Philomena

Milano, 13.1.2014
 

Un regista eclettico come Stephen Frears (ricordiamo piacevolmente le sue opere che passano da My Beautiful Laundrette ad Eroe per caso per approdare al cinema sociale con The Snapper o Piccoli affari sporchi fino alla vicenda della casa regnante inglese con The Queen) si trova ora alle prese con un’altra storia vera che ha a che fare con l’intolleranza. Siamo nella cattolicissima Irlanda in un convento di suore negli anni 50 quando a Philomena, rimasta incinta ed abbandonata dalla famiglia, viene tolto il bambino e “rivenduto” ad una coppia di americani. Il film segue le vicende della madre che, con l’aiuto di un giornalista ateo e diffidente, cerca di ritrovare questo figlio perduto scoprendo così altre intolleranze (questa volta verso gli omosessuali). Un film molto bello che parla di fede ancora viva nonostante il trattamento subito dalle suore perché la nostra eroina sa distinguere tra Dio e la malvagità degli uomini. Un film che Papa Francesco apprezzerebbe perché coerente con quanto sta facendo e perché il regista inglese sa mettere al centro della narrazione le persone e non le ideologie od i pregiudizi. Philomena è senz’altro uno dei migliori film di Frears, anche grazie a due interpreti eccezionali (Judi Dench e Steve Coogan), ed uno dei più belli della stagione. Peccato che il botteghino lo abbia premiato meno di quanto meritasse.