Milano, 28.6.2018
Laurent Cantet è un autore che si è sempre occupato di problemi sociali e dei problemi del lavoro (basti pensare a film come Risorse umane o A tempo pieno). Il mondo giovanile è poi entrato nei suoi interessi occupandosi di scuola (La classe) e di gang femminili (Ragazze cattive). Ora, partendo dalla esperienza di un suo collaboratore durante un workshop di scrittura, racconta la percezione dei giovani nei confronti del vissuto sociale e la storia di una città legata alla cantieristica navale che ha vissuto la crisi da riconversione con conseguente perdita di occupazione. A simboleggiare questo atteggiamento racconta la vicenda di Antoine che, partecipando ad un corso di scrittura collettivo per la stesura di un romanzo, dimostra il suo disinteresse per le vicende del passato per assumere atteggiamenti razzisti. Il tutto è raccontato nel film L’atelier, da qualche settimana sui nostri schermi, che può indurci a molte riflessioni sulla nostra attualità che vede una sempre crescente ignoranza nei confronti della nostra storia sociale ed una conseguente debolezza identitaria non solo nei giovani raccontati da Cantet, Un film importante anche se molto parlato come spesso nei film dell’autore. Fa quindi specie l’apertura dello stesso attraverso un videogioco di azione quasi a rammentare come questo è un mondo dove è necessario agire per contrastare il razzismo quotidiano, dal momento che di parole se ne usano troppe.