Euronote novembre 2025 | Evitare un «fallimento morale» sulla crisi climatica

L’Onu chiede un «cambiamento radicale» alle parti riunite nella COP30 di Belém

Mentre prende il via a Belém, in Brasile, la 30esima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP30, dal 10 al 21 novembre), il principale forum mondiale per affrontare la crisi climatica, l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha reso noti alcuni dati poco rassicuranti per il futuro del pianeta. Le emissioni di gas serra hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 800.000 anni; il periodo 2015-2025 sarà il più caldo da quando sono iniziate le rilevazioni, 176 anni fa; nei primi nove mesi di quest’anno la temperatura media della Terra è stata di circa 1,42°C superiore ai livelli preindustriali, così il 2025 sarà il secondo o terzo anno più caldo mai registrato; le temperature degli oceani hanno raggiunto livelli record, il che sta infliggendo danni duraturi agli ecosistemi marini e alle economie; per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, le emissioni globali devono ridursi del 60% entro il 2030, ma gli attuali contributi nazionali (Ndc) porterebbero a una riduzione solo del 10%.

«La serie senza precedenti di temperature elevate, unita all’aumento record dei livelli di gas serra registrato lo scorso anno, rende chiaro che sarà impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C nei prossimi anni, come prescritto dall’Accordo di Parigi del 2015, senza superare temporaneamente questo obiettivo» ha osservato il Wmo. Ma «ogni frazione di grado significa più fame, sfollamenti e perdite, soprattutto per i meno responsabili. Potrebbe spingere gli ecosistemi oltre un punto di non ritorno irreversibile, esporre miliardi di persone a condizioni invivibili e amplificare le minacce alla pace e alla sicurezza» ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, António Guterres, definendo l’incapacità di contenere il riscaldamento globale «un fallimento morale e una negligenza mortale», evitabile solo con un «cambiamento radicale di paradigma per limitare l’entità e la durata di questo superamento».

L’impegno dell’Ue per la COP30 

Alla COP30 di Belém l’Ue intende riaffermare il suo impegno nell’azione per il clima, contribuendo a «una transizione globale pulita, equa e resiliente». Una transizione che, secondo l’Ue, dovrebbe «fornire energia pulita a prezzi accessibili, creare opportunità commerciali, stimolare la crescita, migliorare la competitività industriale e non lasciare indietro nessuno». In occasione della COP30, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «sottolineiamo il nostro forte impegno a favore dell’accordo di Parigi. La transizione pulita globale è in corso e irreversibile. È nostra priorità garantire che sia giusta, inclusiva ed equa. Ascolteremo i nostri partner globali e discuteremo le questioni chiave. Per mantenere il nostro obiettivo comune, dobbiamo riconoscere le diverse realtà nazionali e lavorare insieme per conseguire risultati». L’Ue chiede infatti una risposta collettiva a favore degli obiettivi climatici, accelerando la transizione verso l’energia pulita, riducendo al minimo l’entità e la durata di un eventuale superamento degli 1,5°C e la piena attuazione degli impegni delle precedenti COP, come il primo bilancio globale (Gst) nell’ambito dell’accordo di Parigi e gli impegni globali di triplicare la capacità installata di energie rinnovabili e raddoppiare il tasso globale di miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030. Va ricordato che nel corso della COP21 di Parigi, dieci anni fa, 194 Paesi concordarono di mantenere il cambiamento medio della temperatura globale al di sotto dei 2°C e il più vicino possibile a 1,5°C entro la fine del secolo, accettando di presentare obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni. Nel quadro degli Accordi di Parigi, l’Ue ha ridotto le sue emissioni di gas serra del 37% dal 1990, mentre la sua economia è cresciuta di quasi il 70%, rappresentando solo il 6% delle emissioni globali. Questi progressi mantengono l’Europa nella direzione di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 e conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

Riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040

In vista della COP30, il Consiglio dell’Ue ha proposto di modificare la legge europea sul clima (Ecl), introducendo un obiettivo climatico vincolante per il 2040, che prevede una riduzione del 90% delle emissioni nette di gas serra (Ghg) rispetto ai livelli del 1990. Una decisione importante, che sarà negoziata con l’Europarlamento, al fine di raggiungere l’obiettivo a lungo termine dell’Ue della neutralità climatica entro il 2050. Il Consiglio ha mantenuto la riduzione del 90% delle emissioni proposta dalla Commissione, apportando però alcune modifiche dettate dalle preoccupazioni sulla competitività dell’Ue e dall’incertezza legata agli assorbimenti naturali e le diverse situazioni degli Stati membri. Sono state chiarite alcune opzioni di flessibilità, tra cui la possibilità di utilizzare crediti di carbonio internazionali di alta qualità per fornire «un contributo adeguato» all’obiettivo del 2040, quantificato fino al 5% delle emissioni nette dell’Ue a partire dal 2036, incluso un periodo pilota per il periodo 2031-2035. Poi è previsto un ruolo per gli assorbimenti permanenti di carbonio a livello nazionale nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (Ets), per compensare le emissioni residue difficili da ridurre, oltre a una maggiore flessibilità all’interno e tra i settori «per sostenere il raggiungimento degli obiettivi in modo semplice ed economicamente vantaggioso». Il Consiglio ha posto attenzione al «rafforzamento della competitività dell’economia e dell’industria dell’Ue», nonché alla «semplificazione e alla riduzione degli oneri amministrativi». Deciso anche il rinvio di un anno, dal 2027 al 2028, dell’entrata in vigore del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue per l’edilizia e il trasporto stradale (Ets2).

«I ministri dell’Ambiente dell’Ue hanno concordato una riduzione delle emissioni del 90% rispetto al 1990, ma la cifra reale sarà meno dell’85%» sostiene motivando la sua posizione critica il Wwf, secondo cui «l’Ue dovrebbe dare l’esempio, non sfruttare le scappatoie». In vista del voto del Parlamento europeo sulla strategia dell’Ue, previsto alla fine di novembre, il Wwf esorta quindi i membri dell’Europarlamento a «sostenere un obiettivo per il 2040 realmente ambizioso: colmare le lacune esistenti ed escludere le scappatoie e le compensazioni internazionali per garantire una reale riduzione delle emissioni all’interno dell’Ue».