatici di bilancio degli Stati membri.
Il coordinamento delle politiche economiche, sociali e di bilancio del semestre europeo 2018 inizia in «un contesto caratterizzato da un’attività economica vigorosa nella zona euro e nell’Ue, livelli di occupazione eccezionalmente elevati e tassi di disoccupazione in calo verso i livelli pre-crisi» osserva la Commissione, indicando la priorità nel far sì che la crescita perduri ma che apporti benefici a tutti i cittadini, anche sostenendo «la crescita dei salari reali». Obiettivo di questo semestre europeo, presentato pochi giorni dopo la proclamazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, è di favorire «una rinnovata convergenza che conduca a migliorare le condizioni di vita e di lavoro tra gli Stati membri e all’interno degli stessi» ha dichiarato la commissaria per l’Occupazione e gli affari sociali, Marianne Thyssen.
Economia in crescita, ma resta basso l’aumento salariale
Secondo le previsioni d’autunno della Commissione europea l’economia della zona euro dovrebbe crescere quest’anno ad un ritmo mai registrato nell’ultimo decennio, con una previsione di espansione del Pil reale del 2,2%, dato superiore alle previsioni di primavera del’1,7% anche per l’intera Ue, con una crescita del 2,3% rispetto all’1,9% previsto in primavera. Secondo la Commissione la crescita continuerà sia nella zona euro sia nell’Ue, con valori del 2,1% nel 2018 e dell’1,9% nel 2019. I risultati positivi, spiega la Commissione, sono sostenuti dalla tenuta dei consumi privati, da una robusta crescita a livello mondiale e dal calo dei tassi di disoccupazione: «Le economie di tutti gli Stati membri sono in espansione e i rispettivi mercati del lavoro sono in fase di miglioramento, anche se l’aumento dei salari resta contenuto». Gli orientamenti indicati dalla Commissione sottolineano la necessità di cercare un «giusto equilibrio tra il sostegno all’espansione economica e gli sforzi volti a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, in particolare riducendo gli elevati livelli di debito». Preoccupa il «persistere dell’elevato livello di debito pubblico» in Italia, per questo in una lettera inviata alle autorità italiane la Commissione ha comunicato che nella primavera del 2018 procederà a una nuova valutazione.
Relazione sull’occupazione collegata al Pilastro dei diritti sociali
In materia di occupazione, la Commissione rileva che la creazione di posti di lavoro è stata costante, con circa 8 milioni in tre anni, e che «le condizioni del mercato del lavoro dovrebbero beneficiare dell’espansione indotta dalla domanda interna, della crescita moderata dei salari e delle riforme strutturali attuate in alcuni Stati membri». Il tasso di disoccupazione nella zona euro dovrebbe attestarsi per il 2017 al 9,1%, raggiungendo il livello più basso dal 2009. Disoccupazione che secondo le previsioni dovrebbe calare ulteriormente all’8,5% nel 2018 e al 7,9% nel 2019. Nell’Ue il tasso di disoccupazione è stimato al 7,8% quest’anno, al 7,3% nel 2018 e al 7% nel 2019. «La creazione di posti di lavoro potrebbe rallentare a causa della sospensione degli incentivi fiscali temporanei in alcuni Paesi e dell’emergere di carenze di personale qualificato in altri» osserva però la Commissione.
Inoltre, l’aumento delle retribuzioni non rispecchia la ripresa del mercato del lavoro e in vari Stati membri il reddito rimane al di sotto dei livelli pre-crisi, sostiene la Commissione che nella Relazione comune sull’occupazione illustra le priorità in linea con i principi del Pilastro europeo dei diritti sociali, con l’obiettivo di «migliorare la competitività dell’Europa e renderla un posto migliore in cui investire, creare occupazione di qualità e promuovere la coesione sociale». Il progetto di Relazione, infatti, per la prima volta mette in pratica il quadro di valutazione della situazione sociale, uno degli strumenti adottati per realizzare il Pilastro europeo dei diritti sociali.
Ces: servono investimenti e aumenti salariali
La Confederazione europea dei sindacati (Ces) chiede da tempo un “semestre economico e sociale”, per questo si è detta «incoraggiata» dal fatto che la Commissione abbia annunciato che utilizzerà le raccomandazioni di politica economica per mettere in pratica il nuovo Pilastro europeo dei diritti sociali. Come dichiarato dalla vicesegretaria generale Katja Lehto Komuleinen, «la Ces apprezza che la Commissione chieda aumenti salariali e riforme che aumentano la crescita dei salari reali, ma non crede che dovrebbero essere limitati ai Paesi con bilanci in eccedenza. I salari sono il motore della crescita inclusiva». Inoltre, ha aggiunto la rappresentante dei sindacati europei, «la Commissione ha ragione nel ritenere che non vi sia abbastanza convergenza delle condizioni di vita e di lavoro in tutta Europa. Per questo sono necessari investimenti, compresi gli investimenti pubblici, in ogni Paese dell’Ue e deve essere affrontato il divario salariale est-ovest con aumenti salariali in tutta l’Unione per una convergenza salariale verso l’alto» Secondo l’esponente della Ces sarebbero poi «molto utili» da parte della Commissione raccomandazioni di politica economica per rafforzare la contrattazione collettiva.