«Torno a casa con delle immagini di una forza incredibile» Così Fabio Nava – Segretario Generale della CISL Lombardia – ha aperto il suo intervento al convegno sulla partecipazione organizzato dalla CISL Asse del Po venerdì 26 settembre 2025, citando tre immagini simbolo: partecipazione come speranza, come responsabilità e come risposta dei giovani. «Basterebbero da sole – ha detto – per raccontare tutto e per indicare la strada. Questo Paese ha davvero bisogno di ampio respiro».
Nava ha ripercorso il cammino che ha portato alla Legge sulla partecipazione: «due Congressi fa decidemmo di dare seguito all’articolo 46 della Costituzione. Abbiamo raccolto quasi 400.000 firme, non online ma andando tra le persone, nelle piazze e nelle aziende. Non era facile: bisognava spiegare articoli complicati, concetti tecnici. È stato un atto rivoluzionario, e dobbiamo esserne orgogliosi. Anche perché questa legge ha già una dotazione economica: un segnale concreto che il Paese ha creduto nella nostra proposta».
Ha scelto di affrontare anche il tema delicato della guerra a Gaza: «ho passato giorni a rispondere a messaggi e telefonate. Ci sono sensibilità profonde in gioco. La CISL ha scelto una via chiara: una raccolta fondi tramite la Croce Rossa Internazionale. È un modo pacifico, sicuro, degno. Non tocca la sensibilità di nessuno ma permette di dare un aiuto concreto. Questo è il nostro metodo».
Poi il cuore del messaggio: «la partecipazione non è uno slogan, è un metodo. Autorevoli centri ricerche e di statistiche ci dicono che dove c’è partecipazione la produttività cresce anche del 20%, migliora il clima aziendale, cala il turnover, fa diminuire assenze e certificati di malattia. E allora hanno ragione i giovani quando chiedono di essere ascoltati, di sedersi a un tavolo, di poter dire la loro. È questo il senso vero della partecipazione: costruire insieme quel che serve per un obiettivo comune».
Non sono mancati passaggi forti anche sull’unità sindacale e sul rischio di derive nel sindacato: «dipende da cosa si intende per unità. Se significa sindacato unico, non penso che sia la priorità. In Lombardia però abbiamo una storia di accordi unitari: quando si tratta di lavoratori e cittadini, ci troviamo. Ma attenzione: l’abuso dello strumento dello sciopero rischia di distruggere l’immagine del sindacato. I cittadini non distinguono tra sigle: chiedono rispetto quando protestano ma anche il diritto di non condividere , di non essere bloccati e di poter vivere la loro normale giornata, scuola o lavoro che sia».
Lo sguardo finale è andato al futuro: «abbiamo vissuto pandemia, guerre, un mondo che cambia ogni tre giorni. L’incertezza è la vera paura. La partecipazione può dare stabilità, ricostruire fiducia, restituire futuro. Allora troviamo la voglia di fare, l’entusiasmo autentico che ho visto oggi nei vostri occhi. La partecipazione è la chiave: ridare respiro all’Italia è la nostra prima missione. E noi ci siamo!»





