La grande scommessa

Milano, 15.1.2016
 
Come riuscire a parlare della crisi economica in una commedia che oscilla verso il dramma rivolta a chi di economia ne sa poco è stata la sfida di Adam  McKay pienamente vinta. Pur avendo alle spalle una decina di film e molta televisione si tratta di un regista poco conosciuto da noi ma con La grande scommessa potrà rifarsi visto che, per la prima volta, si candida all’Oscar per la miglior regia. La vicenda parte una decina di anni fa quando ancora la crisi del mercato immobiliare americano sembrava impossibile salvo poi precipitare un paio d’anni dopo. Però vi erano protagonisti che sapevano già vedere le instabilità del sistema e scommettevano contro lo stesso sottoposti alla derisione della maggioranza. Si tratta, come si evince da questo incipit, di un film che parla di “bolle” finanziarie ma anche di quelle persone che, fuori dal sistema, sapevano vedere ciò che  il mercato non percepiva. Eccoci allora a seguire una coppia di ragazzi, un medico od un finanziere alle prese con una materia ostica ai più ma rappresentati con una vivacità ed un movimento che lascia stupiti gli spettatori. Film che non si esime dall’uso comico delle battute di personaggi piuttosto eccentrici ma che colpisce nel segno anche grazie a delle belle interpretazioni ed ad alcune riflessioni di fondo che ci mettono di fronte ad un gioco, quello finanziario, che purtroppo mette a rischio la vita ed il lavoro di milioni di persone. E’ quanto ci ricorda Brad Pitt che ha voluto fortemente questo film-commedia-drammatica.