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Mac

Milano, 6.2.2014
 
Regia John  Turturro Soggetto e Sceneggiatura John  Turturro, Brandon  Cole  Fotografia Ron  Fortunato  Musiche  Vin  Tese Richard  Termini  Montaggio Michael  Berenbaum Scenografia  Robin  Standefer Interpreti: John Turturro (Mac Vitelli) Michael Badalucco (Vico Vitelli)  Carl  Capotorto (Bruno Vitelli)  John  Amos (Nat ) Steven  Randazzo (Gus) Dennis Farina (Signor Stunder)  Ellen  Barkin (Oona)  Nicholas  Turturro (Tony Gloves)  Katherine Borowitz (Alice Vitelli) Produzione: Nancy Tenenbaum e Brenda Goodman per World Films Durata 109’ film vincitore della camera d’or come migliore opera prima a Cannes (1992).
 
 
Ambientata negli anni ’50, nel quartiere Queens di New York, la storia di una famiglia di origine italiana e di tre fratelli: uno per tutti, tutti per uno. La loro vita di operai, per di più immigrati, è durissima: ma alla morte del padre, spronati da Mac, il maggiore, che identifica la libertà con il costruire qualcosa di proprio, i tre fratelli si ribellano al capo cantiere polacco che specula su materiali di scarto e pensa solo al guadagno. Rischiando tutti i loro averi, riescono a comprare un lotto e a mettersi in proprio, per forgiarsi un futuro che li affranchi da miserie e umiliazioni. Costretti a scelte difficili che riguardano un patrimonio ereditario di valori e tradizioni, tengono duro perché sono uniti. Ma con il passare del tempo, il patto non regge alle prove della vita, delle rivalità, delle insofferenze. E la separazione, per Mac sinonimo di tradimento, è inevitabile. Lui che ha sacrificato tutto alla “bellezza del fare”, che ha messo forza fisica e slancio vitale al servizio di un sogno, è condannato alla solitudine e al fallimento della buona fede.
 
Interessante opera prima che mostra la vita ed il lavoro dei nostri emigranti negli Stati Uniti. Un film che fa percepire il sudore ed i calli sulle mani ma soprattutto le umiliazioni sopportate per poter inseguire il “sogno americano”
 
LA CRITICA
 
Commedia agrodolce sugli italiani d’America, Mac è un tenero e nello stesso tempo amaro viaggio nella Little Italy degli anni 50. (Enzo Natta, Famiglia cristiana) 
 
Il film è molto elementare, terroso, fatto di strumenti e di materia: calce viva, malta, chiodi e martelli, ma anche gli spessi colori ad olio con cui pasticcia il fratello piccolo, pittore dilettante (a segnalare un’evidente continuità estetica tra artigianato ed arte). (Paolo Cristalli, Il resto del Carlino)
 
Fondato sulla fisicità del lavoro manuale, è un altro film sul “sogno americano”, sulla divisione della società in classi, sull’altra faccia della concezione familiare della vita che regge la comunità italiana. Un po’ didattico, qua e là greve, ma senza concessioni alla nostalgia né al sentimentalismo, ha un’onestà di fondo e un assillo di autenticità. Con la sua opera prima, omaggio al padre carpentiere e a tutta una generazione di emigranti italiani, polacchi, europei, Turturro vinse a Cannes la Caméra (M. Morandini)
 
Il volto di John Turturro ci è stato reso familiare soprattutto dai film di Spike Lee e dei fratelli Coen. Stando dietro la cinepresa l’attore italoamericano dimostra di essere un cineasta completo e intelligente. Il suo affresco italoamericano ha a tratti il sapore dei racconti ascoltati. (FilmTv)
 

 

L’esordio registico di John Turturro è un buon film dedicato alla memoria di suo padre, raffigurato nel protagonista Mac. L’ambiente italoamericano è particolarmente congeniale a Turturro regista, il quale rifugge però alle rievocazioni epiche delle saghe mafiose alla Coppola e alla Scorsese e realizza piuttosto un affettuoso omaggio a una generazione di italoamericani che hanno contribuito, insieme agli amati e odiati irlandesi e polacchi, a costruire l’America, anche versando il proprio sangue sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale (proprio contro l’Italia fascista) o sulle impalcature da muratori. Ovviamente il film è più sentito che riuscito e non raggiunge l’armonico risultato che è riuscito, abbastanza miracolosamente, al De Niro di “Bronx”, in equilibrio tra l’ispirazione di Turturro e quella dei maestri italoamericani sopra citati. Però “Mac” è un’opera importante, che ricorda la scrittura di un altro grande italoamericano che parla della stessa umanità umile e dignitosa, John Fante. (Sasso 67 su FilmTv)
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