Il capitale umano

Milano, 6.2.2014
 
Dalla Toscana e dal centro Italia al Varesotto ed alla Brianza. Questo è l’itinerario di Virzì nel descrivere il Belpaese. Ed ora che è arrivato al Nord ne scopre la nera anima. Anzitutto l’anima culturale dove si ristruttura il teatro per far colpo nell’immaginario e si cera di dare spazio ai “cori della Valcuvia” accanto ai capolavori lirici in nome del localismo esasperato. Poi l’anima egoistica ed avida che fa la fortuna degli speculatori finanziari. Ma anche quella della ricchezza facile, della irresponsabilità sociale, dello sfruttamento dove soprattutto una vittima di un incidente mortale conta solo come capitale umano secondo le formule assicurative e non come persona. E’ proprio l’incidente in questione che fa da sfondo al film dando la stura ad una serie di indagini sui personaggi coinvolti. Tratto da un thriller di Stephen Amidon che Paolo Virzì trasferisce dall’America al nord Italia Il capitale umano diventa una sorta di fotografia del malcostume di una certa società dove tutti, figli e genitori, sono coinvolti. Il film poi si avvale di ottimi interpreti a partire da Valeria Bruni Tedeschi e Fabrizio Bentivoglio che danno vita ad una vicenda dove la commedia diventava improponibile anche per un detentore dei suoi segreti come lo è il regista toscano. Il nuovo tassello usato per descrivere gli italiani ora diventa l’amarezza tragica.