Jackie

Milano, 27.2.2017
In 10 anni, con 5 film tutti ispirati a vicende storiche, Pablo Larrain si è candidato ad essere l’icona del cinema cileno. Già qui avevamo ricordato la sue ultima fatica (Neruda) ma nel giro di 2 anni ha girato 3 pellicole tutte degne di essere ricordate. Oltre al citato Neruda ha consegnato Il Club (sul tema della pedofilia) e questo Jackie , analisi di un mito “politico” ma anche di una sofferenza per la perdita di un marito che, per quanto irrequieto, essa amava in modo fiabesco. Ed è proprio alla fiaba (quella di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda) che si ispira per raccontare quel breve periodo della presidenza Kennedy, bella parentesi in una vita funestata dalla perdita di due figli e successivamente del marito. Il film prende spunto da una intervista rilasciata da Jackie al redattore politico di “Life” a cinque giorni dalla morte di John per raccontare le sua versione dei fatti. Quella di una trasformazione della Casa Bianca come casa di tutti gli americani, del gusto per la moda e degli oggetti raffinati della “first lady” ma anche della scelta di rendere omaggio al marito attraverso un funerale che facesse il paio con quello di un altro mitico presidente americano assassinato: Abramo Lincoln. Il regista lavora sulla figura di Jackie attraverso una attrice israeliana come Natalie Portman, candidata per la terza volta all’oscar e si avvale di una sceneggiatura e dei costumi che hanno già fatto vincere premi ai festival di Venezia e Toronto.