Snowpiercer

Milano, 12.3.2014
 

 

Bong Joon-Ho è un regista sudcoreano capace di creare film di grande successo senza rinunciare ad un’alta qualità artistica. Nel 2006 aveva presentato a Cannes The Host, un film su un mostro marino nato dallo smaltimento di agenti inquinanti, con ottimi risultati al botteghino ed ora ritorna sui temi ecologici immaginando un futuro glaciale per la terra con gli ultimi sopravvissuti stipati su un treno che corre attorno al globo. Come da manuale il treno è strutturato sulla base della scala sociale: alla guida nei primi vagoni i privilegiati, negli ultimi gli sfruttati i quali però stanno preparando la rivolta. Snowpiercer è un film d’avventura fantascientifica quindi, ma anche una riflessione sul futuro dell’umanità messa in immagini da un regista che poco ha a spartire con la cultura occidentale. Nella tragedia infatti la trama non rinuncia a momenti ironici ed anche nella scelta degli interpreti si è optato per una specie di misto razziale affiancando a caratteristi coreani gli inglesi Tilda Swinton e John Hurt o l’americano Chris Evans. Un film, questo, che come il citato The Host resterà negli annali del cinema sia per la confezione veramente sontuosa che per la capacità di avvincere lo spettatore.