Fabio Nava alla “Giornata dell’Economia” del PD Lombardia: “Il lavoro è la vera infrastruttura del futuro. Serve un patto tra istituzioni, imprese e sindacato”

C’è un grande bisogno di parlarci, di confrontarci e di ascoltarci”. Con queste parole Fabio Nava, Segretario Generale della CISL Lombardia, ha aperto il suo intervento alla “Giornata dell’Economia” organizzata dal PD Lombardia oggi, lunedì 7 luglio 2025 a Monza, lanciando un appello alla costruzione di un dialogo reale tra politica, parti sociali e cittadini

Le sfide strutturali: demografia, competenze, mercato

Nel suo intervento, il Segretario ha evidenziato le difficoltà strutturali che attraversano oggi il sistema produttivo italiano. “I dati demografici ci dicono chiaramente che ci sono sempre meno lavoratori disponibili, mentre le imprese faticano a trovare personale qualificato”, ha spiegato. Una dinamica aggravata dal costo della vita, in particolare nelle aree metropolitane, come ad esempio Milano: “praticamente nessuna azienda importante afferma di non avere problemi a trovare personale e tra le cause principali viene indicato proprio l’alto costo della vita, in particolar modo della casa”. Ma, secondo Nava, il nodo non è solamente economico, ma anche sistemico, perché “le imprese devono confrontarsi con sfide globali come quelle nel campo energetico, i dazi e la competitività. Dunque, il lavoro comune tra politica, istituzioni, parti sociali e imprenditori diventa imprescindibile

Il caso STMicroelectronics: una vertenza che interpella anche lo Stato

Uno dei passaggi centrali dell’intervento è stato dedicato alla vertenza STMicroelectronics, che il Segretario ha definito “una delle più delicate degli ultimi anni”.

Non stiamo parlando di un’azienda in difficoltà, da riconvertire. STMicroelectronics è un’azienda competitiva, che opera nella tecnologia, nei semiconduttori, che ha personale qualificato e possibilità di grande produttività”, ha precisato. “Ed è proprio per questo che la riorganizzazione annunciata, che prevede, tra le altre cose, più di 1000 esuberi nel solo sito di Agrate – ed è sempre bene precisare che non si tratta semplicemente di numeri, ma stiamo parlando di volti, persone e famiglie – delocalizzazioni di produzioni e competenze verso altri Paesi, appare incomprensibile e inaccettabile”, ha aggiunto, sottolineando il paradosso di una crisi occupazionale in un’azienda che è partecipata dallo Stato: “le competenze ci sono, la struttura potrebbe reggere sul mercato, ma per il sito c’è una totale insufficienza di investimenti. Per questo motivo, il 15 luglio ci sarà un nuovo sciopero con presidio davanti alla prefettura di Monza, che auspichiamo possa portare ad una revisione del piano industriale nell’incontro previsto al MIMIT il prossimo 28 luglio. Non possiamo permettere che un ecosistema produttivo come quello di Agrate venga distrutto senza prima aver esplorato fino in fondo tutte le alternative possibili”.

La proposta sindacale: cinque punti per tutelare lavoro e innovazione

Nava ha poi illustrato la proposta di una piattaforma articolata in 5 punti, che punta a coniugare tutela dell’occupazione, riconversione industriale e visione strategica:

1. Vincolare i fondi pubblici alla salvaguardia dell’occupazione: “non possiamo accettare che risorse statali vengano impiegate senza alcun vincolo in temi di posti di lavoro”;

2. Costruire un nuovo patto per Agrate: “serve un congelamento degli esuberi ed un piano di formazione e di riqualificazione interna. Le persone vanno accompagnate verso nuove mansioni, non tagliate fuori”;

3. Istituire un tavolo permanente presso il MIMIT, “per monitorare costantemente la situazione, coinvolgendo tutte le parti, dal MIMIT al MEF, a Regione Lombardia, ai sindacati e alla proprietà aziendale”;

4. Integrare Agrate in un hub tecnologico regionale: “potremmo pensare di inserire il sito di Agrate in un collegamento strategico con altri poli d’innovazione come Mind (ex area Expo), questo rappresenterebbe un valore aggiunto per tutta la Lombardia”;

5. Investire sulle persone: “chiediamo che venga ascoltata la voce dei lavoratori, che hanno idee, competenze, esperienza, in un’ottica di partecipazione, perché forse è da lì che potrebbe ripartire il rilancio dell’azienda”

Infine, Nava ha lanciato un messaggio chiaro: “non è più sufficiente limitarsi a esprimere le proprie posizioni. Occorre che ognuno – politica, istituzioni, imprese e sindacati – lasci qualcosa sul tavolo. La sfida non è solo industriale, ma culturale e sociale. Se riusciremo a scrivere insieme un nuovo patto per il lavoro, potremo cambiare anche ciò che oggi appare immutabile”, ha concluso